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Spagna, il congedo mestruale non piace alle donne
NEWS 5 Giugno 2024    di Raffaella Frullone

Spagna, il congedo mestruale non piace alle donne

A dare la notizia è il quotidiano inglese Guardian che attacca così: «Era stato salutato come un progresso storico, in grado di affrontare i tabù di lunga data sul posto di lavoro relativi ai dolori mestruali. Un anno dopo che la Spagna è diventata il primo paese in Europa a introdurre il congedo mestruale retribuito, tuttavia, i dati mostrano che in poche hanno usufruito di questa possibilità».

Negli 11 mesi trascorsi dall’introduzione del testo infatti, il congedo mestruale è stato utilizzato 1.559 volte, il congedo medio chiesto è stato di 3,03 giorni. Ogni giorno dunque in tutto il paese hanno usufruito del congedo in media 4,75 donne su quasi venticinque milioni in tutto il Paese. Quando venne approvata, Irene Montero, allora ministro per l’uguaglianza di Podemos, partito della sinistra radicale, definì la legge un mezzo per affrontare una questione a lungo trascurata: «È un giorno storico per il progresso femminista» aveva scritto sui social media l’anno scorso. E qualche mese dopo aveva aggiunto: «Non sarà più necessario rendere invisibili le mestruazioni, prendere pillole per lavorare o morire di dolore fingendo che non ci sia nulla che non va».

I giornali avevano titolato sulla Spagna pioniera nei diritti delle donne in Europa naturalmente, col Paese iberico sul podio dell’inclusione insieme a Giappone e Zambia in cui le donne sono finalmente libere di… assentarsi dal lavoro in presenza di dolori legati al ciclo mestruale. In congedo è una delle misure chiave di un disegno di legge molto più ampia, che aumenta l’accesso all’aborto negli ospedali pubblici, che eseguono meno del 15% degli aborti del Paese, consentendo alle minorenni di abortire anche senza il consenso dei genitori.

Inoltre il testo, denominata “legge trans”, aveva introdotto la possibilità di chiedere la modifica del proprio sesso all’anagrafe a partire dai 16 anni, anche in assenza di certificati medici o psicologici che attestassero la disforia di genere o i due anni di trattamento ormonale, richiesti fino a prima dell’introduzione del testo. Insomma, quello del congedo mestruale era solo un grimaldello per far passare ben altro.

E se la realtà si è imposta ed è stato utilizzato da pochissime donne, ora aspettiamo che anche l’aborto e la cosiddetta transizione di genere si schiantino con quello che Chesterton chiamava questo immenso universo che ci fissa in volto, mostrando che nessuno di queste pratiche renderà le donne più libere o più realizzate, saranno solo illuse di poter maneggiare la vita, la morte, la propria identità sessuata, pagando la delusione con lacrime amare.

(Fonte foto: Youtube)

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