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Spagna al voto, ma nessun programma politico è cristiano
NEWS 24 Luglio 2023    di Federica Di Vito

Spagna al voto, ma nessun programma politico è cristiano

«Dopo sette anni dalla nostra ultima vittoria alle elezioni generali, il Partito popolare ha vinto di nuovo le elezioni generali», così ha commentato la vittoria il presidente del Pp, Alberto Núñez Feijóo. «Sono orgoglioso», riporta El Mundo «orgoglioso di questa vittoria. Siamo passati da meno del 21% dei voti al 33%. Abbiamo vinto in 40 delle 52 province e città autonome della Spagna e abbiamo un’ampia maggioranza che probabilmente sarà la maggioranza assoluta al Senato».

Così il Partito popolare si è dichiarato in Spagna vincitore nelle elezioni politiche 2023 e recupera «la posizione di prima forza politica in un’elezione generale», come ha detto il segretario generale del Pp Cuca Gamarra alla tv spagnola, «e questo non succedeva dal 2015». A rendere nota l’affluenza totale è stato il Ministero degli interni di Madrid: 68,23 per cento. I dati finali hanno segnato un aumento del 2,12 per cento in più rispetto alle elezioni del 2019. Nonostante l’entusiasmo del Partito popolare, rimane incontrovertibile un dato: la destra nazionale (Partito popolare e Vox) è rimasta lontana dalla maggioranza assoluta e la sinistra (Partito socialista operaio e Sumar) avrebbe bisogno dei voti di tutti i partiti nazionalisti e secessionisti per rimanere al potere. Altrimenti sarà necessario ripetere le elezioni.

Il Pp ha vinto le elezioni generali in Spagna con 136 seggi e il partito di Sánchez si è classificato come seconda forza politica, con 122 seggi. Vox ha ottenuto 33 e Sumar 31. A seguire i nazionalisti catalani di Erc e Junts con 7, quelli baschi con 6 e EHBildu con 1 seggio ciascuno. La maggioranza assoluta sono 176 deputati e nessuno dei due blocchi l’ha ottenuta. I prossimi passi prevedono la costituzione del Congresso e del Senato al più tardi il 17 agosto. Ora il presidente del Congresso informerà il Re delle formazioni con rappresentanza parlamentare, così il monarca convocherà i rappresentanti per consultarsi allo scopo di proporre un candidato. Fatta la proposta del Re, il presidente del Congresso convocherà la plenaria di investitura.

Interessante in questo contesto è approfondire il voto cattolico. Due pensatori di riferimento come Miguel Ángel Quintana Paz e Ricardo Calleja hanno avuto un interessante dibattito sui social. Partendo da un articolo di Ricardo Calleja pubblicato su Alfa&Omega, “Il senso e il valore del voto”, il filosofo Quintana Paz ha espresso il suo disaccordo su Twitter: «Cosa dovrebbe votare un cattolico? Vale qualsiasi cosa? Ricardo Calleja in Alfa&Omega ne opina. Ma temo di non essere d’accordo con la sua argomentazione: “Siccome nessun partito è perfetto (che casino), sii una brava persona e vota qualsiasi cosa”», dando così il via a un botta e risposta tra i due.

«Dal punto di vista razionale, le cose non sono così mega complesse come vorrebbe Ricardo Calleja. Per esempio l’aborto […]: ci sono partiti che vogliono renderlo ancora più accessibile (Psoe, Sumar). Altri vogliono lasciarlo così com’è, […] (Pp). Altri, ridurlo (Vox)», prosegue Quintana Paz, «se uno è a favore della vita, allora, votare per i partiti che vogliono più aborti sarà lasciare il mondo ancora peggio di quello che era; […] votare per chi si oppone è lasciare il mondo migliore. E c’è un dovere cristiano di adoperarsi per un mondo migliore. […]In generale, viviamo in tempi in cui chiaramente i partiti di sinistra vogliono trasformare alla radice la nostra civiltà cristiana e la sua idea di vita (aborto, eutanasia), il sesso (trans), il diritto (leggi discriminatorie per i maschi)… Contro questo si deve combattere».

«Scommettere su una civiltà cristiana non consiste nell’implementare per legge l’obbligo di andare a messa o di obbedire ai vescovi. Consiste nel ridurre gli aborti, invece di considerarli un diritto o vedere la loro approvazione sociale “un’evoluzione ragionevole e positiva” […]. Una civiltà cristiana non dice alle persone malate o non produttive che, se ci danno il via libera, le uccidiamo, eutanasia. Non si rimane con atteggiamenti moderati per preservare “la pace sociale” quando si tratta di abolire leggi del genere. Sa che il bene è difficile da combattere».

Calleja ha poi alimentato il dibattito: «La prima cosa è che il voto conta poco, e che il focus della riflessione deve essere su cosa facciamo per migliorare le opzioni disponibili e in che senso influenziamo le grandezze aggregate rilevanti. Il giudizio su cosa fare (applicabile anche a chi votare) non può essere ridotto a vedere cosa dice ogni partito sulle questioni serie. È più complesso. È ragionevole che ci siano giudizi diversi su ciò che è più efficace. Dico anche che è ragionevole smettere di fare casino e semplicemente votare ciò che vogliamo affermare in pubblico (sì alla vita, per esempio), perché la semplice espressione ha un valore politico (anche se non è assoluta, né di per sé porta necessariamente risultati). Di conseguenza, è possibile celebrare e rispettare opzioni diverse dalla propria. Anche perché penso che – questione di fatto discutibile – il bene comune sia meglio servito se persone diverse fanno cose diverse, che compensano reciprocamente i limiti degli altri».

La musica non cambia, che sia Italia o Spagna. Come attesta anche l’indagine sugli italiani e la fede pubblicata dal Timone, è evidente che oramai l’Europa stia galoppando verso la totale scristianizzazione. La soluzione però non può essere richiesta alla politica, ma va considerata la crisi di fede che è a monte. Difficile intravedere nei programmi elettorali possibilità di mantenere ben salda l’identità di un cristiano. Non gli resta che entrare nella cabina senza scordare su Chi poggiare le fondamenta. (Fonte foto: ricerca immagini Bing licenza libera)

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