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Venezuela in ginocchio. I vescovi chiedono di lasciar entrare gli aiuti
NEWS 25 Febbraio 2019    di Redazione

Venezuela in ginocchio. I vescovi chiedono di lasciar entrare gli aiuti

“Ascoltate il grido della gente, lasciate entrare e distribuire gli aiuti umanitari in pace!” chiedono i Vescovi del Venezuela in un documento reso noto il 21 febbraio. La Presidenza della Conferenza episcopale venezuelana ha pubblicato una Dichiarazione, pervenuta all’Agenzia Fides, articolata in 8 punti, sulla grave situazione attuale.
“Il deterioramento generale delle condizioni di vita ha portato il paese a situazioni limite, in particolare nel campo dell’alimentazione e della sanità – è scritto nel testo -. La Chiesa, nelle sue varie articolazioni (il Papa, la Santa Sede, la Conferenza episcopale, i religiosi e il Consiglio dei laici) ha spesso chiesto la possibilità di aprire un canale umanitario. La risposta è sempre stata un clamoroso ‘no’. Attualmente l’Assemblea nazionale, rappresentando legittimamente il popolo venezuelano, ha preso l’iniziativa di organizzare questo aiuto con la partecipazione di diversi paesi e nazioni sorelle”.
Il testo prosegue: “Il paese ha bisogno di aiuti umanitari. Il regime è obbligato a soddisfare le necessità della popolazione e a facilitare l’ingresso e la distribuzione degli aiuti, evitando qualsiasi tipo di violenza repressiva. Chiedere e ricevere aiuto non è un tradimento della patria; piuttosto è un dovere morale che riguarda tutti noi, date le drammatiche carenze e le urgenze sofferte dal popolo venezuelano”.
S“Ripetiamo quanto affermato nel comunicato della Caritas del Venezuela del 4 febbraio 2019 – scrivono i Vescovi -. La possibilità di aiuti umanitari ha generato molte aspettative a causa dei grandi bisogni della popolazione in materia alimentare e sanitaria. Vogliamo ricordare che gli aiuti sono guidati da protocolli accettati a livello internazionale per rispondere a situazioni di grave crisi. Non sono al servizio di interessi politici, ma piuttosto degli interessi delle persone più vulnerabili. Non risolvono tutti i problemi della popolazione. L’aiuto consiste principalmente in razioni di emergenza e integratori per bambini e anziani con deficit nutrizionale e in forniture mediche, principalmente terapeutiche. È limitato nella copertura e nel tempo. È sempre sussidiario e non sostituisce ciò che lo Stato deve fare con le sue risorse”.
I Vescovi ribadiscono l’impegno della Caritas e di altre organizzazioni, a ricevere e distribuire gli aiuti umanitari, mettendo a disposizione la sua esperienza e le sue capacità, nel rispetto dei diritti umani e dei principi umanitari.
“Siamo contro tutti i tipi di violenza – afferma la Conferenza episcopale -. Invitiamo le Forze Armate Nazionali a mettersi dalla parte della città a cui appartengono. Il giuramento di applicare la Costituzione fatto dai membri dell’establishment militare ha come principale destinatario il popolo venezuelano: è l’impegno a difenderlo, a proteggere i suoi diritti inalienabili e a far brillare la sua dignità umana. In coscienza, non devono rispettare gli ordini che tentano di sfidare la vita e la sicurezza della popolazione. In queste circostanze, devono consentire l’ingresso e la distribuzione di aiuti internazionali”.
Infine sottolineano che “nessuna violenza o manipolazione dovrebbe crearsi tra i cittadini” in quanto degli aiuti umanitari “potranno beneficiare molte persone che sono in situazioni estreme”, e chiedono l’intercessione di Nostra Signora di Coromoto “in questo tempo di tante speranze per il paese”. (fonte: Agenzia Fides, 22/02/2019)

Ieri, 24 febbraio, monsignor Mario Moronta, vescovo di Cristobal, ha affermato che è rimasto inascoltato l’appello dei vescovi alle autorità perché lasciassero entrare gli aiuti, così necessari alla popolazione stremata del Venezuela: “In nome di Dio, non alzate la voce né attaccate con le armi chi cerca di fare il bene” del Paese. Il presule ha esortato con forza esercito e polizia ad “agire secondo la Costituzione e la legge” e a “non sparare contro il popolo” perché – ha detto – “anche voi siete popolo”: “rispettate, proteggete” il vostro popolo. Il sangue dei fratelli – ha proseguito – “grida giustizia davanti a Dio”, “cessi la violenza tra di noi”, “la gente non uccida i fratelli dello stesso popolo”, la Chiesa “vi chiede unità” e “convivenza pacifica”. Mons. Moronta ha espresso anche la sua solidarietà agli indigeni “vessati, disprezzati”, “morti e feriti” negli scontri avvenuti nei giorni scorsi sul confine brasiliano. (fonte: Vatican news)


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