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Vescovo ucraino: «Il rosario è l’arma che può fermare la guerra»
NEWS 8 Agosto 2022    di Redazione

Vescovo ucraino: «Il rosario è l’arma che può fermare la guerra»

È il rosario «l’arma più potente contro il male». Monsignor Jan Sobilo, vescovo ausiliare della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia, in Ucraina, lo ha ricordato alle migliaia di giovani che hanno partecipato al Festival Internazionale della Gioventù a Medjugorje lo scorso 2 agosto, durante il secondo giorno del 33° Mladifest.

La sua testimonianza ha mostrato come la via della pace è innanzitutto una via spirituale e di conversione a cui tutti sono chiamati.

«Ogni peccato grave è come un terribile missile che distrugge città e persone in una guerra. In altre parole, a causa dei miei peccati gravi sono anche responsabile della continuazione della guerra», ha ricordato il vescovo in un passaggio del suo intervento. Ma, «con la mia conversione posso distruggere questa arma dello spirito maligno. La mia preghiera del cuore e il digiuno nell’umiltà e nel silenzio hanno il potere di fermare le guerre».

«I soldati con cui comunico spesso, ultimamente mi dicono che nei momenti più terribili in cui le persone perdono la speranza, l’aiuto viene dal Cielo. Si rendono conto che la preghiera, il digiuno, e il manto della Purissima Vergine Maria che li avvolge, li proteggono dalle ferite e dalla morte».

«I nostri soldati si affidano a un’arma molto potente: la corona del rosario. Capita spesso di vederli con il rosario al collo che tengono vicino al cuore. Il rosario è, infatti, molto simile alla fionda di David e alla cinque pietre che teneva nella borsa e che ha usato per sconfiggere Golia.

Il male oggi sembra potente come Golia, e a volte pensiamo che sia impossibile sconfiggerlo e che ci mancano forza e armi. Ma recitando il rosario, la confessione frequente, la Santa Comunione e la parola di Dio, Dio vince grazie alla nostra preghiera e fedeltà. Ecco perché il nostro compito oggi è restare fedeli alla Madre di Dio ed essere fedeli a Dio che può tutto, anche nelle circostanze più difficili di questa guerra».

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