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I vescovi argentini indicano 13 norme per riaprire le messe ai fedeli
NEWS 24 Aprile 2020    

I vescovi argentini indicano 13 norme per riaprire le messe ai fedeli

Esiste un modo per celebrare la messa che rende quasi nulli i rischi, anzi, sarebbero addirittura inferiori rispetto alle code infinite che siamo costretti a fare per entrare al supermercato. Questo è quanto affermato dai vescovi argentini, come riportato da Acistampa, in una lettera del presidente della Commissione della Conferenza Episcopale per la fede e la cultura, Victor Manuel Fernandez, Arcivescovo di La Plata, proponendo una soluzione concreta per risolvere l’accesso alla Santa Messa.

È significativo che queste indicazioni arrivino proprio dall’Argentina di papa Francesco e a firma di monsignor Fernandez, uno dei teologi e pastori considerati più vicini al pontefice argentino (spesso considerato anche un suo ghostwriter in vari documenti del magistero)

«Come ha detto il Santo Padre, in questo contesto non possiamo più pensare di salvarci da soli, ma quando pensiamo di sostenere la vita interiore dei fedeli e di incoraggiarne la crescita, ci troviamo con la seria difficoltà di vederli privati ​​dell’Eucaristia per lungo tempo, prevedendo anche che questa situazione potrebbe durare per diversi mesi».

Citando San Giovanni Crisostomo i vescovi hanno sottolineato che «Puoi anche pregare a casa; Tuttavia, non puoi pregare come nella Chiesa, dove i fratelli si riuniscono».

I vescovi argentini hanno quindi deciso di proporre alle autorità una serie di regole obbligatorie che potrebbero facilitare la riapertura della celebrazione eucaristica con i fedeli: «Fondamentalmente si tratta di proporre che, come già fatto a Buenos Aires, la Messa venga celebrata con un numero limitato di persone e che si prenda cura delle distanze necessarie, in modo che non possa più essere definita come un atto di massa».

Di conseguenza i vescovi argentini prendono l’impegno di assicurare:

1) che ci sia una distanza di due metri tra le persone, sia ai lati che dietro e avanti. Ciò richiederà la rimozione o l’annullamento della metà dei banchi

2) che non vi siano più di due persone per panca

3) che una volta riempiti i banchi in questo modo, l’ingresso di più persone non sia accettato.

4) che nelle chiese dove di solito c’è un maggior afflusso di persone si moltiplichi il numero delle Messe, in modo che i fedeli siano distribuiti tra sabato e domenica in momenti diversi. Data la capillarità e la vicinanza delle chiese, ciò non influirà sul trasporto.

5) che la Messa non sia celebrata con i fedeli nei santuari più visitati a causa della difficoltà di stabilire un tale controllo. In questi casi, solo gli agenti pastorali che servono nella comunità possono essere invitati a porte chiuse.

6) che alla Messa non vi sia alcuna fila per ricevere la Comunione, ma che i ministri si avvicinano alle persone situate alle estremità delle panchine e mettano l’Eucaristia nel palmo delle mani.

7) che ogni ministro che si avvicina alla comunione si lavi le mani prima e dopo con sapone e metta del gel alcolico.

8) che il saluto della pace e tutti i contatti fisici siano omessi

9) che le messe durino non più di 40 minuti.

10) che l’uscita dal tempio è progressiva e che si evitano i saluti.

11) che le intenzioni per la messa siano ricevute in precedenza solo per telefono, posta o messaggi.

12) che coloro che a causa della loro età non sono in grado di partecipare possano ricevere la comunione nelle loro case.

13) che la dispensa del precetto della domenica sia temporaneamente mantenuta, in modo che le persone che preferiscono le cure estreme non si sentano obbligate a partecipare.

L’obbiettivo dei vescovi argentini è quindi giocare di anticipo, farsi trovare pronti, con un piano di azione che garantisca il rispetto delle distanze e delle normative vigenti, per dimostrare alle autorità che la partecipazione del fedeli alla messa è assolutamente possibile.