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Quelle culle vuote non sono una notizia. Purtroppo
NEWS 15 Dicembre 2021    di Raffaella Frullone

Quelle culle vuote non sono una notizia. Purtroppo

La (non) notizia è su tutti i giornali di oggi. Così come da ieri è sulla home page dei siti delle principali testate italiane, l’hanno data le agenzie come i Tg. Vediamo qualche titolo. Repubblica: «Istat, record denatalità: 15mila nascite in meno nel 2020. E già 12.500 nel 2021 – La pandemia accelera una tendenza che va avanti ormai da anni. Il numero medio di figli di donne italiane è stato dell’1,17, è il numero più basso di sempre». Ansa: «Istat: il Covid svuota le culle, 12.500 nuovi nati in meno in Italia nel 2021Mai così pochi figli per donna, scendono a 1,17 bambini a testa». Corriere: «Istat, nascite in calo in Italia: nuovo record negativo. È recessione demografica».

In gergo si dice che non c’è la notizia. Perché la notizia ovviamente non è che un cane morda un uomo, casomai che l’uomo morda un cane, e nell’ultimo report dell’Istat non c’è niente di nuovo sotto il sole. L’Italia è un Paese per vecchi e la pandemia – sì quella che doveva “renderci migliori” – non ha fatto che accentuare la tendenza già in atto alla recessione demografica. 405mila nascite a fronte di 740mila decessi. Un saldo tra nati e morti che nel 2020 segna quindi -335 mila italiani, un valore inferiore, scrive il Corriere: «solo a quello record del 1918 (-648 mila), quando l’epidemia di “spagnola” contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni di decessi registrati in uell’anno». Il rapporto evidenzia che «alle conseguenze della pandemia sull’eccesso di mortalità si sono aggiunte le ripercussioni che le misure volte a contenere la diffusione dei contagi hanno prodotto sulla vita delle persone in termini di restrizioni degli spostamenti sul territorio».

A questo proposito solo qualche giorno fa la rivista scientifica Lancet stimava un aumento globale di 53 milioni di casi di depressione e di 76 milioni per disturbi d’ansia nel 2020. Un dato che fa il paio a quello redatto dall’Istituto Piepoli redatta per il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, secondo cui sono aumentati dell’83% i disturbi legati all’ansia, del 72% i problemi di depressione e del 61% quelli relazionali. Chiaramente un quadro che cancella dall’orizzonte la fiducia, e quello slancio necessario per aprirsi alla vita anche quando tutto intorno sembra scoraggiarlo.

Aggiungiamo poi un dato che l’Istat non considera, ma noi sì: sono stati 67.638 gli aborti dell’anno 2020. Quasi settantamila cittadini italiani.

Si parla tanto di “salvare il Natale”, di “ripartenza” e di “crescita” ma non ce n’è nemmeno l’ombra. La pandemia non ci ha reso migliori. Solo che lo ammettiamo unicamente di fronte ai numeri, in questo caso delle culle vuote. Eppure non c’è natalità da salvare se non si prende atto che è il Natale a salvare noi. Solo uno sguardo rivolto al cielo può spalancare la vita terrena alla speranza e invertire la rotta di un Paese che sembra aver perso fiducia nei suoi figli.


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