AVVENTO
Sudamerica
Cile, il nuovo presidente è un cattolico con 9 figli
José Antonio Kast ha ottenuto una clamorosa vittoria al secondo turno contro la comunista Jeannette Jara
15 Dicembre 2025 - 12:10
(Imagoeconomica)
Quello del neoeletto presidente del Cile è un risultato che ci lascia ben sperare. Cattolico, membro del Movimento apostolico di Schönstatt, pro-life e padre di nove figli: José Antonio Kast è il nuovo presidente del Cile. Con più di 7,2 milioni di voti diventa il presidente più votato nella storia del Paese, superando il precedente massimo di Sebastián Piñera nel 2017, che si era fermato a 3,796 milioni di voti. La vittoria di Kast rappresenta inoltre la seconda più ampia in una ballottaggio della democrazia cilena, preceduta soltanto da quella di Michelle Bachelet nel 2013.
Dopo essere stato superato alle elezioni generali da Jeannette Jara, candidata del Partito comunista, José Antonio Kast ha annullato il risultato al secondo turno diventando il nuovo presidente. Con il 58,17% dei voti, e in linea con i sondaggi che lo prevedevano vincitore con oltre il 55%, il candidato del Partito repubblicano ha vinto su Jara che ha ottenuto il 41,83%. José Antonio Kast assumerà la presidenza del Cile l'11 marzo 2026, lo stesso giorno è previsto per i parlamentari eletti a novembre.
«La democrazia ha parlato forte e chiaro. Ho appena contattato il presidente eletto per augurargli successo per il bene del Cile», ha scritto Jara sul suo account X. Dal canto suo, Kast, pur sottolineando le «profonde differenze» con l’opposizione, ha voluto rafforzarne il valore dichiarando che l’avversario politico rimane «una persona come noi». Il neoeletto presidente ha detto nel suo primo discorso alla nazione: «Senza sicurezza non c’è pace, senza pace non c’è democrazia, senza democrazia non c’è libertà. Il Cile tornerà ad essere libero dalla criminalità, libero dall’angoscia, libero dalla paura». «Qui non ha vinto una persona, non ha vinto una partita, qui ha vinto il Cile. Ha guadagnato la speranza di vivere senza paura. Quella paura che angoscia le famiglie. Ha vinto quel Cile che lavora, quel Cile che si alza presto, quel Cile che alleva le sue famiglie e i suoi figli, con molto sacrificio», ha aggiunto dopo aver sottolineato che vuole che il governo riacquisti il senso di responsabilità per gli altri, puntando al ripristino del «rispetto della legge in tutte le regioni, senza eccezioni e senza privilegi».
In questo importante compito che segna un punto di svolta nel Paese non ha poi fatto mistero di affidarsi alla Chiesa, sua «madre e maestra». «Questo è il giorno della gioia», ha detto Kast a migliaia di suoi sostenitori a Santiago, riferendosi a questa terza domenica di Avvento, la cosiddetta Domenica di Gaudete. Il presidente eletto ha poi ringraziato sua moglie, María Pia Adriasola, «che sarà una tremenda first lady» e ha esplicitamente dichiarato che «nulla sarebbe possibile se non avessimo Dio. E questo è qualcosa che non possiamo non riconoscere», pregando che il Signore gli dia «saggezza, temperanza, forza, per essere sempre all’altezza di questa sfida».
I vescovi della Conferenza episcopale del Cile si sono congratulati con il presidente ricordando che il Paese ora «gli affida il compito di guidare la nazione in tempi che richiedono lucidità, generosità e un profondo impegno per il bene comune». Hanno poi sottolineato che «le elezioni presidenziali rinnovano la speranza di avanzare verso un Paese più giusto, fraterno e solidale, dove la forza della ragione prevale sempre sulla ragione della forza» e incoraggiato José Antonio Kast a «promuovere un ambiente di dialogo, incontro e rispetto, essenziale per ricostruire la fiducia sociale. Come pastori della Chiesa cattolica che fa pellegrinaggio in Cile, riaffermiamo la nostra vocazione a contribuire al bene comune dalla missione che il Vangelo ci affida». In ultimo, i vescovi cileni hanno espresso la volontà di collaborare con la preghiera e l’impegno per la ricerca del bene comune del Paese, per poi affidare Kast alla protezione della Virgen del Carmen, patrona del Cile.
Il presidente eletto si è mostrato in difesa della «vita dal concepimento alla morte naturale», il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna e la famiglia come «la struttura fondamentale da cui dipende la solidità o la fragilità del tessuto sociale», ha dichiarato. Non ha mai nascosto il suo rifiuto della ideologia di genere, motivo per cui nel 2018 è stato aggredito da una folla di studenti di estrema sinistra durante un evento all’Università Antonio Prat di Iquique, riportando, tra le altre cose, una slogatura al piede. Nella sua ultima campagna si è poi concentrato sui migranti irregolari, proponendo che i 336.000 migranti privi di documenti che risiedono in Cile tornino volontariamente nei loro Paesi d’origine. Se non lo faranno di loro spontanea volontà prima dell’inizio del suo mandato, il presidente eletto ha avvertito che imporrà sanzioni: «Se qualcuno non esce volontariamente e dobbiamo cercarlo ed espellerlo, non entrerà mai più sul suolo cileno». Questa modalità per espellere gli immigrati è stata criticata dall'arcivescovo di Concepción, mons. Sergio Pérez de Arce. «Condivido la sua preoccupazione», ha detto Kast nell’ultimo dibattito, rammaricandosi che la situazione migratoria in Cile sia stata aggravata dall’azione delle mafie. «I bambini sono stati abusati, le persone che devono pagare altri per trasferirli in Cile sono state abusate», ha detto. Allo stesso modo, ha indicato che mentre la Chiesa svolge un ruolo di «accoglienza, solidarietà, carità», lo Stato «deve far rispettare la legge», e ha insistito sulla promessa che coloro che violano le norme migratorie dovranno affrontare sanzioni.












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