Giovedì 23 Ottobre 2025

La Consulta fa parlare i malati pro life (nonostante il «no» dei radicali)

Piccolo ma eloquente colpo di scena, ieri, all’udienza sull’eutanasia. Una conferma che certe voci sono scomode

Progetto senza titolo - 2025-07-09T085823.755
Piccolo ma eloquente colpo di scena, ieri mattina, all’udienza sull’eutanasia dinnanzi alla Corte Costituzionale. Sì, perché nell’ambito del procedimento costituzionale in atto – da cui potrebbe derivare un’apertura alla “dolce morte” - la Corte Costituzionale ha deciso, cosa non scontata, di ascoltare due malati, il signor Vanny Lucarelli e la signora Maria, i quali hanno chiesto di esprimere la loro posizione contraria alla legalizzazione dell’eutanasia. Assistiti dagli avvocati Mario Esposito e Carmelo Leotta, i due cittadini hanno infatti ottenuto dalla Consulta il diritto a intervenire nel processo. Ma il vero colpo di scena non è stato questo bensì, all’inizio dell’udienza, l’opposizione degli avvocati radicali a che i due legali – a nome dei due malati – potessero intervenire. Dato che i due vogliono semplicemente vivere, è stata la tesi radicale portata all’attenzione della Corte, sono già ampiamente tutelati, a differenza della “Libera”, pseudonimo di una donna toscana di 55 anni, completamente paralizzata dalla sclerosi multipla, che ha ottenuto accesso al suicidio assistito ma che, a causa delle sue condizioni, non riesce ad attuarlo autonomamente nelle modalità che vorrebbe e, quindi, chiede l’eutanasia. Dato che però l’eutanasia è una pratica non prevista dall’ordinamento italiano, che come noto punisce l’omicidio del consenziente ai sensi dell’articolo 579 del Codice penale, il Tribunale di Firenze ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, chiedendo alla Corte se il divieto assoluto dell’omicidio del consenziente sia compatibile con i principi costituzionali, o se debbano essere previste eccezioni. In tale contesto, Vanny e Maria – come si diceva - hanno chiesto di essere ascoltati per esprimere la loro contrarietà all’eutanasia, ritenendo che un’eventuale apertura avrebbe conseguenze sociali molto più ampie del caso specifico. Peccato che, come si diceva, all’inizio dell’udienza gli avvocati radicali si siano opposti. Una opposizione singolare, anche perché in una precedente udienza analoga dello scorso marzo - sempre sulla fine vita, ma sul suicidio assistito – la stessa parte non si era opposta all’ammissione di malati (in quel caso perfino quattro!) contrari a suicidio assistito appunto. Col risultato che la sentenza poi uscita da quel processo - la n. 66 del 20 maggio 2025 - non solo non ha aperto le maglie del suicidio assistito, ma ha visto la Consulta denunciare apertamente «le derive sociali o culturali», che possono spingere i malati a scelte suicide, laddove un adeguato sostegno sociale e familiare potrebbe invece motivarli a vivere. Dunque quelle testimonianze di quei quattro malati hanno senza dubbio avuto un peso, in quel processo. E forse è proprio per questo che, stavolta, la parte radicale si è opposta a che dei malati pro life potessero parlare. Sta di fatto – ed è una cosa più importante – che la Consulta non ha accolto questa opposizione, facendo intervenire gli avvocati Esposito e Leotta, che hanno preso la parola per una ventina di minuti. La sentenza della Consulta sull’eutanasia è a ora attesa a breve - al massimo nel giro di alcuni giorni - ma già sapere che ieri le voci due malati contrari alla “dolce morte” abbiano potuto avere ascolto, ecco, offre alcune speranze che i giudici possano formulare un verdetto saggio (Foto: Imagoeconomica) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

LE ULTIME NOTIZIE

Cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

Acquista la copia cartacea
Digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Acquista la copia digitale