Sabato 25 Ottobre 2025

«Sui migranti la Chiesa non insegna le “frontiere aperte” ma buon senso»

Fra le molte reazioni di vescovi americani ai primi ordini esecutivi del presidente Trump in materia di immigrazione spicca per equilibrio quella del vescovo di Arlington, monsignor Burbidge: «Nella dottrina sociale duplice impegno: difendere la dignità umana e il bene comune»

vescovo di arlington
Gli ordini esecutivi del presidente Donald Trump in materia di immigrazione sono quelli che maggiormente hanno fatto discutere, specialmente nella Chiesa cattolica. Questi ordini riguardano l'inasprimento delle procedure di controllo per i visti, la limitazione della cittadinanza per nascita, il rafforzamento della sicurezza ai confini, la revisione degli accordi commerciali, l'aumento delle espulsioni, e la sospensione del programma per i rifugiati. Fra le molte reazioni di vescovi americani a questi ordini esecutivi riportiamo, per il suo equilibrio, quella espressa nella nota pastorale del vescovo di Arlington, Virginia, monsignor Michael F. Burbidge. Gli stralci della nota del vescovo Burbidge sono in una nostra traduzione di lavoro e i grassetti sono redazionali. (L.B.) di Michael F. Burbidge* […] La Chiesa insegna, così come la nostra Costituzione, che una comunità politica esiste per proteggere la famiglia e la dignità umana. Difendiamo sempre i più vulnerabili, così come difendiamo i diritti e i doveri delle nazioni di governare se stesse e di salvaguardare il bene comune. L'Arcivescovo Timothy P. Broglio, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (USCCB), ha giustamente affermato che "la nostra Nazione è benedetta da molti doni", e che la nostra grande abbondanza comporta il dovere di prenderci cura "dei nostri fratelli e sorelle più vulnerabili, compresi i non nati, i poveri, gli anziani e gli infermi, così come i migranti e i rifugiati". Allo stesso modo, il Vescovo Mark J. Seitz, presidente del Comitato per le Migrazioni dell’USCCB, ha sottolineato che dobbiamo insistere sulla dignità di ogni immigrato, indipendentemente dal suo status. Mi unisco a lui nel ribadire l'insegnamento della Chiesa secondo cui ogni Paese ha il diritto e la responsabilità "di promuovere l'ordine pubblico, la sicurezza e la protezione attraverso confini ben regolamentati e limiti giusti all'immigrazione". Tutti i miei fratelli vescovi concordano su questo, e insieme a Papa Francesco, affermiamo che ogni migrante è "un figlio di Dio". Questo saggio consiglio dei miei fratelli vescovi si basa su un duplice impegno: difendere la dignità umana e il bene comune. Come principi della dottrina sociale cattolica, la dignità umana e il bene comune non devono essere messi in conflitto. Come cattolici, comprendiamo il bene comune come inclusivo del bene individuale di ciascun membro della società. Comprendiamo anche che lo Stato di diritto deve difendere e promuovere il bene comune. Per questo motivo, ho fiducia che una riforma completa dell'immigrazione non debba ledere la dignità di nessuna persona. Anche quando la riforma prevede il rimpatrio di coloro che hanno commesso crimini violenti o che altrimenti violano i termini del diritto di permanenza, la dignità umana può essere rispettata. Non dobbiamo presumere un conflitto tra la dignità umana e lo Stato di diritto. […] Spiritualmente, siamo tutti migranti in un pellegrinaggio santo verso la nostra patria celeste. La Chiesa ci porta attraverso ogni tempesta della vita, verso la sicurezza eterna della Città di Dio. Nell'affrontare il tema della migrazione, la Chiesa ha sempre sottolineato due punti cruciali. Primo, il diritto delle persone all'integrità e all'unità delle loro famiglie, indipendentemente dal luogo in cui si stabiliscono. Secondo, il diritto di tutti alla cura spirituale offerta dai sacramenti. Siamo anche obbligati, come credenti in Gesù Cristo, a servire coloro che vengono a noi in cerca di aiuto, indipendentemente da chi siano. Nessun ministero della Chiesa dovrebbe esitare a fornire quell'assistenza vitale che la nostra fede ci impone di offrire: celebrare la Messa e offrire i sacramenti, sfamare gli affamati, vestire gli ignudi, curare i malati e accogliere lo straniero. Per questi motivi, supplico coloro che sono responsabili dell'applicazione della legge di astenersi dall'entrare nei nostri spazi sacri a meno che ciò non sia assolutamente e inequivocabilmente necessario per garantire la sicurezza di tutte le persone. Insieme al nostro massimo rispetto per la dignità umana, e come conseguenza del nostro rispetto per il bene comune, la Chiesa ha sempre mostrato la massima preoccupazione per tutto ciò che è giusto e retto. Imploriamo tutti i leader di impegnarsi per mantenere la nostra nazione sicura, affinché le famiglie possano prosperare e vivere in salute, comprese le famiglie migranti. Purtroppo, alcuni di coloro che sono entrati nel nostro Paese, legalmente o illegalmente, hanno commesso gravi crimini. Per tali comportamenti devono esserci conseguenze, poiché nella nostra società non c’è posto per la violenza, il traffico di esseri umani o l’attività criminale delle gang. Le nostre leggi esistono per tutelare il bene di tutti e devono essere rispettate. Riconosciamo pertanto tutti gli agenti delle forze dell’ordine, tra cui molti immigrati e figli di immigrati, che lavorano instancabilmente per far rispettare le nostre leggi e proteggere le nostre comunità, spesso a grande rischio per sé stessi. Meritano e ricevono le nostre preghiere. Come sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica, l’insegnamento cattolico non sostiene una politica di “frontiere aperte”, ma piuttosto un approccio di buon senso, in cui il dovere di prendersi cura dello straniero è praticato in armonia con il dovere di prendersi cura della nazione. Pertanto, incoraggio il Presidente Trump e i leader del Congresso a sviluppare una politica nazionale sull'immigrazione che rifletta l'impegno cattolico per la dignità umana e il bene comune. Gli americani guardano con speranza ai nostri funzionari eletti affinché adottino una politica migratoria umana e pacifica, che sia giusta, compassionevole e ristabilisca la fiducia nello Stato di diritto. […] *Vescovo di Arlington, Virginia (Usa) (Foto monsignor Michael F. Burbridge, fonte Facebook Diocesi di Arlington)

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