I pro-life graziati da Trump e la rivoluzione del buon senso
Completamente snobbati dalla grande stampa, le storie dei 23 attivisti per la vita perdonati dal neo presidente americano meritano di essere conosciute. Il loro coraggio è testimonianza
In Occidente non hanno fatto molto notizia. E l’Italia non fa eccezione. Perché raccontare chi sono i 23 attivisti prolife graziati da Donald Trump il giorno stesso del suo insediamento vorrebbe dire prendere atto delle ragioni per cui, nell’Occidente illuminato e dei valori, si possa finire in carcere.
C’è padre Fidelis Moscinski, 54 anni, frate francescano del Rinnovamento, finito in carcere per aver impedito per due ore l’accesso ad una delle cliniche gestiste dal colosso abortista Planned Parenthood a New York. L’uomo, in un’azione di protesta, avrebbe messo delle catene e della colla all’interno della struttura, una sorta di sabotaggio per cui sono dovuti intervenire i vigili del fuoco e che lui non ha mai negato, spiegando che il suo scopo era quello di parlar con le madri che in quel lasso di tempo sarebbero dovute entrare. E’ finito in carcere. Che è un po’ come se da noi finissero in carcere gli attivisti di ultima generazione che un giorno sì e l’altro pure bloccano la circolazione danneggiando opere e beni pubblici e privati.
Tra i condannati graziati da Trump ci sono poi Heather Idoni, Chester Gallagher, Calvin Zastrow, Eva Zastrow, James Zastrow, Coleman Boyd, Paul Vaughn, Dennis Green e Paul Place, che con una manifestazione pacifica, cantando inni e pregano, hanno bloccato l’ingresso ad un’altra clinica per aborti. Sono stati condannati per corspirazione contro i diritti civili e federali. Da segnalare che tra loro c’era anche Eva Edl, anni 89, sopravvissuta ad un campo di concentramento e che rischiava una condanna a 11 anni di carcere. La donna ha rilasciato un’intervista al Daily Signal parlando chiaramente di un treno metaforico che anche oggi conduce ad uno sterminio silenzioso milioni di vite ogni anno, ma evidentemente è una voce che in pochi vogliono stare ad ascoltare. E di cui certo non si vuol far Memoria.
E’ commuovente il video, che ha fatto parlare la stampa inglese, ma non ovviamente quella nostrana, in cui Bevelyn Beatty Williams riabbraccia la sua bambina di appena due anni dalla quale è stata strappata e suo marito. Anche lei è fra i dimostranti pro life perseguita dall’amministrazione Biden per il suo attivismo e condannata a 41 mesi di prigione per aver manifestato all’esterno di una clinica per aborti nel 2020 e inoltre ha partecipato ad un’azione dimostrativa che ha provocato un “ritardo” di diverse ore ad alcune donne che hanno scelto di abortire. Una fatto gravissimo insomma
Di una dei graziati anche qualche giornale nostrano però ha parlato, si tratta di Lauren Handy che si guadagna un titolo del Fatto Quotidiano «Trump grazia 23 anti abortisti, tra loro l’eroina pro life che nascondeva i feti nel seminterrato». In realtà non erano “nascosti” erano precisamente seppelliti, la donna infatti aveva intercettato un mezzo che stava trasportando quello che veniva definito materiale organico e che invece erano cadaveri di bimbi abortiti e aveva deciso di dar loro una degna sepoltura. Seppellire con dignità chi lascia questa terra. Gli esseri umani lo fanno più o meno da quando questo pianeta è abitato, ben anche prima che il cristianesimo facesse capolino. Ma seppellire un feto è consideato inopportuno, imbarazzante, fuori luogo. Qualcuno potrebbe addirittura pensare che si tratti di una persona.Anche Calvin Zastrow è stato graziato. Pastore protestante, sposato da 41 anni, era stato condannato per aver pregato e cantato inni di fronte ad una struttura per l’aborto in Tennesee. Calvin ha raccontato di aver trascorso i mesi di carcere leggendo la Bibbia e parlando di cristianesimo ad i suoi compagni di prigionia «Molti di loro sono come il figliol prodigo che si crogiola nel fango ma in realtà vogliono tornare dal padre, io mi sento un missionario e sono qui per aiutarli a trovare la strada». Se l’obiettivo era quindi quello di impedire il proselitismo pro life, l’esito è stato esattamente l’opposto.
Le vite di questi uomini e donne, che hanno saputo rischiare tutto per difendere i più indifesi, ci spronano ad abbandonare la timidezza e la comodità, la grazia del presidente Trump ci mostra che il vento può sempre cambiare. E che se contro l’aborto, anche negli Stati Uniti, c’è ancora molto da fare, almeno è sicuramente iniziata la rivoluzione del buon senso. (Foto: Screenshot Jim Havens - YouTube)
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