IL VANGELO DEL GIORNO
Leone XIV: "Desidero una Chiesa unita. Vogliamo dire al mondo: guardate a Cristo!"
Nel giorno dell’inizio del pontificato, il nuovo Papa richiama la Chiesa all’essenziale: unità nell’amore, spirito missionario e testimonianza viva del Vangelo: «Nell’unico Cristo siamo uno»
18 Maggio 2025 - 11:13
Nel corso della solenne Celebrazione Eucaristica svoltasi questa mattina sul sagrato della Basilica di San Pietro, Papa Leone XIV ha ufficialmente dato inizio al suo ministero petrino. Dopo i riti tradizionali — l’imposizione del Pallio, la consegna dell’Anello del Pescatore e la professione di obbedienza — il nuovo Pontefice ha tenuto l'omelia.
Papa Leone XIV ha consegnato alla Chiesa la visione che guiderà il suo pontificato: unità, carità e missione. Il tema della unità, è ormai chiaro, è il mandato ricevuto dal conclave, come emergeva anche nella omelia della missa pro eligendo pontifice pronunciata dal cardinale decano Giovanni Battista Re prima dell'inizio del conclave. Unità che deve essere letta anche come richiesta di equilibrio e moderazione a partire dall'interno della Chiesa, assai polarizzata e che alcuni processi aperti durante il pontificato di Francesco non hanno contribuito a risolvere, ma semmai a evidenziare di più.Di fronte a un sagrato gremito di fedeli e autorità, sullo sfondo della Basilica di San Pietro, il nuovo Pontefice ha esortato tutti a guardare a Cristo come centro e fondamento della comunione ecclesiale. Un passaggio importante e che rimanda direttamente al suo motto episcopale, "In Illo uno unum", e che diventa il vero punto focale da cui guardare tutto. Si tratta, in altri termini, di quel preciso e reiterato riferimento al Cristo che in più occasioni è già stato richiamato durante questi primi giorni di pontificato.
"Nell’unico Cristo siamo uno", ha proclamato con forza papa Leone, sottolineando che è proprio questa l’identità più profonda della Chiesa: una famiglia unita nell’amore di Dio, che supera ogni divisione e valorizza ogni differenza. Da questa convinzione nasce il suo appello: «Vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola!».
Il punto focale dell'unità in Cristo è la strada da percorrere «tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace».
Nel cuore della sua omelia, Papa Leone XIV ha affermato che l’unità non è uniformità, ma comunione tra diversità riconciliate. «Siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo», ha detto.
Questo cammino di unità è fondato sull’amore, come ha indicato Gesù stesso a Pietro nel Vangelo: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Il Papa ha spiegato che solo chi ha sperimentato l’amore incondizionato di Dio può essere pastore dei fratelli. «A Pietro è affidato il compito di “amare di più” e di donare la sua vita per il gregge», ha aggiunto, ricordando che la vera autorità della Chiesa non è nel potere, ma nella carità. «Se la pietra è Cristo», ha detto, «Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate»
Il suo sguardo si è poi aperto al mondo intero, spesso segnato da odio, violenza e ingiustizia. Di fronte a queste ferite, Papa Leone XIV invita la Chiesa a essere fermento di fraternità: «Vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità».
In chiusura, il Pontefice ha voluto evocare il magistero sociale del suo predecessore Leone XIII, richiamando una delle sue domande più profetiche: «Se questo criterio – l’amore – prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?» (Rerum novarum, 21).
Foto Ansa










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