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Sulla fuga di Rafah parla un’intellettuale musulmana: “Un esempio per le donne”
NEWS 21 Gennaio 2019    di Redazione

Sulla fuga di Rafah parla un’intellettuale musulmana: “Un esempio per le donne”

Il Cairo (AsiaNews) – Imparare l’inglese e iniziare una nuova vita indipendente, lasciandosi alle spalle una realtà in cui le donne sono “trattate come oggetti”, fra i motivi di una fuga in cui “non avevo nulla da perdere”. Sono le prime parole pronunciate in un incontro con la stampa dal suo nuovo rifugio, in Canada, dalla 18enne saudita Rahaf Mohammed al-Qunun, in fuga dalla famiglia e bloccata per giorni in Thailandia, cui l’Onu ha concesso lo status di rifugiata.

“Mi hanno rinchiusa per sei mesi – aggiunge – perché mi sono tagliata i capelli. Ho subito violenze, mio padre e mio fratello mi picchiavano”. Dopo aver promesso di lottare per la libertà e i diritti, la giovane ha chiarito che intende condurre una vita normale. Tuttavia, l’agenzia umanitaria a Toronto le ha affiancato una guardia del corpo, per possibili vendette da parte di Riyadh.

Sulla storia di Rahaf, l’ampio risalto che ha avuto sui media internazionali, il ruolo della rete e la condizione della donna, AsiaNews ha interpellato l’ intellettuale musulmana Nehal El Naggar. Egiziana, la donna è docente di letterature comparate al Dipartimento di civiltà islamica dell’American University del Cairo ed è una personalità di primo piano del mondo accademico locale.
Ecco quanto ci ha raccontato:

La vicenda di Rahaf Mohammed al-Qunun possa essere di esempio per altre donne in Arabia Saudita, nella loro lotta per i diritti e le libertà? Si ripeteranno casi simili?
Sì, credo che la sua storia possa essere presa come esempio e ripetuta da altre giovani, sia in Arabia Saudita che in altre nazioni. Una ricerca di indipendenza che potrà valere anche all’interno di famiglie in cui la libertà è repressa e le ragazze sono private di fatto dei loro diritti di base, compreso quello fondamentale all’istruzione. Al contempo nessuno può prevedere se eventi come questi si potranno ripetere in un futuro prossimo o remoto.

Quale ruolo hanno giocato la rete e i social media nella vicenda? Un diplomatico saudita ha detto che avrebbero dovuto sequestrare il cellulare, non il passaporto…
Assolutamente sì, i social media – in particolare twitter – si sono rivelati fondamentali nell’imprimere una direzione alla storia, ricoprendo un ruolo ben specifico. I suoi tweet sono diventati virali e le hanno permesso di far conoscere al mondo la sua storia e la sua lotta per la libertà e i diritti.

Vicende come questa testimoniano quanto ancora la donna sia oggetto di repressione ma, al contempo cresca la consapevolezza della lotta per i diritti?
Oggigiorno in tutto il mondo, seppur in modo e con una intensità diversa, le donne sono vittime di repressione. Va però anche detto che vi è sempre maggiore voglia di lottare per i diritti in ogni angolo del pianeta e in nazioni diverse. Al tempo stesso è evidente che repressioni, negazioni dei diritti civili e privazione della libertà sono il principale e più evidente segno di debolezza di ogni forma di autorità. Non solo dei governi, ma di qualsiasi “potere” civile o religioso.

Professoressa, crede che le riforme promosse dal principe ereditario Mohammad bin Salman in Arabia Saudita siano reali o solo “di facciata”?
In tutta onestà, io credo che il programma promosso da Mbs [acronimo con cui viene identificato il numero due del regno wahhabita] sia un progetto reale e fattivo di riforma. Certo, ci vorrà del tempo, e non si può dire quanto, perché dia i propri frutti e perché venga applicato in ogni suo aspetto. Del resto, come in ogni altro Paese e in ogni cultura radicata, i progetti di riforma e i programmi di cambiamento hanno bisogno di tempo perché siano assimilati senza creare strappi, divisioni, controversie o violenze.

Fra queste vi è la “tutela maschile”: anche questa potrà essere superata?
Penso proprio di sì, un giorno anche questa pratica verrà eliminata dal regno saudita.

Concludendo, in questi anni di Primavere arabe, guerre, estremismi e violenze in Medio oriente, qualcosa è cambiato per la donna?
Certo! Sono convinta che le molti aspetti della vita siano cambiati, tanto per gli uomini quanto per le donne, partendo proprio dalla Primavera araba. Abbiamo assistito a svolte epocali, alcune di maggiore successo rispetto ad altre, che non possono essere ristrette a categorie di genere ma finiscono per abbracciare intere nazioni.


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