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Will Smith vince l’Oscar e il round per difendere la moglie
NEWS 28 Marzo 2022    di Federica Di Vito

Will Smith vince l’Oscar e il round per difendere la moglie

Notte degli Oscar 2022, 94esima edizione. Will Smith vince la statuetta come miglior attore protagonista, ma ruba la scena non solo per questo. Assistiamo a un momento di tensione che all’inizio sarebbe potuto sembrare una gag preparata tra l’attore e il comico Chris Rock.

Una battuta infelice sulla moglie di Smith e Rock si è beccato un bel pugno in faccia, di quelli che non ti aspetti. O forse sì? In fondo ha toccato dei nervi scoperti che portano a facili conseguenze. Vorrei vedere noi al suo posto. Il comico, mentre presentava il miglior documentario, ha fatto una battuta rivolgendosi agli Smith. Jada Pinkett Smith, attrice 50enne, soffre di alopecia da anni e per questo si vede costretta a rasarsi a zero i capelli. Chris Rock si è macchiato di mediocre comicità quando ha spiegato di non vedere l’ora di vederla recitare in “Soldato Jane 2”, rievocando così il celebre film in cui Demi Moore si arruola in marina e si rasa la testa a zero. Beh, la battuta, già di per sé di cattivo gusto, non è andata giù al marito – e neanche alla signora Smith, a giudicare dai suoi occhi alzati al cielo – che si è alzato e con risolutezza gli ha sferrato un destro per poi esclamare «Togliti il nome di mia moglie dalla tua fottuta bocca».

Quella a cui abbiamo assistito non è di certo una lezione di stile, ma piuttosto il riflesso di uno degli istinti più ancestrali dell’uomo: la difesa della propria donna da parte di un uomo. Non c’è nulla di nuovo o di originale. O forse sì? Potremmo rispondere tranquillamente di sì. Perché oggi due più due non fa sempre quattro. E allora proviamo a dire il non detto della questione. Lungi da noi voler approvare un gesto violento o idolatrare Will Smith come marito, ma forse è venuta fuori una verità oggi scomoda. Oggi l’uomo viene posto sul piedistallo quando è tutto fuorché virile. Quella dose di mascolinità anche un po’ forte, deve essere nascosta e sostituita da una sensibilità quasi forzata. Da un’empatia con la donna che non nasce dalla sincera alleanza tra diversità, ma da quella “parità” sventolata ai quattro venti che di uguaglianza e rispetto ha ben poco.

Già si sentono i cori di “femministe” urlare allo scandalo. «Si sarebbe potuta difendere da sola», «Violenza!», «My body, my choice», ah no, aspetta questa non c’entra, ma dà quel tocco di emancipazione che ci sta sempre bene. Che poi voglio ben vedere se fosse stata una di loro a essere difesa da Will Smith, ma neanche questo si può dire che poi si pecca di sessismo. Ma chiediamocelo. Chiediamoci da donne che cos’è che abita il nostro cuore. Se quest’orgoglio cieco di volerci vedere a tutti i costi forti, indipendenti e pronte a cavarcela da sole ci viene in realtà imposto dall’esterno, dalla teoria resa universale che dell’uomo in fondo in fondo potremmo farne a meno.

E allora a chi affermerà che Will Smith ha impugnato la clava con questo suo gesto così medioevale, sarebbe da dire che forse forse non è strano. E forse quella violenza è il risultato di quando si nasconde per troppo tempo la polvere sotto al tappeto col risultato che prima o poi salterà fuori brutalmente. Se imparassimo a riscoprire che l’uomo è l’uomo e che la donna è la donna, la smetteremmo di recitare la parte dell’uomo sensibile a tutti i costi e della donna guerriera impavida di fronte a tutto.


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