Lunedì 17 Novembre 2025

La Corte Suprema finlandese processerà Päivi Räsänen il 30 ottobre

Il procedimento riguarda sempre le sue prese di posizione pubbliche sull’omosessualità

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Il caso di Päivi Räsänen, parlamentare finlandese dei Suomen Kristillisdemokraatit (Cristiano Democratici di Finlandia) ed ex ministro degli Interni, risponde alla solita domanda “i diritti Lgbt a te cosa tolgono?”. La Räsänen, di fede luterana, è da tre anni al centro di un processo per istigazione all'odio per via di alcune sue dichiarazioni sul tema dell'omosessualità, tra cui un tweet con dei versetti della Lettera ai Romani (1, 24-27) e un opuscolo, da lei scritto nel 2004, intitolato “Maschio e femmina li creò – le relazioni omosessuali sfidano il concetto cristiano di umanità”. Nel 2022 il Tribunale distrettuale di Helsinki ha assolto da tutte le accuse la donna e il vescovo luterano Juhana Pohjola che aveva pubblicato l'opuscolo, e nel 2023 la Corte d'Appello ha confermato l'assoluzione. Tuttavia l'anno scorso, la Corte Suprema ha accettato di riesaminare il caso, dopo il ricorso della Procura di Stato. La parlamentare dovrà di nuovo apparire in tribunale il prossimo 30 ottobre e rischia una sanzione pecunaria o addirittura la detenzione. Il caso ha sollevato numerose polemiche sul tema della libertà d'espressione da parte di organizzazioni come ADF international, Christian Concern ed Evangelical Focus, e preoccupa, o almeno dovrebbe, i cristiani finlandesi e non. Le dichiarazioni della Räsänen non incitano infatti alla violenza o all'esclusione degli omosessuali, ma esprimono semplicemente una visione sul tema non dissimile da quella cattolica o di altre confessioni cristiani. Durante il processo l'accusa ha contestato l'associazione della parola “peccato” all'omosessualità, ritenendola discriminatoria, quindi non è così assurdo che un domani possa essere ritenuto discriminatorio il Catechismo della Chiesa cattolica o la stessa Bibbia. La donna non solo non ha ricevuto il sostegno della Chiesa evangelica luterana di Finlandia, ma è stato proprio il pastore di Helsinki, Harri Meronen, a presentare nuove denunce contro di lei. Lo stesso tweet sotto accusa era in realtà in risposta al sostegno istituzionale dei luterani finlandesi al Gay Pride. Per questi motivi la Räsänen ha dichiarato quest'estate che sta valutando se rimanere o meno all'interno della Chiesa luterana, che probabilmente reputa “cattiva pubblicità” una donna che nella sua attività politica, e ancor prima come medico, si è battuta contro l'aborto, l'eutanasia e la maternità surrogata. Certo la Scandinavia è da sempre molto avanti sulle follie progressiste, ma solo pochi anni il ddl Zan proponeva uno scenario simile anche in Italia ed è difficile pensare che non verranno fatti altri tentativi. Ma a te cosa toglie? (Foto: Screenshot, Seiska YouTube) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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