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Vescovi Paesi Ue: «L’aborto non potrà mai essere un diritto fondamentale»
NEWS 10 Aprile 2024    di Redazione

Vescovi Paesi Ue: «L’aborto non potrà mai essere un diritto fondamentale»

Dopo che la Francia il 4 marzo scorso con voto favorevole di Camera e Senato è diventata il primo Paese al mondo a introdurre nella Costituzione l’aborto come diritto, l’Unione europea domani si appresta a votare una risoluzione simile per inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.

All’indomani della pubblicazione della dichiarazione Dignitas infinita da parte della Congregazione per la dottrina della fede oggi la Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea) ribadisce in una nota dal titolo “Sì alla promozione della donna e al diritto alla vita, no all’aborto e all’imposizione ideologica”: «L’aborto non potrà mai essere un diritto fondamentale. Il diritto alla vita è il pilastro fondamentale di tutti gli altri diritti umani, in particolare il diritto alla vita delle persone più vulnerabili, fragili e indifese, come il bambino non ancora nato nel grembo della madre, il migrante, l’anziano, la persona con disabilità e i malati«

«Dal punto di vista della Chiesa è inaccettabile», così padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece, definisce la proposta di risoluzione. «Per vari motivi», spiega ancora, «in primo luogo perché si confonde sempre la promozione della donna, dei diritti e delle libertà della donna, con la promozione dell’aborto. Sono due cose totalmente diverse e noi lavoriamo per una Europa, in cui essere madri non significhi un problema per la propria vita professionale, sociale, e personale. Non si possono confondere i due ambiti della promozione della donna e della promozione dell’aborto, come a volte si fa». 

«La promozione delle donne e dei loro diritti», argomentano i vescovi europei, «non è collegata alla promozione dell’aborto. Lavoriamo per un’Europa dove le donne possano vivere la maternità liberamente e come un dono per loro e per la società e dove essere madre non sia in alcun modo una limitazione per la vita personale, sociale e professionale».

Riprendendo poi la dichiarazione Dignitas infinita dove è incontrovertibile la definizione di aborto definito tra i «peggiori delitti contro la vita», i vescovi della Comece affermano: «La Chiesa lo ha sempre insegnato con coerenza: “Si deve quindi affermare con tutta forza e chiarezza, anche nel nostro tempo, che questa difesa della vita non nata è strettamente legata alla difesa di ogni altro diritto umano. Comporta la convinzione che l’essere umano è sempre sacro e inviolabile, in ogni situazione e in ogni fase dello sviluppo. L’essere umano è fine a se stesso e non è mai un mezzo per risolvere altri problemi. Se questa convinzione viene meno, vengono meno anche le basi solide e durature per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti ai capricci passeggeri dei potenti”».

La Comece segnala poi il controsenso che la votazione di domani pone in essere, invitando a tenere conto del preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue laddove si afferma che va rispettata «la diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli d’Europa» nonché «le tradizioni costituzionali e gli obblighi internazionali comuni agli Stati membri». Pertanto, posto che «l’Unione europea non può imporre ad altri, all’interno e all’esterno dei suoi confini, posizioni ideologiche sulla persona umana, sulla sessualità e sul genere, sul matrimonio e sulla famiglia, ecc.», i vescovi riaffermano con forza: «La Carta dei diritti fondamentali dell’Ue non può includere diritti che non sono riconosciuti da tutti e che sono divisivi. Non esiste un diritto riconosciuto all’aborto nel diritto europeo o internazionale e il modo in cui questo tema è trattato nelle Costituzioni e nelle leggi degli Stati membri varia notevolmente».

La dichiarazione è firmata da mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina (Italia), presidente della Comece e dai vice presidenti mons. Antoine Hérouard, arcivescovo di Digione (Francia), mons. Nuno Brás da Silva Martins, vescovo di Funchal (Portogallo), mons. Czeslaw Kozon, vescovo di Copenaghen (Scandinavia) e mons. Rimantas Norvila, vescovo di Vilkaviškis (Lituania).

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(Fonte foto: Facebook)