vaticano
Dal memorial di Charlie al risveglio cristiano di una generazione
È il risveglio di una generazione che in qualche modo richiama la forza dei movimenti cattolici italiani negli anni ’70, quando la fede integrale tornò protagonista nella scuola, nelle università e nel dibattito pubblico
23 Settembre 2025 - 00:10
Il primo, grande, movimento studentesco cristiano del XXI secolo, tutto profondamente americano ma al tempo stesso anche nuovo, nato nel pieno della secolarizzazione dell’Occidente: lo abbiamo visto ieri in Arizona, allo State Farm Stadium di Glendale, al memorial del suo fondatore Charlie Kirk.
E’ il Turning Point USA (TPUSA), ed è molto più del MAGA che ha portato alla vittoria di Trump, perché è nato prima, quando The Donald non era all’orizzonte della Casa Bianca. Trump lo ha intercettato con il fiuto dell’imprenditore, così come, nel ’94, l’imprenditore Berlusconi – tutto totalmente diverso, ma simile dinamica – ha colto il vuoto lasciato da Mani Pulite nella politica italiana e se ne è fatto interprete, costruendo un nuovo riferimento politico di area: d’altra parte gli imprenditori sono tali proprio perché sono capaci di individuare le novità dove nessuno le vede.
Ma TPUSA va oltre i MAGA, di cui è comunque uno dei pilastri: oltre i tantissimi giovani c’è già una classe dirigente ai livelli più alti, i cui rappresentanti non si vergognano di dirsi cristiani, in modo integrale. E se giudicare le anime spetta a Dio, e noi ci limitiamo a valutare quel che vediamo, è però certo che mai come ieri è stato evidente che del cattolicesimo alla Biden – per capirci – si sono perse le tracce, negli USA, e si è mostrato quello di Rubio e Vance. Trump ne è solo un portavoce.
Intendiamoci: a noi europei, a noi italiani, certe espressioni e certi toni possono apparire esagerati, inopportuni o persino sguaiati. Ma se lo stile, a noi estraneo, echeggia a volte i sermoni dei pastori protestanti, dobbiamo con onestà intellettuale riconoscere l’autenticità della fede professata, e soprattutto la determinazione con cui essa viene posta al centro della vita di ciascuno, vita personale e politica, e quindi pubblica.
Gente così viene tacciata di integralismo religioso, dalle nostre parti, e in questo qualcosa del TPUSA ricorda la presenza pubblica di Comunione e Liberazione, quando si è affacciata nelle aule universitarie, negli anni ’70: pure quelle, all’epoca, impregnate di ideologia violenta, così come adesso tanti campus americani. CL parlava dell’incontro con Cristo nelle assemblee universitarie ed era accusata di essere integralista, ma si guadagnava uno spazio di libertà per tutti, nelle università e nelle scuole, rompendo la cappa cupa degli anni di piombo.
CL era il movimento che più evidentemente esprimeva la presenza dei cattolici nell’agorà, e con i nostri banchetti nelle università, neanche tanto diversi, in fondo, da quelli di TPUSA, incontravamo tutti.
TPUSA è l’evoluzione americana e post-secolare di certa cristianità del secolo scorso, quando sono fioriti i movimenti cattolici con il pontificato di Giovanni Paolo II: la loro funzione è stata preziosa e feconda, ma adesso quel mondo è finito, almeno in Italia.
E mentre noi ci arrovelliamo da qualche anno sul disagio giovanile, sulle fragilità dei nostri giovani, sui pericoli della rete – tutti temi reali, va sottolineato – negli USA è fiorito anche un movimento di giovani, determinati e costruttivi, tutto “in presenza”, che si è servito della rete ma che non ne dipende: un movimento nato con l’idea di confrontarsi apertamente e di persona con chi è diverso, giudicando tutto ponendo Cristo al centro. Un tavolino per dialogare, nelle università americane, una modalità che ha tranquillamente resistito all’isolamento del COVID, a dimostrazione che non è la rete il problema ed è fuorviante farne il capro espiatorio: è il significato che si dà alla propria vita a fare la differenza.
Al memorial di Charlie Kirk sul palco si sono alternati protestanti e cattolici, e nessuno di loro ha citato vescovi o Papi, il che qualche domanda la pone. Ma soprattutto al memorial abbiamo assistito al passaggio di testimone della guida del movimento, da Charlie Kirk a sua moglie Erika, da un convinto protestante a una convinta cattolica, passaggio suggellato dal perdono di Erika all’assassino di suo marito, pronunciato davanti al Presidente degli USA: è stato il momento più alto e più significativo dell’intera cerimonia, condiviso da tutta l’assemblea che si è alzata in piedi ad applaudire, piena di commozione. Un gesto con cui Erika si è messa dall’altra parte, rispetto alla violenza; un gesto che ha segnato il Turning Point del movimento e non solo, mostrando con chiarezza la sua direzione. (Foto Ansa)










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