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Soros si ritira. Gli succede Soros
NEWS 17 Giugno 2023    di Valerio Pece

Soros si ritira. Gli succede Soros

Il faccendiere 92enne tanto caro a Emma Bonino («Dal 1994, Soros ci aiuta e lo rivendico», così la leader radicale raccontava con orgoglio i finanziamenti ricevuti) ha abdicato, lasciando il comando di tutto il suo impero al figlio, il 37enne Alexander. Trattasi di un patrimonio finanziario stimato in 25 miliardi di dollari. Nel corso del tempo, la spregiudicatezza di Soros è emersa nei campi più disparati, tanto da far scrivere a Elon Musk un tweet duro quanto cristallino: «Soros odia l’umanità». L’Italia ricorda ancora l’attacco speculativo del 1992 alla lira, che portò a una svalutazione della nostra moneta del 30% e all’espulsione della lira dal Sistema Monetario Europeo (SME). «La speculazione contro la lira fu una legittima operazione finanziaria», si giustificò poi Soros, il quale fu preso talmente sul serio che in cambio Romano Prodi gli conferì una laurea ad honorem per «grandi meriti economici».

L’AFRICA NON SI FIDA DEI SOROS

Ma il faccendiere di origini ungheresi ha lavorato sempre “a tutto tondo”, diversificando anche di molto i suoi interessi, tanto da arrivare a usare l’Africa (insieme al suo sodale Bill Gates) per testare teorie climatiche ad alto rischio. In un articolo del New York Times dal titolo nient’affatto sibillino («Il mio continente non è il tuo gigantesco laboratorio climatico»), Chukwumerije Okereke, direttore del Centro per i cambiamenti climatici e lo sviluppo presso l’Università “Alex Ekwueme” in Nigeria, ha affermato: «Come esperto di clima, considero queste tecniche di manipolazione ambientale estremamente rischiose. Mi oppongo fermamente all’idea che l’Africa sia trasformata in un banco di prova per il loro uso. Abbiamo smesso di fidarci di certi occidentali».

LA LISTA DEI POLITICI «AFFIDABILI»

Speculazioni finanziarie, dunque, manipolazioni ambientali ad alto rischio e… tanta politica. Dai finanziamenti ai Comuni amici (dalla Milano di Sala alla Roma della Raggi), alla pubblicazione, nel luglio 2018, della lista degli “alleati affidabili nel Parlamento europeo”. In pratica l’Open Society è stata in grado (e presumibilmente lo è ancora) di controllare buona parte del Parlamento europeo. Sarebbero stati 226, su un totale di 751, gli eurodeputati considerati «affidabili alleati». È interessante notare che nella lista, tra i quattordici europarlamentari italiani considerati “affidabili” da Soros, compaiono Elly Schlein, oggi segretaria del PD, Antonio Panzeri e Andrea Cozzolino, entrambi arrestati per il caso Qatargate, l’ex ministro Kyenge, da sempre paladina dell’immigrazione più “spinta”. Fino all’attuale sindaco di Roma (e fautore del Mes senza mandato parlamentare) Roberto Gualtieri.

LE “MINACCE” DI SOROS JR

Ma a guidare l’immenso patrimonio di famiglia, a iniziare dalla famosa Open Society Foundation attiva in più di 120 nazioni, ora sarà il figlio Alexander, che in un’intervista al Wall Street Journal ha detto di essere «più politico» del padre, anche se la «pensa allo stesso modo». Ciò significa che se la direzione di marcia sarà la stessa, l’agenda di papà George sarà portata avanti con una potenza di fuoco ancora maggiore. Nella stessa intervista Alexander Soros ha inoltre affermato di voler ampliare gli «obiettivi liberali» di suo padre e di voler abbracciare ancora meglio alcune cause globaliste come l’uguaglianza di genere e il diritto all’aborto. Niente di nuovo sotto il sole.

IDENTIKIT DI ALEXANDER SOROS

Negli ultimi anni, relativamente alla gestione degli affari, Soros Jr. sarebbe diventato di una precisione maniacale. Lontano anni luce da quell’immagine di «giovane scavezzacollo dedito solo», scrive il Daily Mail, «a modelle, feste e amici dell’Nba». Fan dell’hip hop e tifoso dei New York Jets, la sua nomina è arrivata a sorpresa, visto che fino a pochissimo tempo fa l’erede dell’impero era considerato l’altro figlio di Soros, Johnatan, 52enne avvocato e finanziere.  Ossequiosamente “democratico” (il padre, neanche a dirlo, è stato da sempre uno dei maggiori finanziatori del partito democratico e in special modo di Hillary Clinton), sul suo profilo social Alexander compare spesso insieme a Barack Obama, Kamala Harris e Nancy Pelosi.

Sostenitore accanito di Joe Biden (ha visitato la Casa Bianca ben 17 volte dalla sua elezione), il “piccolo Soros” è ovviamente un nemico giurato di Donald Trump, contro il quale ha annunciato che orchestrerà il finanziamento delle presidenziali americane del 2024. Pur concedendo che «non tutti gli elettori repubblicani sono razzisti», Alexander Soros ha promesso solennemente di raddoppiare il sostegno ai candidati liberali, nonché di concentrarsi «con tutte le forze» sulla liberalizzazione dell’aborto dopo il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade.

LO SFOTTÒ DI ORBÁN

Fuori dal perimetro degli USA, Soros jr sta lavorando a un asse di ferro con molti Paesi americani, dal Brasile di Lula al Canada di Justin Trudeau, il politico, oggi, più ideologicamente vicino al padre. Anche in Europa i “ganci” non mancano, anzi. C’è anche, però, chi vuole mantenere le distanze. Ad esempio il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che giorni fa, su Twitter, ha accostato beffardamente il passaggio di testimone nella famiglia Soros a una scena del Padrino, il capolavoro di Francis Ford Coppola. Potenza di una foto. (Fonte foto: Instagram)

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