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Stilla come rugiada dal Kuwait #24 – Cosa salva il mondo?
NEWS 26 Settembre 2021    di don Francesco Capolupo

Stilla come rugiada dal Kuwait #24 – Cosa salva il mondo?

XXVI Domenica del Tempo Ordinario 26/09/2021

Commento al Vangelo Mc 9, 38-43.45.47-48

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».

Il discepolo prediletto del Signore si avvicina al Maestro stupendoci con una affermazione carica di responsabilità: un uomo che non appartiene al nostro gruppo, che non è un tuo discepolo in quanto non ci segue, scacciava demoni nel tuo Nome e noi volevamo impedirglielo.

Giovanni pone un problema fondamentale: cosa significa seguire il Signore? Cosa significa seguirLo attraverso i suoi Apostoli?

Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

Le parole di Gesù chiariscono il tema della chiamata e il tema della responsabilità della missione. Innanzitutto chi fa miracoli nel nome di Gesù non agisce contro di Lui ed agire nel nome di Gesù vuol dire agire anche nel nome della Chiesa (chi non è contro di noi è per noi). Fare miracoli è l’azione principale dello Spirito Santo che non si concretizza solo con i prodigi delle guarigioni ma principalmente opponendosi a Satana, al male. Coloro che sono chiamati a stare con il Signore, sono innanzitutto coloro che hanno scoperto il Bene ed agiscono contro il male, hanno fatto una scelta di campo, indipendentemente dalla loro vocazione specifica, lo spartiacque è il Battesimo per noi cristiani, il sacramento che ci incorpora a Cristo nella Sua morte e Resurrezione.

Nessuno che lotti contro Satana è contrario alla vita in Cristo. Da qui nasce la responsabilità della missione: annunciare il Vangelo coincide con l’annuncio della Salvezza, portare agli uomini Colui che ha vinto il male fino a distruggere la morte e fare questo vuol dire vivere il Battesimo principalmente.

Il tema della chiamata è successivo, è la specifica forma che Dio indica a ciascuno dei suoi figli, diventati pienamente tali nel fonte battesimale. Giovanni e i Dodici sono chiamati a qualcosa di diverso, la loro è una chiamata per confermare il dono del Battesimo: sono chiamati ad amare ed accompagnare tutti coloro che vogliono vivere questa esperienza di bene che hanno conosciuto. Non è mai facile resistere alla tentazione di voler controllare tutto, di voler mettere “ un timbro” di proprietà su ciò che invece ci è affidato perché possa crescere ed essere custodito: quell’uomo che scacciava i demoni serviva la Chiesa e da essa (i Dodici in questo caso) deve essere amato.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.

Se questa dinamica non cresce secondo questa natura, l’azione che ne consegue rischia di essere uno scandalo. I piccoli, infatti, a cui Gesù si riferisce non sono semplicemente i bambini, secondo l’accezione che più immediatamente ci viene spontaneo fare ma sono i microi nel testo originale in greco, ossia coloro che si sono resi piccoli per il servizio al Vangelo: innanzitutto proprio i discepoli (coloro cha aiutano i Dodici e il Signore) che non possono essere impediti nell’azione, nell’annuncio del Vangelo perché significherebbe uccidere lo Spirito, ferire la loro anima, rischiare di perderli anziché custodirli.

Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

La correzione, la crescita nella fede sono sempre una potatura; occorre tagliare ciò che impedisce la fioriutura, occorre guardare all’obiettivo finale che è la vita eterna, a costo di grandi sacrifici che sono sempre ripagati a differenza della Geenna, che nell’effimero promette tutto ma il suo tutto è destinato a bruciare per sempre.

Per me è di grande esempio la vita di Samir, un uomo semplice che volontariamente mette a disposizione della comunità cristiana presso la “Cattedrale” qui in Kuwait, il suo tempo per i lavori più umili come le pulizie o la manutenzione. Il silenzio è la forma del sacrificio, il silenzio nella sofferenza, il silenzio nel lavoro che diventa preghiera, la carità che diventa azione concreta di ogni giorno. Samir silenziosamente offre il suo tempo anche per chi ha impedito qui in Kuwait il ritorno della sua famiglia ed è come se potasse ogni giorno un pezzo di se affinchè il suo piede o la sua mano non diventino occasione di scandalo ma di offerta. Questo salva il mondo, questo è il vero attivismo che non conosce il logorio dell’umana vanità.


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