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Spopolano fra i teen-ager i «The Sun», rivelazione italiana del rock cristiano, anzi cattolico
NEWS 15 Giugno 2015    

Spopolano fra i teen-ager i «The Sun», rivelazione italiana del rock cristiano, anzi cattolico

La rivelazione di quest’estate non è l’ennesimo belloccio sbarcato dal Brasile – o giù di lì – in grado di farci scuotere freneticamente le anche, al ritmo di un tormentone incomprensibile. La vera novità sono i The Sun: un gruppo di trentenni italiani, dalle pettinature più temerarie degli One Direction, ma dal quoziente intellettivo di gran lunga superiore. Sono rockettari, hanno abbracciato da poco la fede e il loro successo è stato costruito valla vecchia maniera: con il passaparola. L’ultimo singolo, Le case di Mosul, è cliccatissimo su YouTube, nonostante il tema impegnativo: la guerra. Martedì uscirà il loro album Cuore aperto, dopodiché inizierà il tour: prima tappa, il 18 giugno, a Padova, per poi passare a Torino il 19. Il loro frontman è Francesco Lorenzi. Che, tra l’altro, in una intervista pubblicata su Libero domenica 14 giugno risponde così.

Il vostro nuovo singolo parla della guerra in Iraq, che non è esattamente il primo argomento che ci si aspetta da una boy band. Perché l’avete scelto?
«L’idea è nata leggendo la notizia dell'omicidio del professore Mahmud Al’Asali. Era un musulmano, esperto in diritto coranico, ucciso davanti ai suoi studenti perché difendeva i diritti dei cristiani. L’ho visto come un segno dei tempi. Ho approfondito la materia e ho capito che non è una questione religiosa ma culturale, di empatia e d’educazione all’amore».

Lo sa vero che il suo gruppo fa a pezzi il cliché del cattolico triste e un po’ sfigato?«Non dovremmo rappresentare l’eccezione perché la fede ha dei contenuti straordinari, sempre attuali. Noi stessi, girando in tour, abbiamo incontrato molti fedeli carismatici».

Il vostro orientamento cattolico non rischia di squalificarvi agli occhi del mercato?
«A volte c’è un po’ di prevenzione. In alcuni casi i cattolici, per emergere, devono dimostrare di essere doppiamente bravi rispetto agli altri».