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Trento. Contro l’utero in affitto sdoganato per via giudiziaria, le Sentinelle scendono in piazza
NEWS 7 Marzo 2017    

Trento. Contro l’utero in affitto sdoganato per via giudiziaria, le Sentinelle scendono in piazza

da Sentinelle in Piedi
 
Trento, 8 marzo: la mamma non si cancella

Un’altra decisione della magistratura ha violato la legge e la Costituzione, affermato una menzogna e leso, nell’indifferenza generale, i diritti fondamentali dei più piccoli legittimando l’operato di chi li ha resi merce e strappati alla mamma.

Ecco perché le Sentinelle in Piedi scendono in piazza a Trento, di fronte al Palazzo di Giustizia in via Largo Pigarelli, l’8 marzo alle 11.30

Il 23 febbraio, la prima sezione della Corte d’Appello, con un’ordinanza, ha dato ragione a una cosiddetta coppia gay che chiedeva di trascrivere in Italia l’atto di nascita di due gemelli – ottenuti all’estero attraverso la pratica dell’utero in affitto – nel quale i bambini figurano come figli di “due padri”, nonostante l’assenza di legame genetico con uno dei due committenti. Ma all’applicazione di una norma chiarissima, che ha il suo fondamento nella tutela del bene comune e nell’ovvia verità che i bambini sono figli di chi li ha generati, i giudici d’Appello hanno preferito una decisione ideologicamente “creativa”. La Corte afferma infatti di aver sancito questa ingiustizia per motivi che vanno ricercati “esclusivamente nei principi supremi e/o fondamentali della nostra carta costituzionale”.

 
Ricordiamo alla Corte che proprio la nostra Costituzione riconosce all’articolo 29 “i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”: fino a prova contraria, due uomini non possono contrarre matrimonio e il ricorso a una pratica disumana e artificiale come l’utero in affitto non fa di loro una società naturale. Non c’è sentenza o legge, né italiana né straniera, che possa cambiare questa realtà. La Corte parla di tutela dell’«interesse superiore del minore» e cita la Convenzione sui diritti dell’infanzia, ma non ricorda che proprio quella Convenzione ribadisce che il fanciullo ha il diritto di “conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi”. E dov’è qui il diritto dei due gemelli e di tutti gli altri bambini indifesi che, a causa di ordinanze assurde come questa, verranno privati della possibilità di crescere con la loro mamma? Quale «interesse superiore del minore» ci può essere nel rendere deliberatamente orfano un bambino alla nascita? L’unico «interesse superiore» che vediamo in questo caso è l’egoismo di due adulti che alimenta il business di ricche cliniche private, alle quali non importa nulla della dignità delle donne né tantomeno dei bambini. Decisioni come quella della Corte d’Appello di Trento si rendono complici del proliferare di questo sistema ingiusto e violento verso i più piccoli e i più fragili.

Nel motivare la sua decisione la Corte riconosce che la maternità surrogata è vietata in Italia dalla legge, ma con un’incredibile acrobazia logica arriva a dire che questo divieto “non è sufficiente per negare effetti nel nostro ordinamento” all’atto di nascita redatto all’estero. Ma a che cosa serve fare leggi in Italia se poi dei giudici, che dovrebbero farle rispettare, ordinano la trascrizione di un atto straniero contrario alle nostre leggi? E dei giudici che ratificano degli atti contrari alla legge (fondati su pratiche contrarie alla dignità umana), quale legittimità hanno? La legge 40/2004, è bene ricordarlo, prevede la reclusione fino a due anni e una multa fino a un milione di euro per chiunque “in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza” la maternità surrogata: ma queste sanzioni non sono mai state applicate dai nostri giudici.

Ma soprattutto, se anche la legge arrivasse ad affermare il contrario, quand’anche lo mettessero per iscritto tutti i tribunali del mondo, un bambino non ha, non può avere e non avrà mai due papà. Non c’è affermazione che possa cambiare questa realtà. Non c’è testardaggine che possa cancellare la verità che si impone da sé.

Ecco perché le Sentinelle in Piedi scendono in piazza. Per amore della verità che si cerca ostinatamente di cancellare e in difesa di quei bambini a cui è stata strappata la mamma, noi vogliamo lottare per il loro diritto a non essere venduti e a stare con chi li ha generati, noi vogliamo avere una risposta per loro quando, una volta cresciuti, ci chiederanno: “Dove eri mentre accadeva tutto questo?”.

Scendiamo in piazza in una giornata particolare, quella dell’8 marzo, la festa della donna. Che il mondo oggi pretende di celebrare annientando la sua vocazione primaria, quella di madre, di grembo che genera, di seno che nutre, di mamma che cresce. Che senso ha oggi celebrare la donna senza denunciare chi le donne le rende schiave usando una parte del corpo – l’utero – per produrre un bambino e impossessarsene strappandolo alla madre stessa? Non è questa forse la più abominevole delle violenze di fronte a cui, oggi più che mai, dovremmo alzarci tutti, scendere in piazza e dire “no”? Se non ci mobilitiamo per difendere la grandezza della maternità, se non ci mobilitiamo per i bambini e per il diritto ad affermare questa grandiosa verità che ci precede, per cosa lo faremo?

MERCOLEDì 8 MARZO, ORE 11:30, DI FRONTE AL TRIBUNALE DI TRENTO