lunedì 14 ottobre 2024
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Sì, vietare gli smartphone in classe fa bene. La conferma da un nuovo studio
NEWS 10 Maggio 2024    di Manuela Antonacci

Sì, vietare gli smartphone in classe fa bene. La conferma da un nuovo studio

Il modo in cui l’utilizzo degli smartphone influisce sul benessere e sull’apprendimento dei bambini e degli adolescenti è un vero cruccio per insegnanti e genitori. Infatti, un recente studio dimostra, combinando dati amministrativi dettagliati con dati di indagini sulle politiche relative agli smartphone nelle scuole medie norvegesi che, di contro, vietare gli smartphone riduce significativamente il ricorso all’assistenza sanitaria per i sintomi e lo sviluppo di malattie psicologiche tra le ragazze. Insieme a questo dato importante, si è notata una notevole riduzione dei fenomeni di bullismo, per entrambi i sessi, dopo la sospensione dell’uso del telefonino.

Inoltre, il rendimento scolastico delle ragazze migliorerebbe e aumenterebbe la loro probabilità, dopo le medie, di scegliere un percorso di scuola superiore. Questi effetti risultano, tuttavia, maggiori per le ragazze provenienti da contesti socioeconomici modesti. Pertanto, vietare gli smartphone a scuola potrebbe essere uno strumento efficace e a basso costo per migliorare il rendimento degli studenti. Un “esperimento” che è stato avviato anche in Italia: nel settembre 2022 il liceo Malpighi di Bologna ha inaugurato – e noi ne abbiamo scritto sul Timone – una politica di stop ai cellulari in classe.

Nel dicembre 2022 è stata, inoltre, creata una circolare ad hoc, firmata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, contenente le indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e di analoghi dispositivi elettronici nelle classi, e in cui si segnalavano «gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi». Nonostante i risultati importanti dello studio succitato, non esistono ancora linee guida nazionali sull’uso degli smartphone nelle scuole norvegesi che, invece, prendono decisioni autonome sul consentire o meno i cellulari in classe.

Tuttavia, un dato singolare che emerge dalla ricerca, è che non è stato riscontrato alcun effetto particolare, invece, sulla salute mentale degli studenti maschi e sulla media dei loro voti o sulla percentuale di probabilità che frequentino un percorso accademico di scuola superiore. L’eterogeneità dei risultati tra i ragazzi e le ragazze potrebbe derivare dall’utilizzo decisamente più alto degli smartphone nelle ragazze rispetto ai loro colleghi maschi. Più del 70% delle ragazze  frequentanti le scuole medie, in Norvegia, dichiara di passare più di 2 ore al giorno al cellulare, mentre solo il 54% dei ragazzi dichiara la stessa cosa. Inoltre, quasi il 60% delle ragazze dichiara di trascorrere 2 o più ore sui social media, mentre, a confronto, solo il 32% dei ragazzi fa lo stesso.

A conferma di questi risultati che riconfermano i danni del cellulare sull’apprendimento, c’è anche lo studio di Luca Braghieri (2022) Assistant Professor presso il Dipartimento di Decision Sciences dell’Università Bocconi che ha mostrato  gli effetti negativi prodotti dall’introduzione di Facebook tra gli studenti universitari statunitensi, ovvero l’aumento dell’incidenza dei problemi nel rendimento accademico, riferita dagli studenti stessi, a causa di un peggioramento della salute mentale. Ulteriori prove suggeriscono che i risultati siano dovuti al fatto che Facebook promuove “confronti sociali sfavorevoli”. E infine, un dato che balza più agli occhi più di ogni altro dato o che quanto meno dovrebbe farci riflettere è che proprio Steve Jobs e Bill Gates abbiano vietato l’uso della tecnologia ai loro bambini.

Insomma, la scuola, in questa società “iperconnessa”, alla luce di tutto questo, potrebbe rivestire un ulteriore importantissimo ruolo, quello di diventare un luogo di “disintossicazione”, dove maturare esperienze diverse e soprattutto concrete e reali, basate sull’approccio diretto, le lezioni frontali, il confronto con il compagno di banco, senza isolarsi dietro uno schermo. Un luogo unico e perciò prezioso in cui si stimolano la socializzazione e l’apprendimento. Tutto questo accompagnato dal preciso sforzo degli insegnanti, di rendere la didattica  stimolante e coinvolgente, molto più dei mondi impossibili del metaverso. (Fonte foto: Pexels.com)

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