Martedì 28 Ottobre 2025

Primo “miracolo” di Papa Leone XIV: edicole di nuovo affollate

Boom dei giornali di carta, ieri. Segno della potenza di una vera notizia (e della bellezza della carta)

primo miracolo
Ha proprio ragione il giornalista Gianluca Veneziani che in un suo recente post, a proposito dell’elezione del nuovo Papa ha fatto notare come un primo miracolo lo abbia già compiuto ovvero l’aver fatto risuscitare almeno per un giorno la carta stampata. Nelle edicole, infatti, tutti i giornali sarebbero andati a ruba per la rincorsa di molti ad accaparrarsi la copia sulla notizia dell’elezione del Papa. Un segno importante anche per noi, rivista cartacea che siamo in edicola a Roma e Milano (qui per abbonarsi) e che a oltre un quarto di secolo, appunto, nella buona stampa su carta crediamo. Eppure, fa notare Veneziani - e lo sottolineiamo anche noi -, non stiamo parlando né dell’elezione di un Capo di Stato (per quanto il Vaticano lo sia) né di un’importante vittoria calcistica ma del vicario di Cristo. Il che, di per sé è già una notizia grande in una società così scristianizzata come la nostra, in cui il cristianesimo, ahinoi, per molti sembra non rispondere alla domanda sul senso della vita. Allora perché il grande clamore di fronte all’elezione del Pontefice? Davvero solo per semplice curiosità o per lanciarsi in mere scommesse osservandone le fattezze, i gesti, ascoltandone il discorso iniziale, sulla linea che prenderà il suo pontificato? Oppure per pura voglia di gossip osservarne l’elezione come un evento spettacolare ed esteticamente bello ed emotivamente coinvolgente, ma da puri spettatori curiosi? Può esserci qualcosa di più che muove le masse, che ha fatto correre la gente per strada, verso piazza San Pietro, dopo aver udito la notizia della sua elezione? E che ha fatto correre alle edicole per averne un ricordo indelebile, grazie alla potenza della carta stampata capace essa sola di trasmettere a pieno emozioni e cura dei dettagli che rafforzano il messaggio comunicativo? E perché anche diverse persone che si professano atee hanno dichiarato sui social di essersi commosse di fronte all’ elezione del vicario di Cristo? Cosa ha unito, come se fossero un cuor solo e un’anima sola tante persone presenti in piazza o incollate allo schermo o ai vari mezzi di comunicazione? Solo un’emozione? Solo un sentimento? Solo una suggestione collettiva? O tutte quelle persone erano accomunate da qualcosa di Altro? Fa strano che tutto ciò avvenga in una società profondamente nichilista e secolarizzata, in cui Dio, almeno apparentemente, viene considerato un fardello ingombrante e persino inutile, di cui abilmente sbarazzarsi, per poter dare sfogo alla tirannia dei propri desideri. Eppure è così, anche in questo mondo oscuro e che a volte sembra davvero senz’anima, a quanto pare c’è ancora un desiderio corale e profondo, capace addirittura di unire i cuori: è quello del Padre. Un Padre che il Papa è chiamato a rappresentare e il cui Volto Gesù è venuto a mostrarci. Evidentemente questo anelito è qualcosa di realmente costitutivo, se volenti a nolenti, il suo grido si fa sentire di fronte ad un evento che lo richiama. E si fa sentire potentemente con quell’apertura del cuore che sa di speranza e che ha fatto esultare tutti, mentre veniva scandito l’emozionante “Habemus Papam”. Abbiamo bisogno di un Papa, perché abbiamo bisogno di un Padre che ci ricordi che nelle tempeste delle vita e ancora di più in quei terribili momenti di “non senso” in cui la nostra vita personale o l’esistenza in generale, sembra una collezione di fallimenti, di strade con i “sentieri interrotti” di heideggeriana memoria, c’è un Orizzonte di senso verso cui proiettare tutto ciò che non capiamo, capace di illuminare quel doloroso “non senso” che a volte la coscienza invade. Allora, se il giorno in cui la Chiesa cattolica ha ritrovato la sua guida, ciò ha coinvolto gran parte della coscienze (che sono corse anche alle edicole) vuole dire che quella guida è desiderata, anzi, anelata, non solo dai credenti ma anche da coloro che pur professandosi non credenti, non possono essere sordi al grido della loro finitezza che chiede, per la sua stessa natura, il compimento, la Pienezza. (Foto: Il Timone/Imageoeconomica) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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