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Veritatis splendor, un giudizio sulla teologia morale che si oppone alla dottrina
NEWS 4 Agosto 2019    di Redazione

Veritatis splendor, un giudizio sulla teologia morale che si oppone alla dottrina

Il 6 agosto 1993 usciva l’enciclica Veritatis Splendor. Pubblichiamo di seguito una sintesi della presentazione della stessa fatta dal cardinale Georges Cottier, che partecipò in prima persona ai lavori di stesura.

di Georges Cottier*

L’enciclica Veritatis splendor del 6 agosto 1993 intende precisare alcune «questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa». […] La crisi della teologia è la ripercussione della frattura, a livello culturale, sotto l’influsso di diverse correnti di pensiero, tra libertà e verità, per le quali la libertà, nella sua completa autonomia, sarebbe creatrice di valori. Nessun teologo difende una posizione così estrema. Ma alcuni hanno posto, nell’ambito di comportamenti che chiamano “inframondani” un’autonomia della ragione che vuole significare, da parte della ragione, la capacità di creare delle norme morali riguardanti il “bene umano” indipendentemente dalla Rivelazione e dal Magistero. […] La crisi del legame intrinseco tra fede e morale concerne direttamente la teologia con delle conseguenze pastorali evidenti. […]

Il primo capitolo è una meditazione della Sacra Scrittura […]: è verso Cristo che dobbiamo rivolgere il nostro sguardo per rispondere alla questione morale.

Il secondo capitolo enuncia alcuni principi tramite i quali è possibile portare un giudizio su alcune tendenze attuali della teologia morale che sono in opposizione alla “sana dottrina”. […] Il problema fondamentale è il rapporto della libertà umana con la verità […]: la morale e le sue esigenze si comprendono soltanto partendo dalla visione dell’uomo come immagine di Dio. Va da sé che il modo di comprendere il rapporto tra la libertà e la verità ha un’incidenza diretta sul modo di concepire il rapporto tra la libertà e la legge. […] La legge naturale è la partecipazione nella creatura ragionevole della legge eterna, sottolineando l’essenziale subordinazione della ragione e della legge umana alla Sapienza di Dio e alla Sua Legge (cf. n. 44). […] L’enciclica ricorda <quindi> le grandi linee della dottrina cristiana sulla coscienza. Questa è testimone per l’uomo della sua fedeltà o infedeltà nei riguardi della legge […]. Nella teologia morale l’oggetto indica il termine della volontà deliberata. La ragione presenta alla volontà alcuni oggetti di scelta come conformi o contrari alla legge morale. […]

Il terzo capitolo, alla luce di quanto precede, ricava importanti conclusioni pastorali. La formazione della coscienza morale rientra nel grande progetto della nuova evangelizzazione, che deve essere opera di tutta la Chiesa, “popolo profetico”. In questo quadro, i teologi moralisti hanno una missione propria. La formazione della coscienza morale è essenziale per la santità della persona (cf. n. 88-94) ed è la condizione di una vita sociale degna dell’uomo (cf. n. 95-101). I cristiani sono invitati a riscoprire «la novità della loro fede e la sua forza di giudizio di fronte alla cultura dominante e invadente» (n.88).

*Cardinale e teologo svizzero dell’Ordine dei frati predicatori (1922-2016)


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