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Stati Uniti, il politicamente corretto sbarca all’università cattolica di Notre Dame
NEWS 13 Novembre 2020    di Giuliano Guzzo

Stati Uniti, il politicamente corretto sbarca all’università cattolica di Notre Dame

Il politicamente corretto non conosce crisi e, giorno dopo giorno, continua a mietere vittime. Anche in casa cattolica, come dimostra quanto recentemente accaduto all’Università di Notre Dame di South Bend, in Indiana dove una dozzina di murales che si potevano ammirare nel corridoio che conduce all’ufficio di ammissione degli studenti sono stati ricoperti. Il motivo? Si poteva scorgere, ritratta sotto una luce celebrativa, la figura di Cristoforo Colombo, per la rimozione della quale ancora nel 2017 oltre 300 studenti, dipendenti ed ex alunni (una trentina dei quali si identificano come nativi americani) avevano firmato una lettera destinata a padre John Jenkins, presidente dell’università.

Nello specifico, la richiesta era di far sparire quei murales – realizzati dall’artista bolognese Luigi Gregori (1819–1896), arrivato negli Stati Uniti nel 1874 e diventato l’allora direttore del dipartimento artistico di Notre Dame, appunto – in quanto espressioni di una «visione altamente problematica del trionfalismo occidentale, del militarismo cattolico e di una nozione eccessivamente romantica della storia americana». Di questo oscuramento, va detto, si parlava quindi da svariati mesi. Ma ora è ufficiale.

Infatti, nel corridoio, sopra i murales di Gregori, sono oggi posizionati dodici arazzi che mostrano i simboli dei nativi americani e la fauna selvatica originaria dell’Indiana, con tanto di tartarughe, conigli, volpi, ratti, orsi, aquile e pesci, oltre a una varietà di piante. Degno di nota il fatto che, tra i censurati, insieme al navigatore genovese, c’è anche la figura di una certa Isabella di Castiglia (1451-1504), la quale, oltre ad essere stata una sovrana, è pure riconosciuta dalla Chiesa come Serva di Dio; il che avrebbe dovuto suggerire una certa prudenza all’amministrazione di Notre Dame. Prudenza che evidentemente, ahinoi, non c’è stata.

Uno dei motivi addotti da padre Jenkins, prima di procedere con la copertura dei murales di Gregori, era che essi si trovavano – come già detto – nel corridoio che conduce all’ufficio di ammissione degli studenti universitari, con la conseguente, asserita possibilità di «offendere» qualche studente o le loro famiglie. L’Università ora ha però annunciato che l’ufficio di ammissione sarà trasferito in un altro edificio del campus: e allora perché i ritratti di Colombo e Isabella di Castiglia restano oscurati? Non è chiaro. O forse la risposta è fin troppo chiara e concerne quell’accademicamente corretto cui vari atenei americani, anche cristiani, si stanno via via conformando.

Basti pensare alla cattolica Università di San Diego, nel cui bellissimo campus fino a qualche mese fa era possibile ammirare una statua dedicata a Junípero Serra (1713-1784), il francescano evangelizzatore delle terre californiane proclamato santo da papa Francesco nel 2015. A seguito degli scontri di piazza e degli atti di vandalismo di questa estate, a luglio detta statua era stata rimossa e ancora ai primi di ottobre non si aveva notizia di quando – considerato che l’ondata di proteste sedicenti antirazziste e anticolonialiste è fortunatamente scemata – sarebbe stata rimessa al suo posto.

Tutto questo per dire che, purtroppo, quel che accade all’Università di Notre Dame non è l’eccezione ma, come già accennava, un po’ ormai la regola rispetto ad un conformismo culturale che, ormai, non risparmia neppure i Servi di Dio. Che tutto ciò avvenga in nome di una presunta tolleranza, poi, è solo il coronamento di un paradosso che ammorba un Occidente che dice di voler accogliere tutti ma, in realtà, sembra più che altro preda di un quasi sempre ingiustificato orrore di sé stesso e della propria storia.

 


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