Il Comitato di Controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap) ha posto lo stop allo spot «blasfemo» delle patatine Amica chips, quello in cui una patatina appunto viene messa in parallelo all’ostia durante una funzione religiosa. Sulle note dell’Ave Maria di Schubert un gruppo di suore novizie è a messa e si accinge alla comunione, ma quando la prima della fila riceve l’ostia il silenzio è rotto dal classico scrocchio. Colte di soprese le novizie e anche il sacerdote (che con un colpo di fantasia viene dipinto anziano e un po’ cecato) si guardano intorno: chi sarà stato? Il mistero è presto svelato, è la suora più anziana che sta mangiando le patatine. Alleluja, conclude poi la pubblicità, questo è «il divino quotidiano».
Dopo diverse richieste di chiarimenti, il Comitato di Controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap) «ha ingiunto le parti coinvolte di desistere dalla diffusione di tale campagna ritenendola in contrasto con l’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, secondo cui: ‘La comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose’». Quelli del Comitato si sono accorti, bontà loro, che «il parallelismo che il messaggio instaura tra la patatina, descritta come ‘il divino quotidiano’, e l’ostia, che rappresenta evidentemente il divino, si sostanzia nella derisione del senso profondo del sacramento dell’eucaristia, rendendo più che ragionevole che il credente e non solo si senta offeso».
C’è poco da aggiungere a queste sacrosante parole del Comitato, anche se, dobbiamo ammetterlo, i pubblicitari a loro modo hanno ben fatto il loro mestiere. Ci chiediamo, invece, quanto i credenti e i consacrati possano contribuire a questa facilità con cui si irride il sacro e il sacro cristiano in particolare (anche perché le altre confessioni fanno piuttosto sdilinquire e guai a chi le tocca).
Se ci sono preti che si lasciano scappare la messa a mare con consacrazione sul materassino, oppure il parroco in tenuta da ciclista che celebra sul prima bancone disponibile, o le trovate social di qualche presbitero che cerca di acchiappare senza accorgersi di ridicolizzare, viene spontaneo domandarsi se le idee al pubblicitario in carriera non le offra direttamente la casa.
E i fedeli? Come si accostano all’eucarestia? Con l’aria svagata della superiora intenta a sgranocchiare le patatine? Credono i fedeli, ma anche i presbiteri, che mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, il quale è presente in maniera vera, reale e sostanziale, il suo Corpo e Sangue con la sua anima e divinità?
Ecco, di fronte allo spot delle patatine ci vorrebbe anche un bel mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa da parte di chi dovrebbe custodire il sacro e invece spesso lo confonde con il profano. Con il rischio che poi vada tutto a farsi friggere.
(Fonte foto: Screenshot, Amicachipsofficial, YouTube)
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