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Putin richiama i riservisti. La guerra si allunga
NEWS 22 Settembre 2022    di Giuliano Guzzo

Putin richiama i riservisti. La guerra si allunga

«L’obbiettivo dell’Occidente è distruggerci. Useremo ogni mezzo per proteggerci. Non sto bluffando». Sono parole chiare e molto pesanti, quelle pronunciate ieri, nel tanto atteso discorso preregistrato alla nazione, dal presidente Vladimir Putin. Che, non senza un ulteriore richiamo alle armi nucleari, ha annunciato il richiamo di 300.000 riservisti specializzati e con esperienza militare che però, prima di essere inviati al fronte, dovranno seguire un ulteriore aggiornamento del loro addestramento. Ora, per quanto non estrema come quella della mobilitazione generale, è indubbio come quella annunciata sia una misura indubbiamente grave.

Nell’ottica del Presidente della Federazione russa, una simile svolta prende le mosse dalla linea di Kiev che, messa ai margini o abbandonata ogni prospettiva per risolvere il conflitto nel Donbass in via pacifica, ha manifestato l’intenzione di ottenere delle armi nucleari. La lettura invece offerta da altri osservatori risulta di tenore opposto, ed è quella di un Putin che – messo alle strette delle sconfitte e dalla ritirata sul campo delle scorse settimane – sarebbe incapace di riconoscere la riscossa ucraina in corso. Non va però dimenticato come ci siano anche nazionalisti russi che, invece, avrebbero voluto addirittura una mobilitazione generale dell’esercito (composto da 2 milioni di unità) e una formale dichiarazione di guerra.

Ora, provando a far convergere tutte queste interpretazioni dei fatti – nell’ipotesi verosimile che ciascuna di essa contenga degli elementi di verità -, ciò che ne deriva è che quello di Putin, se non una mossa obbligata, è stato comunque un discorso in larga parte prevedibile. E la conseguenza più diretta – desumile anche dal tempo necessario per fornire un nuovo addestramento ai 300.000 riservisti richiamati – è che la guerra in corso è destinata ad allungarsi; non è dunque chiaro quanto le sanzioni inflitte a Mosca stiano fiaccando la forza russa, economicamente magari anche in modo significativo, ma una cosa dopo ormai molti mesi è innegabile: non hanno affatto portato ad una conclusione delle ostilità che, anzi, si stanno inasprendo.

Perfino gli Stati Uniti hanno dovuto, rispetto a questo, riconoscere come le parole di Putin vadano prese seriamente. «Dobbiamo sempre prendere sul serio questo tipo di retorica», ha dichiarato al riguardo il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, aggiungendo che «è irresponsabile per una potenza nucleare parlare in questo modo. Ma non è una cosa insolita per come ha parlato e lo prendiamo sul serio». Le parole del leader russo non sono prese sul serio solamente Washington, anzi. Anche la gente comune, pur non direttamente colpita dal conflitto, continua a manifestare contrarietà al conflitto in corso.

Significativo, al riguardo, un nuovo sondaggio di SWG che ha registrato come la netta maggioranza degli italiani (59%) sia favorevole non solo al cessate al fuoco, ma anche alla ripresa di negoziati espressamente finalizzati all’individuare quali territori dell’Ucraina debbano passare o restare sotto il controllo della Russia. Se ne ricava come del perdurare e – dopo ieri – anche dell’allungarsi di quello che al Cremlino per il momento ancora chiamano «operazione militare speciale» sia sempre più diffuso un senso di stanchezza e di preoccupazione. Che altro non fa che suffragare le parole e gli appelli di Papa Francesco che, a più riprese, purtroppo non ascoltato da tutti gli attori e protagonisti dello scacchiere internazionale, ha ricordato che «la guerra è una pazzia». (Foto: YouTube)

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