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Vaccini, fuori dall’Italia fare domande non è peccato
NEWS 24 Agosto 2021    di Raffaella Frullone

Vaccini, fuori dall’Italia fare domande non è peccato

«Israele, una volta modello per sconfiggere il Covid, affronta una nuova ondata di infezioni – Una delle società più vaccinate, ha ora uno dei più alti tassi di infezione al mondo, sollevando dubbi sull’efficacia del vaccino». A titolare così non è una fonte “no vax”, ma è il New York Times, il più importante quotidiano liberal del mondo, che mette nero su bianco, parlando del vaccino, l’espressione «sollevare dubbi». Nell’articolo, firmato il 18 agosto da Isabel Kershner, si legge che nel Paese «il numero dei decessi è aumentato nell’ultimo mese con l’aumento dei tassi di infezione». Israele, il Paese appunto con il più alto tasso di vaccinati al mondo o quasi è nel pieno di una nuova e inaspettata ondata di Covid al punto che il primo ministro israeliano, Naftali Bennet, ha lanciato un appello ai cittadini a sottoporsi alla terza dose di vaccino (oltre un milione di persone su 9 milioni di abitanti lo ha già fatto). E lo ha fatto anche attraverso un tweet che contiene un’affermazione che in Italia suonerebbe anch’essa “no vax”: «Se sono passati cinque mesi dal secondo vaccino, non sei protetto». Ma come cinque, non erano nove i mesi da noi? O almeno sei? Quanti sono esattamente?

Il New York Times non è l’unico prestigioso organo di informazione a scrivere cose bandite dal mainstream nostrano. L’agenzia Bloomberg, voce di Wall Street, soltanto tre giorni dopo titolava «Variante Delta, i vaccinati sono preoccupati e gli scienziati non hanno le risposte». Nell’articolo si legge: «Sebbene sia evidente che la vaccinazione fornisca ancora una potente protezione contro il virus, c’è una crescente preoccupazione che le persone vaccinate possano essere più vulnerabili a malattie gravi di quanto si pensasse in precedenza. C’è una carenza di studi scientifici con risposte concrete, che lasciano i responsabili delle politiche pubbliche e i dirigenti aziendali a formulare piani basati su informazioni frammentate. Mentre alcuni stanno rinnovando i mandati delle maschere o ritardando le riaperture degli uffici, altri citano la mancanza di chiarezza per giustificare il mantenimento della rotta. Può sembrare tutto un disastro». Un tono decisamente lontano dalle grandi testate di casa nostra che certo non scriverebbero mai che c’è «una carenza di studi scientifici con risposte concrete». Ancora: «Uno dei focolai più noti tra le persone vaccinate si è verificato nella piccola cittadina balneare di Provincetown, nel Massachusetts, quando migliaia di vaccinati e non vaccinati si sono riuniti sulle piste da ballo e alle feste in casa durante il fine settimana del 4 luglio per festeggiare, quello sembrava come un punto di svolta nella pandemia. Circa tre quarti delle 469 infezioni erano tra le persone vaccinate». Così è.

Nella stessa settimana, il 19 agosto, il British Medical Journal, una delle più autorevoli riviste mediche internazionali, ha pubblicato un articolo di questo tenore: «Covid-19: i dati indicano che le persone completamente vaccinate possono trasportare tanto virus delta quanto le persone non vaccinate». Nello scritto si presenta uno studio dell’Università di Oxford: «Sebbene le persone che hanno completato il ciclo vaccinale abbiano un rischio inferiore di contrarre l’infezione, se infette dalla variante delta possono contagiare allo stesso livello delle persone non vaccinate, dicono i dati. Gli autori hanno affermato che le implicazioni per la trasmissione non erano ancora chiare, ma hanno suggerito che il potenziale per gli individui completamente vaccinati di trasmettere il virus ad altri renderebbe più difficile il raggiungimento dell’immunità di gregge».

Mentre a casa nostra “gli esperti” si muovono in modo quasi militaresco, fuori dai nostri confini la scienza, tanto sbandierata, si fa delle domande sul vaccino. Saranno “no vax” pure loro? O forse domandare è lecito, dubitare è lecito. Ammetterlo è solo buon senso.


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