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10.12.2024

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Ripresa l’eutanasia per Lambert. Ma l’Onu si oppone
news
3 Luglio 2019

Ripresa l’eutanasia per Lambert. Ma l’Onu si oppone

Con una tempistica del tutto precipitosa ed emblematica dell’accanimento eutanasico contro Vincent Lambert, nella tarda mattinata di ieri è stata diffusa la notizia dell’esecuzione immediata della sentenza di morte per fame e per sete ai danni di questo francese tetraplegico di 42anni reo di essere, da più di 10 anni, impossibilitato a comunicare essendo in uno stato di minima coscienza.

La decisione di procedere con la sospensione idratazione e alimentazione all’ex infermiere francese pare sia stata comunicata ai familiari da Vincent Sanchez, il medico che ha in cura l’uomo, con una mail surreale in cui egli afferma che «per monsieur Vincent Lambert il supporto sarà tanto sereno, intimo e personale quanto più possibile»; tutto ciò mentre nel nuovo Parlamento europeo, sempre ieri, l’orchestra intonava l’Inno alla Gioia, quasi a voler deviare l’attenzione di tutti altrove, il più lontano possibile da un dramma che ora dopo ora si fa più terribile.

E pensare che qualche sia pure flebile speranza – dopo che venerdì scorso la Cassazione francese aveva annullato la sentenza della Corte d’Appello, dando di fatto il via libera alla morte di Vincent Lambert per fame e per sete – si era accesa con l’appassionato appello che lunedì sua madre, Viviane Lambert, aveva alla Commissione diritti umani dell’Onu, cercando di sottolineare diversi aspetti centrali. A partire dalle effettive condizioni dell’uomo, diverse da come molti, complici i media, pensano.

«Mio figlio Vincent», aveva infatti sottolineato la donna, «è in uno stato di coscienza minima, ma non è un vegetale! Dorme di notte, si sveglia durante il giorno, mi guarda quando parlo con lui. Mio figlio Vincent ha solo bisogno di ricevere il suo cibo attraverso una sonda».

Per rimarcare una volta di più come il figlio non sia affatto un vegetale bensì qualcuno che partecipa, sia pure a suo modo, all’ambiente esterno, la signora Viviane ha poi ricordato cos’è accaduto al figlio quando, poche settimane fa, si è tentato di ucciderlo: «Il 19 maggio, il giorno prima della sua morte programmata, mio figlio pianse quando ci vide, siamo ancora sconvolti».

Rivolgendosi all’Onu, la signora Lambert non aveva poi mancato di denunciare che «il governo francese rifiuta, viola spudoratamente i suoi obblighi internazionali». Il che è assai grave, ha concluso la donna, perché «al di là di mio figlio, sono le vite delle altre 1.700 persone che condividono la sua condizione che sono a rischio».

Parole pesanti ma piene di verità che purtroppo – come si diceva all’inizio – ieri il dottor Sanchez ha pensato bene di ignorare, riprendendo la sospensione di nutrizione e idratazione al suo paziente, con una fretta degna di miglior causa, che lascia trasparire un’ansia mortifera che nulla, proprio nulla ha di ippocratico. Naturalmente i genitori di Lambert non si danno per vinti e sperano sempre in una soluzione di un quadro difficile ma, forse, non ancora compromesso.

Infatti nella serata di ieri – quando tutto sembra ormai definitivo – il Comitato per i diritti delle persone con disabilità ha battuto un colpo, tornando ad alzare la voce e a ri-affermare il carattere obbligatorio del mantenimento del sostegno vitale. Basterà questo a fermare il dottor Sanchez e i medici che si stanno adoperando per la morte di Vincent Lambert? Al momento in cui scriviamo, pare purtroppo proprio di no e che il protocollo di morte sia in corso di esecuzione.

Tutto quel che ora è certo, e purtroppo amareggia, è quindi l’atteggiamento di un’Europa che, come sappiamo, blatera di accoglienza e diritti, devolve quattrini alle già milionarie Ong e non esita a prendere le difese di nuove improbabili Antigoni rasta, ma non trova neppure una parola – salvo lodevoli quanto rare eccezioni, come il già ricordato Comitato Onu – a tutela della vita, questa sì in vero pericolo, di un europeo reo solo di essere tetraplegico e in stato di minima coscienza. Non resta quindi, in attesa di nuovi aggiornamenti – c’è da sperare positivi -, che affidarsi ora alla Provvidenza e alla preghiera, i soli veri riferimenti sicuri in una Francia e in un’Europa che pare proprio abbiano smarrito l’anima.

 

 

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