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YouTube censura LifeSiteNews
NEWS 12 Febbraio 2021    di Giuliano Guzzo

YouTube censura LifeSiteNews

No, purtroppo la cacciata di Donald Trump dai principali social network non è stata causale né isolata. Al contrario, si può dire che, da settimane, sia in corso una vera e propria campagna di censura e oscuramento, da parte dei giganti della Rete, a danno in generale della galassia culturale conservatrice e, in particolare, di quella pro life. L’ultimo clamoroso esempio lo si è avuto ad opera di YouTube – la celebre piattaforma web fondata il 14 febbraio 2005, che consente la condivisione e visualizzazione in rete di video – con la cancellazione del canale LifeSiteNews.

Ora, che il fatto sia clamoroso lo prova, anzitutto, la realtà di cui si sta parlando. Fondata un quarto di secolo fa, LifeSiteNews non è infatti una realtà tra tante essendo la testata giornalistica online della canadese Campaign Life Coalition; e, come sito web dedicato ai temi di «cultura, vita e famiglia» – divenuto celebre, in ambito pro life, per la rapidità con cui aggiorna le sue notizie – totalizza ogni giorno un grandissimo numero di visite da tutto il mondo. Ebbene, da alcune ore LifeSiteNews non ha più una canale YouTube.

«YouTube», recita infatti una nota apparsa sul sito pro life, «ha appena rimosso completamente il canale YouTube di LifeSiteNews. Questo non è un divieto temporaneo; ogni singolo dei nostri video è completamente sparito. Per fortuna, abbiamo backup di tutti i nostri video, ma questo significa che centinaia di migliaia di persone hanno perso l’accesso ai nostri contenuti che dicono la verità. E noi in questo modo, abbiamo perso l’accesso a più di 300.000 follower». Che dire, una notizia sconvolgente e molto grave per chiunque abbia a cuore la libertà di pensiero, molto prima che la causa pro life.

Tuttavia, non si può purtroppo parlare – non del tutto, almeno – di fulmine a ciel sereno dato che sono ormai alcuni anni che YouTube ha fatto capire, per così dire, da che parte sta. La memoria corre qui al maggio 2018 quando si era verificato un episodio molto sospetto. Alludiamo all’avvenuta sospensione dalla piattaforma dell’account Abortion pill reversal (Apr), a causa di «violazioni ripetute o gravi delle linee guida della community». Di quali «gravi» e «ripetute» violazioni Apr si fosse reso responsabile, però, non era risultato affatto chiaro.

Infatti l’account altro non faceva che promuovere la conoscenza, per l’appunto, dell’«abortion pill reversal», un trattamento – con alte probabilità di successo, peraltro – di «inversione della pillola abortiva» attuabile dalla donna che, assunta la prima delle due pillole abortive che di fatto compongono la Ru486, può arrestare la procedura provando, quindi, a salvare il suo bambino. «È difficile capire perché YouTube consideri il salvataggio dei bambini da una pillola abortiva allo stesso modo dei video sul terrorismo», ebbe a commentare in quell’occasione Jor-El Godsey, presidente dell’associazione pro life Heartbeat International.

Sta di fatto che, alcuni giorni dopo quella sospensione, la celebre piattaforma era tornata sui propri passi scusandosi e riattivando l’account Apr. Quell’episodio, però, non è mai stato dimenticato dai pro life e soprattutto dai pro life americani e canadesi. Ne consegue come la cancellazione del canale LifeSiteNews, se da un lato rappresenta senza dubbio una pessima notizia, dall’altro – quali che siano le eventuali giustificazioni che YouTube tenterà di dare, se le darà – costituisce una ulteriore prova di come i giganti della Rete si stiano sempre più comportando come assoluti padroni della stessa, e cioè come editori sotto mentite spoglie che, in quanto tali, stabiliscono a loro insindacabile giudizio che cosa che va o non va bene.

Per questo, anche se i video di LifeSiteNews non sono fortunatamente andati perduti – e il giornale può comunque contare su Rumble, social incentrato sui video abbastanza simile a YouTube e TikTok, nonché su una seguitissima newsletter – è difficile non accogliere questa notizia con sconcerto. Anche se c’è da temere che ci sia qualcuno e più di qualcuno che, di questa censura, riesce invece a sorridere.


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