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Soros e Gates finanziano il Consiglio d’Europa
NEWS 27 Novembre 2020    di Giuliano Guzzo

Soros e Gates finanziano il Consiglio d’Europa

Istituzioni internazionali ed europee davvero indipendenti? Il solo avanzare e porre un simile quesito verrà da molti considerato qualcosa di complottista, essendo la risposta politicamente corretta già bella pronta e servita: ovviamente sì. Eppure qualche ombra – e forse anche più di qualche – sembra allungarsi su organismi ed enti che, se nell’immaginario collettivo sono appunto indipendenti e terzi, nei fatti potrebbero accusare condizionamenti economici e quindi politici ed ideologici molto rilevanti.

Questo, almeno, viene da pensare leggendo l’intervista rilasciata a Bastien Lejeune, firma del parigino Valeurs actuelles, da Grégor Puppinck, avvocato francese, Direttore del Centro Europeo per la Legge e Giustizia. In breve, Puppinck elenca dati e numeri che attestano come un significativo insieme di realtà, che godono agli occhi del mondo intero della fama di terzietà, nei fatti proprio equidistanti e libere potrebbero non essere. Gli esempi, del resto, si sprecano.

Basti pensare, per stare in tema di pandemia, all’Oms: non una piccola frazione ma la quasi totalità del suo budget – l’80% – si basa su contributi volontari, vale a dire su donazioni da fondazioni e governi, dato che non è immaginabile, senza scomodare la famosa casalinga di Voghera, che l’impiegato o il metalmeccanico, non sapendo dove investire i loro risparmi, decidano di donarli all’Oms. Prova ne sia che nel 2019, il più grande finanziatore di questa organizzazione, subito dopo gli Stati Uniti, è stata con oltre 500 milioni di dollari la Gates Foundation. Tanto che Money.it ancora lo scorso aprile titolava: «Bill Gates padrone dell’Oms».

Ma questa è solo la prima di una lunga serie di situazioni del tutto simili. Puppinck ricorda per esempio come la Corte penale internazionale, tribunale avente come noto sede all’Aia, nei Paesi Bassi, solo nel 2017 abbia ricevuto la bellezza di 115.000 dollari dalla Open Society, che come molti ormai sanno è diretta emanazione delle ricchezze del finanziere internazionale George Soros. E cosa dire del Consiglio d’Europa, nota organizzazione internazionale con sede a Strasburgo ed avente ben 47 Stati membri e, per questo, spesso al centro dei notiziari politici?

Come segnala Puppinck, la poc’anzi citata Open Society di George Soros e Microsoft ovviamente di Bill Gates pare ne siano i due maggiori donatori privati; e donatori, manco a dirlo, assai generosi se si pensa che essi hanno rispettivamente donato al Consiglio d’Europa quasi 1.400.000 euro tra il 2004 e il 2013 e quasi 690.000 euro tra il 2006 e il 2014. Per non essere seconda a nessuno, l’Open Society sostiene anche le iniziative del Consiglio d’Europa, in particolare l’’Istituto europeo per le arti e la cultura rom (ERIAC). Insomma, sia Soros sia Gates inondano di quattrini fior di istituzioni internazionali di primo livello. E gli effetti e i legami si vedono, eccome se si vedono.

Un paio di esempi, per non annoiare il lettore: l’ex Segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, ha definito George Soros il suo «buon amico», mentre l’attivista lettone Nils Muižnieks, dal 1º aprile 2012 al 31 marzo 2018 Commissario per i diritti umani presso il Consiglio d’Europa, ha dei trascorsi proprio in Open Society. Denari, amicizie, persino uomini che passano da collaborazioni con una realtà privata ad un organizzazione internazionale finanziata dalla stessa: non c’è nulla da immaginare o fantasticare. È tutto, ormai, alla luce del sole.

Ciò allarma l’avvocato Puppinck, e non solo lui ovviamente, ed ha portato studiosi come Gaëtan Cliquennois, dell’Université de Nantes, a denunciare con appositi saggi quella che viene considerata una vera e propria privatizzazione degli organismi internazionali e, quel che è peggio, dei diritti umani (European Human Rights Justice and Privatisation, Cambridge, 2020). Ora, pur senza nulla insinuare – e pur considerando doverosa la cautela e azzardata ogni congettura -, viene tuttavia spontaneo chiedersi dove inizi e dove finisca l’indipendenza di determinate e prestigiose istituzioni, nella misura in cui esse ricevono fiumi di soldi da realtà private e che legittimamente coltivano i loro interessi e le loro ideologie. Su tutto ciò, si converrà, almeno un interrogativo è inevitabile porselo.


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