Papa Leone XIV ha scelto l’8 maggio scorso il suo nome papale in continuità ed eredità spirituale e morale con Papa Leone XIII iniziatore e fondatore della cosiddetta “Dottrina Sociale della Chiesa”. Ma che cos’è la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC)? Essa rappresenta l’insieme di principi, insegnamenti e orientamenti, proposti appunto dalla Chiesa cattolica inizialmente a partire dall’enciclica
Rerum Novarum del 1891, per affrontare le sfide sociali, economiche, politiche e culturali del mondo alla luce del Vangelo, della Tradizione e del Magistero della Chiesa cattolica stessa. La
Rerum Novarum nasce in un’epoca di grande cambiamento morale, sociale ed economico: la Seconda Rivoluzione Industriale aveva sì reso possibile il progresso materiale, a discapito però della tutela dei diritti dei lavoratori e della loro dignità come persone umane. La presa di posizione della Chiesa in questo ambito fu a metà tra il capitalismo liberale e il marxismo socialista.
In questo senso, Leone XIII intendeva garantire il bene comune, senza togliere il diritto alla proprietà privata e soprattutto rispettando l’ordine sociale e la ripartizione in classi della società, quindi senza supportare i presupposti di alcuna rivoluzione o cambiamento radicale della società in favore dell’una o dell’altra classe sociale, all’interno di una visione atea e di conflitto sociale fra classi. “
La lotta di classe, fomentata dall’invidia, è una peste che distrugge l’armonia sociale” (
Rerum novarum nn. 19-20). Tutto questo senza abbracciare nemmeno la crescita sfrenata del capitale e lo sfruttamento dei lavoratori. Viene invece promossa la collaborazione tra classi, non la loro contrapposizione. Il conflitto sociale va evitato in favore della giustizia e della solidarietà.
La DSC ha avuto uno sviluppo continuo a partire dal 1891, attraverso soprattutto cinque encicliche:
- Quadragesimo anno di Papa Pio XI, uscita nel 1931, in occasione del 40° anniversario dell’uscita della Rerum Novarum;
- Mater et Magistra di Papa Giovanni XXIII, uscita nel 1961;
- Populorum Progressio di Papa Paolo VI, uscita nel 1967;
- Centesimus Annus di Papa Giovanni Paolo II, uscita nel 1991, in occasione dell’anniversario secolare della Rerum Novarum;
- Caritas in Veritate di Benedetto XVI, uscita nel 2009.
Ma quali sono i principi fondamentali enunciati e approfonditi in queste encicliche? Prima fra tutti ricordiamo la dignità della persona umana: la Seconda Rivoluzione Industriale aveva reso praticamente impossibile la vita dei lavoratori proletari, obbligati a ritmi e condizioni di lavoro disumani e degradanti, salari bassi e mancanza di tutele, che minavano la condotta di una vita regolare e dignitosa. Ricordiamo in questo senso che ogni essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio e possiede quindi una dignità inviolabile, dignità derivante dalla fonte di ogni diritto inviolabile cioè Dio stesso. "
È del tutto ingiusto ed inumano usare gli uomini come cose per trarne guadagno e non tenere in nessun conto la loro dignità personale." (n. 29).
Questo per affermare ancora una volta che il lavoratore non è una "merce", ma una persona. Il lavoro deve rispettare la dignità umana. In questo contesto si inserisce anche il principio del giusto salario: "L’operaio e il datore di lavoro dovranno accordarsi liberamente su un salario, ma a condizione che questo non sia inferiore a quanto richiede la giustizia." (n. 34) Il salario non può essere deciso solo dal mercato o dal contratto, un po’ come avviene anche adesso: deve essere deciso dall’incontro libero e onesto tra datore di lavoro e lavoratore e deve permettere una vita degna, secondo giustizia. Ricordiamo in questo senso anche la “giusta ricompensa” evangelica.
Secondo principio esposto dalla DSC è sicuramente la difesa del bene comune, da conciliare con la destinazione universale dei beni: i beni della Terra sono di tutti, ma la proprietà privata è comunque riconosciuta e tutelata. Il bene comune e personale sono due obiettivi cui la società deve orientare il suo sviluppo. "
È un diritto naturale dell’uomo possedere beni propri, sia mobili che immobili” (n. 6). La proprietà privata è riconosciuta come un diritto, contro l'abolizione socialista e comunista. Tuttavia, non è assoluta e va usata in vista del bene comune.
Terzo principio della DSC è la definizione del ruolo dello Stato, che “deve intervenire ogniqualvolta si riscontrino danni gravi alla società, specialmente quando si tratta di difendere i più deboli” (n. 36). Questo significa che il potere pubblico ha il dovere di preservare l’ordine e il benessere sociale e di proteggere i diritti dei poveri e dei lavoratori, con leggi e interventi concreti. Si nota, quindi, l’opzione preferenziale per i poveri, di chiaro richiamo evangelico (Luca 6:20), in quanto la Chiesa incoraggia un’attenzione particolare verso chi vive in povertà o emarginazione.
Segue il famoso principio di sussidiarietà, che prevede che le decisioni vadano prese al livello più vicino possibile (Comuni; Parrocchie) ai cittadini, mentre le autorità superiori (Organizzazioni Internazionali e Stati, Chiesa) e i corpi intermedi (Regioni, Province; Diocesi) intervengono solo quando quelle inferiori non riescono a svolgere autonomamente i loro compiti. Infine, importante la proposta che la Chiesa fa per tutelare l’ordine sociale e promuovere l’armonia fra classi: l’associazionismo. "
Non si può proibire agli uomini di associarsi, perché questo diritto è naturale all’uomo. Lo Stato non può impedire che si costituiscano sodalizi onesti, per uno scopo onesto” (n. 51).
Va detto che numerosi di questi punti si basano sulla dottrina di Tommaso d’Aquino il quale aveva già analizzato, seppur in un contesto socio-economico e storico-politico diverso, questi temi fornendo riflessioni e soluzioni originali. La sua filosofia e la sua teologia, infatti, che integrano ragione e fede, hanno fornito le basi per la concezione cristiana della società, enfatizzando la dignità umana, la legge naturale e il bene comune. Partendo dalla dignità dell’uomo che egli definisce come “
quanto di più perfetto esista in natura”, altri punti chiave della sua riflessione, oltre a quelli sopra citati, sono la giustizia sociale e il ruolo della Chiesa per la costruzione di una società giusta e solidale.
L’obiettivo dell’Aquinate, però, non era quello di ergersi a giurista o sociologo e politologo ante litteram ma quello di evidenziare come, stante l’obiettivo della vita beata nella piena contemplazione di Dio dopo questa vita, uno squarcio della beatitudine promessa sia già possibile su questa terra se l’uomo riesce a vivere in armonia coi suoi simili. Per il Principe dei teologi l’obiettivo quindi rimane il premio della vita eterna -ovvero la santità- al quale ciascuno è chiamato e per il quale ognuno deve prepararsi grazie non solo ad un sano vissuto spirituale ma anche comunitario sia in ambito religioso che civile. Detto questo, è chiaro che ci si aspetta che Papa Leone XIV si impegni nel ribadire i principi cardine della DSC, potenzialmente e chiaramente con un documento dottrinale come un’enciclica, che rinnovi il richiamo della società e dell’economia al Vangelo dopo oltre 130 anni dalla
Rerum Novarum (
Foto: Imagoeconomica)
Alessandro Beghini, Nicola Calzà -
Doctor Humanitatis- sezione di Verona della Società Internazionale Tommaso d'Aquino
info@doctorhumanitatis.eu
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