9° premio per la libertà religiosa di ACN
Il vescovo di Los Angeles: «Immigrazione? Regole per decidere chi accogliere»
Monsignor Gomez, già capo dei vescovi americani, a sua volta immigrato messicano: «Ogni nazione ha il solenne dovere di controllare e rendere sicuri i propri confini. Ma i muri di confine hanno anche bisogno di porte»
18 Febbraio 2025 - 00:05
Senza nominarlo esplicitamente, il Pontefice ha respinto la tesi del vicepresidente J.D. Vance secondo cui una severa politica di immigrazione può essere giustificata dal concetto cristiano cosiddetto “Ordo amoris” (a partire da sant’Agostino e passando per san Tommaso d’Aquino si parla di una “gerarchia dell’amore” secondo cui i beni superiori devono essere amati più di quelli inferiori, passare dal vicino al lontano, in pratica) - come ha dichiarato a Fox News. Ha scritto Papa Francesco: «Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del Buon Samaritano (cfr. Lc 10,25-37), ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni».
Finora, la maggior parte dei vescovi cattolici statunitensi si era mostrata apertamente critica nei confronti della politica migratoria dell’amministrazione Trump. In un articolo pubblicato l’11 febbraio su angelusnews.com, l’arcivescovo Gomez, piuttosto che schierarsi, ha auspicato un rinnovamento delle politiche, basato sull’equilibrata unione dei princìpi fondamentali dell'insegnamento cattolico e del diritto internazionale: «Ogni nazione ha il solenne dovere di controllare e rendere sicuri i propri confini. Ma i muri di confine hanno anche bisogno di porte». Per prima cosa il vescovo ha spiegato, forte della sua esperienza personale e del servizio decennale svolto ai migranti dal Texas al Colorado, che le recenti controversie rispecchiano «una mancanza di consapevolezza della storia e confusione sui doveri della Chiesa e del governo». Ha poi chiarito che «la Chiesa cattolica non ha infranto il sistema di immigrazione della nazione, ma ogni giorno abbiamo a che fare con i danni umani causati da quel sistema fallato: donne e bambini che sono stati trafficati dai coyotes e dai cartelli; persone che vivono e lavorano in questo Paese da decenni ma che non hanno i diritti o i benefici dei cittadini; persone assuefatte dalle droghe che vengono contrabbandate attraverso i nostri confini». Posto che tutti sono d’accordo sul fatto che «immigrati privi di documenti che sono noti terroristi o criminali violenti […] dovrebbero essere allontanati dal nostro Paese in modo da rispettare i loro diritti e la loro dignità di esseri umani», Gomez concentra l’attenzione sulla necessità di riformare il sistema migratorio, poiché l’ultima riforma risale al 1986, in un mondo totalmente diverso da quello in cui viviamo oggi. Così, mentre il vescovo dichiara che non si può «lasciare entrare tutti coloro che vogliono vivere qui» e che sono necessarie delle regole per decidere «chi, quando e a quali condizioni», includendo il «il diritto naturale di emigrare in cerca di una vita migliore» e il dovere delle nazioni prospere «a essere generose nell'accoglierle», denuncia allo stesso tempo il fallimento appartenente a entrambe le fazioni politiche di aver sfruttato «il problema per ottenere vantaggi politici». Le critiche alla Chiesa distrarrebbero quindi dai «problemi reali, che sono profondi e vecchi di decenni», secondo il punto di vista di monsignor Gomez. In ultimo, ribadendo un concetto già espresso nel 2013, - quando «a Washington era al potere un'amministrazione molto diversa», che ha «deportato più di 5 milioni di immigrati» -, aggiunge che «la deportazione non è una politica di immigrazione». Pertanto, il vescovo di Los Angeles esorta: «Il governo ha le sue responsabilità e la Chiesa ha la sua missione. Le altre nazioni industrializzate dell'Occidente hanno una politica di immigrazione coerente. Anche l'America dovrebbe farlo». (Fonte foto: Ansa) ABBONATI ALLA RIVISTA!










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