Giovedì 23 Ottobre 2025

La tua vita vale 180 euro. È la paga di un medico che in Belgio fa l'eutanasia

Fino ad ora l'assicurazione sanitaria obbligatoria non prevedeva alcun indennizzo per i medici che praticavano la "dolce morte"

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Lunedì 3 febbraio il Comitato assicurativo dell'Istituto nazionale per l'assicurazione sanitaria e invalidità (Inami) ha approvato, in Belgio, «l'introduzione di un codice di nomenclatura per l'esecuzione dell'eutanasia» che prevede che i medici siano pagati 180,24 euro per la pratica di questo atto. In teoria, una somma che dovrebbe «coprire i costi delle attrezzature (esclusi i medicinali)», la dichiarazione di morte e la stesura del certificato di morte e «la redazione del documento di registrazione, come previsto dall'articolo 5 della legge sull'eutanasia». In pratica… come ti vendo la morte! Fino ad ora, infatti, l'assicurazione sanitaria obbligatoria non prevedeva alcun risarcimento per il medico che praticava l'eutanasia. I medici si sono detti, addirittura, «dispiaciuti» per il fatto che i farmaci non siano inclusi nella tariffa forfettaria della legge, costringendo il medico a comprarli da solo dal farmacista e rendendo difficile per il paziente o la famiglia fatturarli. Dunque siamo di fronte al paradosso di uno Stato che, anziché, tenersi stretta la vita dei propri cittadini, cercando di preservarla fino all’ultimo, prevede, non solo l’eutanasia, ma persino che il cittadino paghi per togliersi di mezzo, come si trattasse, pari pari della tassa sulla spazzatura… È dal 2002 che l’eutanasia è legale in Belgio. Ma dai 24 decessi del 2002, si è passati al vero e proprio boom del 2023: parliamo di 3.423 casi,  ovvero un aumento del 14.000% rispetto al 2002: più di nove al giorno. Ma il dato più inquietante è che, se fino a dieci anni fa, la patologia alla base del 70% dei casi era un cancro allo stadio terminale, nel 2023 la percentuale di questi casi è scesa al 55,5, andando a ricomprendere piuttosto, una serie di malattie non terminali, nemmeno caratterizzate da sofferenze atroci, ma per lo più legate alla vecchiaia: dall’artrite, all’abbassamento della vista alla sordità. Inoltre, nel 2022, sono stati uccisi 68 malati psichiatrici o affetti da diversi tipi di demenza. Casi che nel 2023 sono aumentati a 89. Un trend in crescita, insomma, in Belgio: quello di sbarazzarsi di vite considerate “inutili” solo perché non più produttive. Altro che “gesto d’amore”, come spesso vien descritta dalla propaganda, la dolce morte: piuttosto siamo passati dal diritto di morire, ormai, quasi al dovere di togliersi dai piedi. Tutto ciò dimostra che l’eutanasia non è assolutamente un fatto privato, perché le leggi creano il costume, con esiti disastrosi su larga scala, come dimostra la mentalità mortifera diffusa da leggi come questa o simili, che hanno ridotto a zero il valore di qualsiasi vita umana, come attestano i numeri dei pazienti sani contro cui è rivolta quest’arma. E ora siamo all’esito finale di questa terribile parabola suicidaria: la gente, evidentemente in preda alla disperazione, è disposta persino a pagare per togliersi di mezzo. Siamo arrivati ad un tale punto di condizionamento, in senso negativo, che si è cioè andati oltre persino l’istinto di autoconservazione e così le persone sono disposte a combattere per morire, anziché per vivere! Se un malato in Belgio vale 180 euro, meno del costo d'un giorno di ricovero in ospedale e non c’è legge che, invece, tuteli il diritto alla vita, in questo Paese - e in tutti quelli in cui sono in vigore leggi come questa -, allora quanto vale una vita umana? È una domanda a cui è diventato difficilissimo rispondere oggi, per il semplice motivo che, a furia di decretare sulla fine della vita, si è finito per perderne totalmente di vista il fine e l’orizzonte ultimo entro il quale, solo, è possibile coglierne tutta la preziosità (Foto: Pexels.com/Pexels.com) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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