di Michele Brambilla
Una tra le categorie più antiche della Chiesa sono le vergini consacrate.
Fin dai primi secoli, infatti, si trovò chi, tra le donne cristiane, desiderasse consacrarsi al Signore con speciali voti. S. Ambrogio, che in casa aveva l’esempio della sorella maggiore Marcellina, da vescovo di Milano fu un grande propugnatore di questa particolare forma di dedizione alla Chiesa, che all’epoca non comportava necessariamente l’allontanamento dalle pareti domestiche, o dal mestiere quotidiano, e la vita comunitaria. Il 31 maggio 1970 Paolo VI promulgò il nuovo Rito della consacrazione delle vergini, rimettendo in auge un tipo di “monachesimo” cittadino che non contemplava l’ingresso negli ordini religiosi sorti nel frattempo, ma, in compenso, trovava come sbocco naturale la pastorale ordinaria delle parrocchie.
Le consacrate dell’ordo virginum (non un ordine particolare, come detto, ma un ordinamento speciale all’interno della Chiesa diocesana, di diretta competenza del vescovo) in Italia assommano a circa 650, di tutte le età. Il territorio ambrosiano, per cultura locale, si è dimostrato particolarmente ricettivo, superando la stessa Roma: le vergini milanesi sono infatti 105, le più numerose a livello nazionale.
Dal 27 al 30 agosto, nei chiostri del Seminario Arcivescovile, si è tenuta l’assise delle vergini a Milano.
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