Domenica 26 Ottobre 2025

Crisi dell'arte, crisi di fede

 

 

 

 

Un tentativo di leggere il significato di certa arte contemporanea. Che sembra riflettere il proposito luciferino del “non serviam”.

 

 

Perché è nata l'arte "astratta"? Come mai tanta pittura contemporanea rifiuta d'essere figurativa, di dipingere cioè figure (e specialmente la figura umana)? Si suole rispondere che è stata la mac-china fotografica a mettere fine ad ogni realismo in arte. Per sopravvivere alla "riproducibilità tecnica" della realtà, l'artista ha dovuto rivoluzionare il suo linguaggio verso l'informale. Ma un grande critico d'arte, l'austriaco Hans Sedlmayr, ha dato una risposta più inquietante: egli ha visto nello sbocco della pittura verso l'astratto e l'informale il sintomo della profondissima crisi spirituale - ossia religiosa - dell'uomo d'oggi. Questa crisi si rivela in costanti tendenze. La prima e più importante è la tendenza delle arti contemporanee a "separarsi in sfere pure".
Che cosa vuoi dire? Vediamo.
Per secoli, i pittori non hanno dipinto quel che passava loro per la testa. Giotto e Michelangelo dipingevano soggetti indicati dal committente, che di solito era la Chiesa, qualche volta un signore o un re. E soprattutto la chiesa - intesa come "tema" artistico - era il luogo che concentrava in sé tutte le arti: architettura e pittura, arte del vetro, del cesello e dell'arazzo, e persino la musica (il canto gregoriano), tutte cooperavano a fare della chiesa non un edificio qualunque, ma un centro della fede vivente del popolo. La Chiesa serviva Cristo eucaristico, e le arti servivano la Chiesa, ognuna a suo modo, in equa gerarchia. La pittura di Giotto e Michelangelo raccontava storie: storie sacre. La Crocifissione, la cacciata dall'Eden, la Deposizione, la Natività. Leonardo e Raffaello dipinsero anche ritratti di gran signori e di Papi. Tutti loro, in ogni caso, avevano della loro arte un'idea alquanto modesta: la consideravano uno strumento per "raffigurare", non un fine in sé. Men che meno una glorificazione del proprio "io" soggettivo. Ma dall'Ottocento, i pittori hanno preso a voler esprimere l'arte in quanto tale, e a pretendere di esprimere se stessi. L'arte pura. Che cosa c'è di impuro nei dipinti di Giotto? Tanto per cominciare, il soggetto. Il pittore "puro" vuole occuparsi di colori, non di Crocifissi e Natività. Via via, nei quadri del diciannovesimo secolo, la "Madonna col Bambino" scade a "Maternità", poi si secolarizza definitivamente in "Donna che allatta", e infine nel ventesimo secolo si scompone in "Forme colorate nello spazio dinamico", o qualcosa del genere. Il rifiuto del soggetto è, radicalmente, il rifiuto di ogni significato oltre il mero visibile. "Il pittore vede solo ciò che è esteriore", dice Sedlmayr. Ogni significato superiore, il mitico e il trascendente, allegorico e storico, viene escluso. Cèzanne dichiara di voler dipingere il "puro vedere": e lo fa in splendidi quadri, in cui rende magistralmente il fremere di luci ed ombre in un parco d'estate. L'occhio umano tende a "interpretare" quelle macchie cangianti, a dar loro un significato; Cézanne dipinge quel che l'occhio vede senza l'intervento dell'intelligenza. Per prima, l'arte separa i sensi dallo spirito, una separazione che le ideologie materialiste tipiche della modernità (dalla psicanalisi al marxismo) sanciranno più tardi. L'arte, infatti, è un sintomo precoce. La sua malattia preannuncia tutte le altre della modernità.
I dipinti di Giotto e Raffaello contengono elementi non propri della pittura: contengono "architettura", sotto forma di illusione spaziale, di prospettiva. Le loro figure si muovono come su una scena teatrale, sui vari piani di un paesaggio naturale che è possibile "toccare" anche nelle distanze azzurrine di Leonardo: ma la pittura che si pretende "pura" rifiuta quell'illusione "tattile".
Non si occupa di corpi (è il campo della scultura), e quindi evita ogni profondità. La pittura contemporanea, perché vuole essere autonoma, autarchica, assoluta, diventa piatta. Ecco i quadrati colorati (riempiti di colori puri, ossia elementari) di Mondrian, ecco l'informale di Paul Klee, le forme comiche e infantili di Mirò. Ma gli ultimi artisti sono ormai andati oltre: la loro arte è così "pura" che rifiuta il pubblico. Che cosa c'entra il pubblico con la pittura? Ecco perché l'arte d'oggi lo disturba, lo "disgusta" a bella posta (come fece Marchel Duchamps esponendo un pitale). L'arte più pura si rende, letteralmente, inguardabile.
È una parabola triste, che un cattolico dovrebbe riconoscere. Da due secoli l'arte, come Lucifero, ha pronunciato il suo "non serviam" (non servirò); e come lui ha lasciato una lunga scia di fuoco e di fumo, all'inizio meravigliosa, e infine un carbone annerito; la bella intelligenza ridotta a un balbettio puerile, la volontà d'auto-espressione autonoma e "libera" da ogni giogo, ridotta all'insignificanza demente, elementare. Dall'orgoglioso "non serviam", la caduta s'è conclusa nell'inservibilità. L'arte contemporanea non serve a nulla e a nessuno, non soddisfa più alcuna esigenza dell'uomo d'oggi.
Ma quante cose della nostra civiltà sono state trascinate in quella caduta. L'arte "pura" è stata seguita da altre spaventose volontà di "purezza". La razza "pura". La scienza "pura", libera da ogni freno morale. Robespierre volle una religione "pura", il deismo; e ancor oggi tanti buoni cristiani vogliono purificare le chiese da ogni oro, ornamento, dipinto che sostenga l'anima verso l'invisibile. In tutto Sedlmayr addita quel "turbamento primario" che consiste "nello sforzo verso l'autonomia dell'uomo, cioè verso l'uomo puro e il Dio puro, con l'eliminazione nell'uomo di ciò che è soprannaturale, e in Dio di ciò che è personale". La superbia e l'odio di Cristo-persona sarebbero il messaggio segreto dell'arte contemporanea?





RICORDA

Hans Sedlmayr ha elencato le tendenze seguenti nell'arte contemporanea:
· Separazione delle sfere pure (purismo, isolamento)
· Scissione dei contrari, polarizzazione
· Tendenza all'inorganico
· Distacco dal suolo
· Tendenza verso la sfera inferiore
· Abbassamento dell'uomo
· Eliminazione della differenza tra "sopra" e "sotto".
Queste tendenze dell'arte sono anche sintomi di mutamenti avvenuti o in corso nella società, in altri campi: economico, scientifico, ideologico.










IL TIMONE  N. 38 - ANNO VI - Dicembre 2004 - pag. 50 - 51

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