La Evangelical Fellowship of India (EFI), che ha fondato la Religious Liberty Commission (RLC) nel 1998, rappresenta le oltre 45.000 chiese evangeliche della nazione indiana. La Commissione ha, purtroppo, un pessimo risultato da presentare al mondo che riguarda attacchi e discriminazioni messi in atto contro i cristiani nel 2024, mentre il numero totale di incidenti segnalati ha raggiunto quota 840, quattro volte tanto il numero di dieci anni fa, quando il conto totale ammontava a 147 episodi, come riporta Infocatolica. Il numero è peraltro una stima al ribasso, come dice il segretario generale della Commissione. La causa principale sta proprio nell'intensità e sistematicità della persecuzione che porta molte vittime a rinunciare alla denuncia per il timore più che fondato di ritorsioni: «La portata e l'intensità della persecuzione contro i cristiani in India hanno raggiunto livelli critici.Anche con 840 incidenti segnalati, di cui siamo riusciti a verificarne 640, queste cifre rappresentano probabilmente solo una frazione del numero effettivo, poiché molti non vengono denunciati a causa di intimidazioni e paura».Se la fonte primaria delle persecuzioni è di fatto l'odio anti cristiano, le condizioni o i pretesti scatenanti dei singoli incidenti sono le leggi anti-conversione e gli attacchi della folla. I soggetti più zelanti sono gruppi di estremisti indù: «organizzazioni come il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS) e il partito al governo Bharatiya Janata Party (BJP) promuovono una visione nazionalista indù che associa l'identità culturale indiana esclusivamente all'induismo, emarginando così le comunità minoritarie come i cristiani.» Dichiarando falsi tentativi di conversioni forzate, le minoranze cristiane subiscono attacchi violenti fatti di aggressione fisica e distruzione di proprietà. Anche la pacifica celebrazione di culto viene impugnata come provocazione o ricondotta a tentativo di conversione a danno degli induisti. «Secondo il Global Persecution Index dell'organizzazione International Christian Concern, le leggi anti-conversione in vigore in diversi stati indiani servono a "dare una parvenza di legittimità alle richieste della folla e a darle il potere di agire violentemente contro cristiani innocenti".»In una nazione che fatica a consolidare una convivenza laica tra le diverse componenti che la costituiscono, spesso l'appartenenza religiosa viene impugnata come violenta istanza identitaria a danno di tutte le minoranze, mussulmana, sikh e animista comprese. L'ideologia sottesa a questo sistema di violenza e aggressività a danno delle minoranze di altre religioni che non siano quella induista spinge sull'omologazione della popolazione indiana nell'appartenenza alla comunità indù. Indiano vero sarebbe solo chi per nascita appartiene all'induismo. Il potere politico del premier Modi sostenuto dai gruppi induisti estremisti ha scelto di cavalcare in modo strumentale l'elemento religioso a scopo identitario, accettando se non ricercando addirittura l'effetto collaterale dell'incremento di violenza e discriminazione a danno dei cittadini di altre fedi. Anche i nostri fratelli cristiani, cattolici e di altre confessioni, purtroppo, ne stanno pagando un prezzo molto salato. (Fonte foto: screenshot Best documentary, YouTube)
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