Femministe non pervenute quando si tratta della Meloni
La premier vola a New York per un weekend privato con la figlia e scoppia la polemica: interrogazioni, sospetti e indagini sotto copertura. Ma nessuna solidarietà dal fronte femminile: evidentemente essere madre va bene, ma solo se non sei di destra.
Giorgia Meloni è scomparsa dai radar. Per ben due giorni, un sabato e una domenica, 48 interminabili ore. La maggioranza degli italiani, secondo un’indagine, è riuscita lo stesso a dormire, persino a cenare tranquillamente, ma i più scaltri no. E tra i più scaltri c’era il Senatore Enrico Borghi, di Italia Viva, che sfodera la spada annunciando un’interrogazione: «La Presidente del Consiglio intende chiarire le ragioni per le quali non si sia recata ad alcuno degli eventi avvenuti nel fine settimana da venerdì 6 a domenica 8 settembre scorso? Intende chiarire se abbia partecipato a eventi istituzionali non resi pubblici, magari a New York con un volo di Stato? O era forse in Puglia?». Borghi – vicepresidente del micro-partito renziano– elenca gli eventi clamorosamente disertati: il Forum di Cernobbio, il Gran Premio di Monza e, soprattutto, la camera ardente di Re Giorgio Armani. Imprescindibili.
Prima che entrasse in scena la Sciarelli con una doverosa puntata di Chi l’ha visto?, si sono aperti diversi filoni di indagine: la Meloni sarà andata a festeggiare Sinner agli US Open? E magari poi andrà cena con quel buzzurro di Trump? Oppure sarà a cena nella masseria di Vespa per pilotare l’ormai prossima stagione di Porta a Porta? A mettere la parola fine al giallo di fine estate una secca nota di Palazzo Chigi: «Almeno una volta all'anno, il presidente ha il diritto di svolgere il suo ruolo più naturale: essere madre».
Poco dopo, la premier si fa sentire in prima persona sui social: «Leggo con un misto di amarezza e indignazione l’ennesima polemica costruita ad arte sul nulla. Ho regalato a mia figlia un fine settimana all'estero per il suo compleanno, viaggiando con voli di linea, come qualunque altra persona. Eppure anche questa scelta privata è stata trasformata in un’arma politica, tra insinuazioni su voli di Stato e incontri segreti mai avvenuti. Tutto falso. Rivendico con orgoglio il diritto di dedicare tempo a mia figlia». E in effetti, a parte il fatto che non ha preso un volo di Stato, non ha incontrato nessun leader mondiale, e non si è imbucata a nessun party segreto con Beyoncé e Macron, non era a farsi la manicure mentre era in corso il G7. Insomma il gomblotto era più che altro nella testa di chi lo denunciava.
A non essere pervenuta, però, è la – solitamente immancabile - netta e dura presa di posizione del variegato, colorato e iperattivo mondo del femminismo. Dove sono le paladine delle mamme che lavorano? Quelle sempre pronte a difendere ogni forma di maternità vera, presunta, biologica, surrogata , omo o etero? Volete dirci che l’unica maternità che non rientra nel pacchetto inclusivo è quella di Giorgia Meloni? Forse, se avesse avuto almeno un taglio di capelli un po’ gender fluid, le Birkenstock ai piedi, la borsa di tela arcobaleno e una citazione di Simone de Beauvoir tatuata sul braccio, forse qualche attestato di solidarietà lo avrebbe raccolto. Anzi, l’avrebbero celebrata come “la nuova leader empatica che non rinuncia alla cura, anche da prima ministra”.
Invece no. La Meloni è mamma ma siede dalla parte sbagliata della storia: non è di sinistra e quindi non rientra nelle donne che vanno difese, perché evidentemente la parità - al contrario di come ci propinano ogni due per tre - non è una questione di genere, ma una mera questione politica. E se non ti inchini alla liturgia femminista, non c'è parità che tenga, non solo non vieni difesa, ma se non stai attenta ti becchi pure della madre snaturata. (Foto: Imagoeconomica)
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