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Ridere in sagrestia non fa peccato
NEWS 6 Maggio 2023    di Fabio Piemonte

Ridere in sagrestia non fa peccato

«C’era qualcosa che Egli nascose a tutti gli uomini quando andò a pregare sulla montagna. Qualcosa che Egli ha coperto costantemente con un brusco silenzio o con un impetuoso isolamento. Era qualcosa di troppo grande perché Dio la mostrasse a noi quando Egli camminava sulla terra. Ed io qualche volta ho immaginato che fosse la Sua allegria», scriveva Chesterton, ben consapevole che vivere con Gesù significhi rimanere nella gioia. 

Si può allora ridere allegramente anche in compagnia di papi, preti e beati, come attesta Il riso fa buon santo – una copiosa raccolta di barzellette e simpatici aneddoti per ogni giorno dell’anno, a cura del ‘patriota cosmico’ frate Roberto Brunelli, Costanza Miriano e l’attore Pietro Sarubbi – recentemente pubblicata da Leardini (2023; per ulteriori informazioni su vendita e distribuzione: laperlapreziosa@libero.it).

D’altra parte «al fondo di ogni tristezza c’è la paura della morte, del non essere, e quindi anche del non esser amati», come precisa la Miriano, per cui al contrario il cristiano è invitato alla gioia proprio dalla consapevolezza di esser partecipe di un destino di salvezza e di gloria senza fine. 

«Un giorno un bambino chiede a un gesuita: “È vero che voi gesuiti rispondete sempre a una domanda con un’altra domanda?”. E il religioso: “E chi ti ha insegnato questa falsità?”». A questa battuta fa eco anche una barzelletta che, con sagace ironia, evidenzia specificità e carismi di ordini religiosi e movimenti dentro e fuori la Chiesa: «Durante un raduno ecumenico, un usciere grida: “Al fuoco, al fuoco, l’edificio sta bruciando!”. I francescani si radunano e cantano le lodi di frate focu. I luterani affiggono 95 tesi dichiarando che il fuoco è corrotto. Gli ebrei mettono un segno sulla porta perché il fuoco non li tocchi. Gli scientisti dimostrano che non c’era alcun fuoco. I pentecostali aspettano che arrivi sulle loro teste. I domenicani radunano un capitolo che nomina un delegato, il quale indice una commissione per studiare il fenomeno scientificamente. I benedettini scrivono un nuovo brano in gregoriano. Opus Dei pensa che è un attentato di Dan Brown. I neocatecumenali davanti al fuoco che incombe confessano i loro peccati pubblicamente. I salesiani insegnano a non aver paura del fuoco. I paolini mandano un giornalista che descrive l’incendio. I gesuiti fanno passare un cestino per raccogliere i fondi e pagare i danni».

Tra gli insegnamenti ripresi anche quello di un monaco, il quale soleva dire ai bambini: «Dio è come una farfalla. Più cercate di afferrarla, più vi sfugge. Se invece avete la fedeltà e la pazienza di aspettarla, viene a posarsi sul vostro naso». 

Relativamente alle modalità di predicare dei pastori, san Tommaso d’Aquino afferma: «Le prediche corte piacciono di più: se sono buone, si ascoltano più volentieri; e se sono cattive, pesano di meno». Gli fa eco Joseph Ratzinger: «Il miracolo della Chiesa è di sopravvivere ogni domenica a milioni di pessime omelie». D’altra parte «molti teologi andranno in Paradiso, ma per verificare di persona fino a che punto si sono sbagliati». Un altro aneddoto ricorda che «un porporato parlava molto di dialogo al Concilio, ma lo predicava poco nella propria diocesi. “È uno specialista del monologo sul dialogo” dicevano i suoi preti».

Biagio da Cesena, cerimoniere al seguito di Paolo III, si lamenta col pontefice del fatto che Michelangelo gli avesse dato il volto di Minosse perché aveva criticato i nudi del Giudizio universale. E l’ironia del papa non si fa attendere: “Se t’avesse messo nel Purgatorio, farei di tutto per levarti; ma nell’inferno non posso fare nulla”.

Tra le ‘battute papali papali’ a chi chiede al papa Giovanni XXIII quante persone lavorino in Vaticano, il pontefice risponde candidamente: “Oh, non più della metà!”. C’è spazio poi per i suggerimenti creativi dei santi, in particolare san Filippo Neri invita una signora a trattenere dell’acqua in bocca senza ingoiarla quale antidoto all’ira verso il marito. A chi gli chiede come si faccia a peccare col naso, lo stesso santo fiorentino replica: “Ficcandolo negli affari degli altri”».

L’autoironia del curato d’Ars emerge in modo particolare in un episodio quand’egli, ancora seminarista, si sente apostrofare ‘asino’ da un professore molto severo al quale però ribatte prontamente: «“Se Sansone con una mascella d’asino è riuscito ad abbattere 3000 Filistei, che cosa non potrà fare il Signore con un asino tutto intero?”».

Un professore di Firenze crede invece che san Pio si sia procurato le stimmate per autosuggestione. Il frate di Pietrelcina replica: «“Dite a costui di pensare intensamente di essere un bue e vediamo se gli spunteranno le corna!”». A un visitatore che chiedeva con insistenza la sua intercessione, san Pio risponde con ironia: «“Non sono io che faccio i miracoli. È quello lassù! Io non sono che un maccherone senza sugo”».

Nel volume sono raccolte anche barzellette legate alla vita matrimoniale – «Pratichi sport estremi? Sì. Ogni tanto contraddico mia moglie» – e battute d’autore, come quella di Chesterton: «I rivoluzionari francesi adoravano la dea Ragione, la quale, anche ammettendo le loro molte virtù, sembrava la divinità che meno li aveva favoriti».

Insomma dalle battute pungenti a quelle più esilaranti; dagli episodi comici e ironici più o meno celebri delle vite di papi e santi appare evidente che ‘il riso fa buon santo’!

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