venerdì 19 aprile 2024
  • 0
Qumran, tra misteri e conferme. «Differenze minime tra la Bibbia dei rotoli e la nostra»
NEWS 17 Febbraio 2017    

Qumran, tra misteri e conferme. «Differenze minime tra la Bibbia dei rotoli e la nostra»

di Domenico Agasso Jr.

 

È una scoperta importante perché dimostra «come la comunità degli esseni che viveva sulla terrazza rocciosa proprio al di sopra delle grotte fosse straordinariamente attiva e che produsse una gran quantità di documenti, molti dei quali probabilmente sono ancora da trovare». Simone Venturini, docente di Scienze bibliche presso l’Università della Santa Croce di Roma e officiale presso l’Archivio segreto vaticano, commenta così l’impresa dell’équipe internazionale di Oren Gutfeld e Ahiad Ovadia, archeologi della Hebrew University di Gerusalemme, e Randal Price della Liberty University della Virginia (Usa): il ritrovamento della «Grotta 12 di Qumran (Q12)».

 
Qumran è la celebre località sulla riva occidentale del Mar Morto, in Palestina, all’interno del territorio dell’attuale stato di Israele, vicino alle rovine di Gerico, in cui, in undici grotte, sono stati trovati documenti biblici, i cosiddetti «manoscritti del Mar Morto».
 
Il dipartimento di Archeologia dell’Università spiega che sono state riportate alla luce «numerose giare per la conservazione e coperchi del periodo del “Secondo Tempio”; sono stati trovati nascosti in nicchie lungo le pareti della grotta e all’interno di un lungo tunnel». 

Si tratta di «vasi rotti – dettaglia Radio Vaticana – senza contenuto, ma anche di frammenti di custodie, una stringa che legava i rotoli e un pezzo di pelle lavorata, che, ha dichiarato Oren Gutfeld, direttore dello scavo, “senza ombra di dubbio” testimonierebbero che i rotoli che qui erano contenuti sono stati rubati, come dimostra anche il ritrovamento di una coppia di teste di piccone di ferro degli anni ‘50. Fino a ora, si riteneva che solo 11 delle grotte avessero contenuto le antiche pergamene».
 
Vatican Insider ha approfondito la questione con Venturini.
 
Professore, innanzitutto ci precisa qual è la nuova scoperta? 
«Essa rappresenta il primo frutto di una vasta ricognizione archeologica intrapresa dal Dipartimento di Antichità israelitiche dello Stato di Israele e che riguarda tutta la nota area di Qumran, dove esattamente quarant’anni fa, furono trovati i rotoli provenienti dalle undici grotte. Lo scopo dell’impresa è di verificare la presenza di altre grotte, dove potrebbero essere nascosti altri manoscritti, oltre le centinaia scoperti tra il 1947 e il 1956. Ebbene, l’8 febbraio 2017, Oren Gutfeld, Ahmad Ovadia della Università ebraica di Gerusalemme e Randal Price della Liberty University della Virginia (Usa) hanno dato l’annuncio ufficiale di aver trovato la “dodicesima grotta di Qumran”!». 
 
Che cosa si evince dalla nuova sorpresa di Qumran? 
«Che purtroppo non tutti i manoscritti delle grotte di Qumran sono stati recuperati e ufficialmente pubblicati nella serie “Discoveries in the Judean Desert” di Oxford. Gli archeologi hanno appurato senza ombra di dubbio che i manoscritti sono stati trafugati proprio durante gli scavi ufficiali della zona, ossia negli anni cinquanta. Infatti, tra i vari reperti, è stato trovato anche un piccone che era stato abbandonato nella grotta da chi evidentemente stava scappando dalla grotta portando via con sé in fretta e furia alcuni preziosissimi rotoli. Si tratta di antiquari esperti in manoscritti che sull’onda delle straordinarie scoperte di Qumran – tra il 1947 e il 1956 – cercarono e trovarono altri manoscritti finiti ormai chissà dove. Gli archeologi dell’università ebraica si dicono però convinti che nell’area esistono altre grotte e altri ripostigli di manoscritti e che le sorprese non sono finite».
 
Quali sono i dettagli finora rilevati nel «nuovo» sito? 
«Dalle prime notizie, i pezzi delle giare che contenevano i manoscritti rubati sono stati trovati nelle nicchie della grotta e in un tunnel che si apriva in una delle pareti. Tra i diversi reperti, sono stati trovati una striscia di pelle usata come legaccio dei manoscritti e un pezzo di tela che serviva ad avvolgerli. Sono questi i segni evidenti che i manoscritti sono stati rubati. Inoltre è stato trovato un reperto assai curioso. Una piccola giara, una specie di brocca, che conteneva un rotolo pronto per essere scritto e comunque ancora da analizzare». 
 
Perché è importante questa novità? 

«Perché dimostra come la comunità degli Esseni che viveva sulla terrazza rocciosa proprio al di sopra delle grotte fosse straordinariamente attiva e che produsse una gran quantità di documenti, molti dei quali probabilmente sono ancora da trovare. Un caso a me molto caro e di cui parlai nel mio “Il libro segreto di Gesù”, è il famoso 7Q5 e che, secondo le mie ricerche, conterrebbe davvero un frammento del Vangelo di Marco, databile intorno al 50 d.C.. Esso fu trovato nella settima grotta di Qumran, tra altri frammenti di papiro – 19 in tutto – giacenti sul pavimento parzialmente crollato della grotta. Forse che anche questa grotta fu saccheggiata? Forse qualcuno è in possesso di importanti manoscritti sulle origini cristiane come anche dei rotoli della grotta dodicesima?».
 
Dunque oggi che cosa sappiamo di Qumran? Ci può aggiornare sullo stato delle conoscenze e sui possibili obiettivi futuri? 
«I manoscritti provenienti dalle undici – finora “ufficiali” – grotte, dimostrano che il testo ebraico dell’Antico Testamento è estremamente affidabile, perché le divergenze tra i testi biblici trovati a Qumran e i testi biblici ufficiali e contenuti nelle nostre bibbie sono davvero minime. Tuttavia, nei pochissimi frammenti di testi biblici datati prima del III sec. a.C., si osserva invece la presenza di testi diversi da quello ufficiale. Inoltre, anche le ricerche sui libri apocrifi trovati a Qumran – tra cui il famoso libro di Enoch – dimostrano come alcune tradizioni, poi confluite nello stesso Nuovo Testamento, siano molto antiche. Sicuramente le nuove e sensazionali scoperte contribuiranno a rilanciare gli studi e le ricerche sui manoscritti trovati negli anni Cinquanta e su quelli che, speriamo, torneranno presto alla luce».