In Scozia se preghi alla finestra di casa tua potresti fare un reato
La parlamentare scozzese promotrice della legge sulle zone cuscinetto, con divieto anche di preghiera davanti alle cliniche abortive, parla alla Bbc finisce per dare ragione al vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance
Erano state liquidate come “esagerate” dai leader europei, le parole del vicepresidente degli Stati Uniti J. D. Vance che alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco aveva denunciato le restrizioni alla libertà di espressione, in Scozia, legate al divieto di pregare davanti alle cliniche abortive e, invece, ultimamente, le sue critiche sono state in qualche modo direttamente confermate dalla parlamentare scozzese Gillian Mackay, promotrice dell'Abortion Services (Safe Access Zones) Act 2024, citata da Vance, nel suo discorso.
Infatti, durante un'intervista al podcast Scotcast della BBC, Mackay pur cercando di sviare l'accusa di aver calpestato la libertà religiosa con questo decreto, ha finito per ammettere di fatto la possibilità che il divieto di preghiera si possa estendere anche all’interno delle abitazioni private. La legge, approvata a giugno con un voto di 118 a 1, stabilisce il divieto di manifestazione ma anche di preghiere silenziose nelle immediate vicinanze (200 metri) di cliniche in cui si effettuano aborti.
Il caso, tuttavia, era scoppiato, quando, in seguito all’approvazione della legge, erano state inviate lettere, ai residenti all'interno di queste aree, in cui venivano informati che avrebbero potuto essere perseguiti penalmente per azioni, leggi “preghiere”, compiute a casa. Testualmente, nel comunicato, si legge: «In generale, i reati si applicano in luoghi pubblici all’interno delle zone di accesso sicuro. Tuttavia, le attività in un luogo privato (come una casa) all’interno dell’area tra i locali protetti e il confine di una zona potrebbero costituire reato se possono essere viste o udite all’interno della zona e sono svolte intenzionalmente o incautamente».
Così, durante la sua intervista al podcast della BBC il conduttore Martin Geissler avrebbe chiesto alla parlamentare Mackay, in modo diretto se tutto ciò fosse vero, ricevendo, inizialmente una risposta sprezzante con cui la deputata si sarebbe limitata a definire tutta la storia una “sciocchezza”, tuttavia, incalzata da Geissler che avrebbe anche citato la lettera del governo e in particolare, il punto in cui si afferma che tali attività svolte in casa, potrebbero essere un crimine se sono visibili o udibili dall’esterno e sono fatte «intenzionalmente o incautamente», Mackay ha ammesso: «Dipende da chi passa dalla finestra» suggerendo che, in teoria, la legge potrebbe essere applicata.
«Non stiamo proibendo la preghiera», ha cercato di difendersi la parlamentare, visibilmente a disagio. Ma quando Geissler le ha prospettato il caso in cui qualcuno si ponesse in piedi davanti a una finestra con le mani giunte, dunque, in atteggiamento di preghiera – Mackay ha ceduto: «Dipenderebbe da chi lo vede». Con questa risposta, ha praticamente confermato ciò che Vance aveva denunciato a Monaco: in Scozia, pregare vicino a una finestra potrebbe essere interpretato come un crimine se qualcuno lo percepisce dall'area protetta.
Perché tanto accanimento, viene da chiedersi. Il prossimo passo sarà forse la psicopolizia? O forse questo, prima ancora che avere a che fare con la libertà religiosa, ha a che fare con la consapevolezza che nulla fa più male agli interessi di certe lobby della preghiera?
Fonte immagine: X ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!