Forse c’è una lobby segreta che vuole annientare l’industria sempre troppo fiorente dei lavoretti scolastici per la Festa della Mamma. Purtroppo no: quella che canta la “provocatoria” – se lo dite voi… – campagna pubblicitaria della Control è la solita solfa della più malintesa delle liberazioni già compiute, quella sessuale.
In effetti, il maggior produttore di profilattici al mondo sembra un soggetto titolato a parlare di promozione del piacere femminile, quello che la barriera in lattice non fa altro che ridurre e separare dalla sua possibilità più esaltante, il concepimento di un nuovo essere umano. “La mamma non si tocca. O forse sì” non è uno slogan geniale, ma una battuta da frequentatori di bar dopo un paio di bianchi. Offensivo senza dubbio, ma ancora di più falso, anacronistico e trasgressivo come una cover band di quarantenni che spacca chitarre sul palco, alla sagra del risotto.
Altro che trovata coraggiosa, come si legge in alcuni commenti sui social dove, poverini, sono stati costretti a spostare la comunicazione dopo il divieto di affissione dei manifesti: è imbarazzante per il creativo che, è solo un’ipotesi, si è affezionato troppo al copy.
E inoltre: a chi sarebbe rivolta questa campagna? Ce lo vedete un bambino a spendere i soldi delle sue mance di Natale per procurare un dildo alla sua mamma? Ci pareva fossimo tutti d’accordo che i minori sono già esposti a forme di abuso più che sufficienti.
Forse gli spiritosoni dell’agenzia creativa che ha realizzato lo spot non hanno riflettuto su un fatto piuttosto semplice: se una donna è madre è perché, molto probabilmente e più spesso di quanto pensino, vive una sessualità tutt’altro che episodica e decisamente più piacevole di chi si arrabatta a rimediare incontri occasionali o si rassegna a ripiegare sul fai da te (altro che masturbation gap).
Non ci servono ottusi distruttori di tabù (quali tabù sono rimasti che così aggiorniamo l’elenco?), basta guardare la realtà: la donna vive già entrambe le dimensioni, la materna e l’erotica, grazie alla relazione con l’uomo, vero bullizzato di questa campagna.
Ma per fortuna siamo in un paese libero e possiamo scegliere. Perché allora non regalare alle madri così stressate una tazza con la scritta ispirata ad uno dei più atroci infanticidi che la memoria collettiva ricordi ,«Un po’ la Franzoni la capisco»?
Quindi, secondo quest’altra carinissima idea-regalo, dovrebbe farci ridere pensare che l’esasperazione e la stanchezza delle mamme con bambini molto piccoli e nessun aiuto venga associata a un fatto tanto orribile.
Basta, ci avete rotto.
Viva i piatti decorati malissimo con tempera acrilica e i portafoto di mollette sbrodolate di vinavil.
E soprattutto “Viva la mamma”, quella normale.
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