Lunedì 03 Novembre 2025

Quando Pier Giorgio Frassati fu arrestato a Roma per un raduno di giovani cattolici

Sarà santo il prossimo 7 settembre e in questi giorni le spoglie mortali del beato torinese sono state esposte nella città eterna per i giovani partecipanti al Giubileo. Fu battagliero testimone dell’anticlericalismo del governo italiano nel 1921

frassati
In occasione del Giubileo dei Giovani non poteva mancare la presenza anche fisica di Pier Giorgio Frassati, le cui spoglie mortali sono esposte a Roma in questi giorni alla venerazione dei fedeli nella chiesa dei domenicani di Santa Maria sopra Minerva. Pier Giorgio è il ‘patrono’ dei giovani e un modello esemplare di giovinezza piena vissuta in Cristo. Egli ha vissuto eroicamente, nell’ordinarietà del quotidiano, le virtù di fede, speranza e carità, come racconta Vincenzo Sansonetti - firma nota ai lettori de Il Timone - nella sua biografia fresca di stampa Pier Giorgio Frassati. Una gioia senza misura (Ares 2025, pp. 216). Vincenzo, nel ripercorrere la vita di Pier Giorgio Frassati, cosa ti colpisce maggiormente della sua fede? «Pier Giorgio fa diversi incontri nella vita, soprattutto con alcuni padri gesuiti che lo aiutano a comprendere che la fede in Cristo è una cosa importante che nasce e si trasmette proprio attraverso un incontro. Di qui la fede - l’amore a Dio e al prossimo - diventa il suo faro, che egli alimenta in particolare attraverso una vita di preghiera intensa, la devozione a Gesù Eucarestia e il Rosario». Nel tuo libro approfondisci molto anche il contesto storico e sociale in cui Frassati è vissuto. «Sì, perché ritengo essenziale capire l’epoca in cui vive un santo. Egli vive in un contesto storico non particolarmente favorevole alla Chiesa, in cui i cristiani hanno difficoltà a muoversi nella società civile. Nel libro racconto un episodio significativo in proposito. Nel 1921, in occasione del cinquantenario dalla nascita della Gioventù Cattolica, 30.000 giovani si danno appuntamento a Roma per recarsi dal Papa. Questa presenza massiccia non è gradita dal governo postunitario liberale, per cui c’è addirittura una carica delle guardie regie a cavallo per disperdere il corteo. Anche Pier Giorgio viene arrestato con molti suoi amici e quando viene interrogato, dato il prestigio della sua famiglia - suo padre è ambasciatore del Regno in Germania e amico di Giolitti – vorrebbero subito scagionarlo. Ma egli replica loro: “Libererete me quando avrete liberato anche tutti i miei amici”. Insomma in un contesto sociale ostile alla testimonianza cristiana ha il coraggio, in diverse occasioni, di manifestare apertamente e pubblicamente la sua fede». Stiamo vivendo il “Giubileo della speranza”. Come Pier Giorgio ha vissuto questa virtù teologale? «La fede alimenta la speranza, cioè la certezza che tutto è nelle mani del Signore. In particolare la sua speranza si manifesta nei giorni dell’agonia per la poliomielite fulminante che lo colpisce: egli si prepara alla morte in modo sereno. È consapevole che esiste una vita eterna piena al di là dell’esistenza terrena, come scrive a un amico poco tempo prima di morire, manifestando proprio la sua prontezza. D’altra parte afferma: “Che cosa sono questi pochi anni passati nel dolore in confronto all’eternità felice, dove la gioia non avrà misura e fine”. E di sofferenze ne ha vissute davvero tante, sia quelle legate alla crisi del rapporto tra i suoi genitori e all’esigenza di rinunciare all’amore per Laura proprio per amore dei suoi genitori, sia quelle fisiche legate alla sua malattia». E riguardo alla sua carità? «Quando i suoi gli regalano un cappotto nuovo, per esempio, lo dona subito ai poveri. È consapevole di esser fortunato per esser nato in una famiglia agiata e così è sempre in giro per assistere chi ha bisogno. D’altra parte non deve andare in periferia a cercarli perché i poveri, nella Torino di inizio Novecento, abitano spesso proprio nelle soffitte delle case dei ricchi. E così, con la “Trasporti Frassati”, li aiuta a traslocare, spingendo con una mano il carretto affittato a spese proprie e tenendo con l’altra i loro figli. Quando Pier Giorgio muore migliaia di miseri ed emarginati scendono in strada per unirsi al corteo funebre. I suoi genitori cominciano così finalmente a comprendere il grande amore per i poveri del loro figlio. Il futuro Santo ripete spesso che non gli è difficile intravedere Cristo nei poveri: riconosce in loro una luce che nelle altre persone non è facile trovare, ossia la luce di Cristo». Pier Giorgio testimonia ai giovani il valore della vera amicizia, delle amicizie vissute in Cristo.  «Dal nucleo di amici della Fuci nasce sostanzialmente la Società dei Tipi Loschi. Alle passeggiate in montagne e alle gite con loro egli attribuisce un significato missionario. Le organizza infatti dando rilievo alla Messa mattutina e invitando a recitare il Rosario mentre si sale verso l’alto. Si crea così un atteggiamento fraterno nei rapporti tra i due sessi; una bella amicizia molto libera e pura. Il giovane Frassati ci tiene a vivere con i suoi amici più stretti un'esperienza cristiana non formale ma concreta, nella vita di tutti i giorni, che passi attraverso una vera amicizia». Nello scrivere la biografia dell’‘uomo delle otto Beatitudini’ - come lo ha definito San Giovanni Paolo II -, quale aspetto o episodio della vita di Frassati ha suscitato in te maggiore ammirazione? «Lo dicevo all’inizio: decine di migliaia di giovani caricati dalle guardie regie che il giorno dopo ritornano in piazza con la bandiera del loro circolo della Fuci che era stata spezzata, a dimostrazione di non aver paura di manifestare pubblicamente la propria fede. Chiaramente questo non per una protesta politica, ma per rivendicare il diritto di essere presenti come cattolici nella vita sociale. Con una determinazione e una ‘baldanza’ che ha bisogno di essere recuperata oggi. Giovane, atletico, sportivo, e amante dei poveri può esserlo chiunque: la differenza è fare tutto ciò, come Pier Giorgio, per amore di Cristo, testimoniando con fermezza la fede. In diverse occasioni Pier Giorgio e i suoi amici appendono nelle bacheche del Politecnico di Torino dei volantini di invito a partecipare ad opere di carità o alla Messa comunitaria che vengono puntualmente strappati. Allora Pier Giorgio decide di presidiare la bacheca: sessanta volte gli tolgono i volantini ed egli per sessanta volte…li appende di nuovo!». Qual è infine il segreto della gioia di Pier Giorgio, cui fa riferimento il sottotitolo del tuo libro? «Certamente sin da bambino manifesta un carattere allegro, gioviale; ama fare scherzi. Alla nonna, per esempio, inventa o racconta con tanta ironia le cose che gli capitano. D’altra parte da una fede radicalmente vissuta non può che scaturire una gioia profonda non legata a un benessere terreno. C’è qualcosa di più grande nell’aldilà e la vita eterna è la vita vera: egli intuisce, comprende e vive fino in fondo tale verità». (Foto creata con Chatgpt)

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