di Andrea Tornielli
In previsione della nuova ostensione della Sindone, che vedrà tra i pellegrini in visita anche Papa Francesco, si riaccendono i riflettori su quella che viene considerata una delle più importanti icone o reliquie della Passione di Gesù. Mentre rimane avvolta nell'oscurità la storia del telo e mancano testimonianze sicure che ne attestino l'esistenza prima del periodo medioevale, rimane tutt'oggi inspiegabile la formazione dell'immagine: nessuno finora è riuscito a riprodurla in modo soddisfacente. Come spiega a Vatican Insider il professor Nello Balossino, docente dell'Università di Torino ed esperto di elaborazione dell'immagine, la Sindone contiene in sé «informazioni tridimensionali».
Si ripete spesso che l'immagine sindonica si comporta come un negativo fotografico. È vero?
« Dal punto di vista della formazione, un’immagine è il frutto dell’interazione dell’energia luminosa, proveniente da una scena, con il sistema di acquisizione. È però solo registrata l’intensità luminosa e non la fase in cui è codificata la profondità: un negativo fotografico non possiede pertanto l’informazione tridimensionale. L’immagine della Sindone si comporta come un negativo fotografico per quanto riguarda i chiaroscuri invertivi e la spazialità, ma non è un negativo nel senso dell’accezione fotografica. Si tratta infatti di una rappresentazione in cui sono rilevabili evidenti sfumature cromatiche, tendenti al rosso, che modellano un corpo nel rispetto della morfometria: è il contenuto tridimensionale. L’applicazione dell’inversione di intensità e della specularità permettono di ottenere la figura come se la si osservasse nella realtà, conservando l’aspetto del rilievo».
Dunque la Sindone si comporta come un particolare negativo fotografico…
«Come già detto, il negativo fotografico tradizionale non riproduce informazioni tridimensionali. L'immagine sindonica, invece, possiede queste informazioni, codificate in una serie di sfumature. In altre parole ci troviamo di fronte a un'immagine frutto di un processo di formazione 3D, che non è ancora spiegato e simulato nella pratica per ottenere immagini simil-sindoniche. La differenza di tonalità tra i valori chiari e quelli scuri dell’immagine è talmente bassa che l'occhio riesce a percepire soltanto le fattezze di un volto umano nella sua globalità, mentre i particolari non sono facilmente individuabili. L'immagine ci presenta infatti un volto con una distribuzione di luminosità che è esattamente all'opposto di ciò che percepiamo nella realtà, con le parti più sporgenti più scure di quelle più incavate. Il processo di inversione rende visibile il volto di un uomo come in un’osservazione reale».
Per riprodurla che cosa bisognerebbe fare?
«Ho esaminato i vari tentativi di coloro che hanno cercato, con diverse tecniche, di riprodurre la Sindone di Torino. In nessun caso le immagini ottenute persistevano nel tempo, contenevano le informazioni tridimensionali sindoniche e le caratteristiche proprie dell'immagine quali la superficialità delle variazione cromatica delle fibre di lino e la loro integrità. Queste particolarità rendono certamente più ardua la spiegazione che attribuisce l'immagine sul telo sindonico ad un falsario medioevale».
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