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Si pratica l’aborto forzato nelle strutture di accoglienza per migranti richiedenti asilo?
NEWS 30 Agosto 2017    

Si pratica l’aborto forzato nelle strutture di accoglienza per migranti richiedenti asilo?

da «Notizie Pro Vita»

 

La denuncia arriva dagli ospiti stessi della struttura, sita nel paese di Brembio, in provincia di Lodi, che hanno scritto una lettera al prefetto, denunciando che gli operatori li farebbero vivere in condizioni inadatte e che ci sarebbero stati anche due episodi agghiaccianti.

Un operatore avrebbe indotto due donne a procedere con un aborto. «Le ragazze […] non lo volevano, ma l’operatrice non ha lasciato che si spiegassero con i medici», una frase gravissima che ha sollevato un grande polverone. Le autorità, fra cui il prefetto di Lodi, hanno ordinato un’ispezione durante la quale è emerso che le condizioni in cui vivono i richiedenti asilo africani sono buone.

Emerge però dalla stampa che il doppio aborto ci sarebbe stato, anche se dalla cooperativa spiegano che non c’è stato nessun obbligo di aborto. Le ragazze hanno fatto di testa loro: «Sono state portate al consultorio di Lodi e lì hanno deciso in maniera autonoma. Per noi non sarebbe stato un problema avere una donna incinta nella struttura. Non capisco il motivo delle pesanti accuse», ha dichiarato Lorenza Angeli della Paradiso srl, come riportato da Il Giorno. Anche la prefettura ha rilasciato una nota nella quale conferma che «mai nessuna forzatura è stata fatta dagli operatori con riguardo alla procedura di aborto».

Sulla vicenda, data la discrepanza di testimonianze, ha deciso di intervenire la procura di Lodi aprendo un’indagine per violenza privata, un atto dovuto e che farà luce sulla questione: si è verificato un aborto forzato, oppure no? 

Certo è che, se nessuno ha forzato le due ragazze ad abortire, sicuramente nessuno ha provato a dissuadere le donne dal compiere l’insano gesto di uccidere i bambini che portavano in grembo.

A Brembio, paese di 2600 abitanti nella bassa lodigiana, sono presenti 67 profughi, provenienti da a Gambia, Ghana, Senegal, Nigeria, Bangladesh e Pakistan. Circa una ventina sono donne.