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Natale, lo scandalo che il mondo vorrebbe cancellare
Perché la nascita di Cristo continua a disturbare una cultura che rifiuta il limite, nega la realtà e preferisce un rito buonista privo di senso alla verità sull'uomo e sulla storia.
24 Dicembre 2025 - 00:05
Fonte: Ai
Benché sembri assurdo, molte persone in queste ore si stanno preparando a festeggiare senza un reale motivo. Qualcuno starà correndo a comprare gli ultimi regali di Natale; secondo i report, gli italiani spenderanno in media 211 euro a testa senza realmente sapere perché affannarsi tanto. In moltissime cucine si lavora da ore, quando non da giorni, per cenoni certamente ricchi di cura, amore per la famiglia e dedizione, ma per cui il Natale resta solo una tradizione come tante altre. Come la grigliata di Ferragosto o il picnic del primo maggio.
Il primo scandalo del Natale è proprio questo: domani si celebra una nascita che ha diviso la storia in un “prima” e un “dopo”, e molti ne sono allegramente inconsapevoli, quando non del tutto disinteressati. La maggior parte delle persone ovviamente non andrà a Messa, sinceramente convinta di essere più evoluta, più matura, più risolta, più matura di chi ancora crede in Dio. Si sentirà superiore mentre si appresta a festeggiare qualcosa in cui dichiara di non credere, però è comunemente creduto che sia giusto non andare a lavorare, perché il giorno rosso sul calendario è una realtà decisamente più conveniente del pacchetto intero.
Il Natale è uno scandalo perché afferma qualcosa che il nostro tempo non tollera più: la realtà. E la realtà precede l’interesse dell’uomo così come i suoi desideri. Il Natale non è la festa dei buoni sentimenti, anzi. Le tensioni in famiglia si fanno più palpabili, le distanze più gelide. Non bastano nemmeno Mariah Carey, George Michael e Michael Bublé in sottofondo a creare atmosfera perché Natale è di più.
È lo scandalo di un fatto storico che pretende di dire la verità sull’uomo e su Dio. Per questo si cerca sistematicamente di svuotarlo di senso, di ridurlo a cornice luminosa, rito consumistico, generico accenno a una pace che è solo politica, celebrazione del sentimentalismo. Tutto, purché non resti ciò che è davvero.
Lo scandalo del Natale sta innanzitutto nell’incarnazione. Dio non si manifesta come idea, come energia o come principio astratto, come “good vibes”, ma come corpo. Carne e ossa. Un corpo sessuato, un corpo maschile. Ogni cellula di quel corpo è marchiata, come tutte le nostre, anche se nell’Anno Domini 2025 un giudice pretende di certificare che un tredicenne possa “cambiare sesso” celebrato dagli stessi che festeggiano il Natale senza sapere il perché.
Maria è uno scandalo perché è una quindicenne che accoglie una gravidanza non prevista, non cercata e non desiderata. Non la accoglie perché, tutto sommato, l’idea non le dispiaccia; al contrario, sa che le conseguenze sociali saranno pesantissime. Eppure dice sì per fare la volontà di Dio. In un tempo che esalta l’emancipazione in salsa neofemminista, la Vergine di Nazaret scandalizza perché dice: «Eccomi, sono la serva del Signore».
Giuseppe è uno scandalo perché sposa una donna incinta non per opera sua. Non è solo un giusto, ossia un uomo che sarebbe stato disposto a licenziarla in segreto, la sua giustizia è illuminata dalla fede. Avrebbe potuto salvare la propria reputazione, ma di fronte all’angelo che gli dice «Non temere, quel Figlio viene da Dio», crede. Non si preoccupa di passare per fesso. Sa che è vero. E diventa padre putativo del Re.
E poi c’è Dio. Un Dio che non domina ma dipende, che non impone ma si affida a un sì tutto umano. In un’epoca ossessionata dall’autodeterminazione, dall’illusione di potersi costruire da soli identità, senso e felicità, il Natale è una provocazione intollerabile.
Il Natale è uno scandalo anche culturale e politico. Innanzitutto ci dice che non è vero che siamo tutti più buoni. I cattivi restano cattivi, o meglio: chi sceglie liberamente il male continua a farlo. Erode vuole una mattanza. E finirà per compierla, illudendosi così di custodire il suo regno, il suo potere, tutto temporale.
Anche i pastori, in fondo, sono uno scandalo. Se i Magi intraprendono un viaggio di mesi studiando il cielo e seguendo una stella, i pastori vengono semplicemente svegliati nella notte dagli angeli con l’annuncio più grande: «È nato per voi il Salvatore, è nella mangiatoia». Il Natale non è meritocratico. Il dono arriva in modi e tempi totalmente antidemocratici, e così ai piccoli la Notizia è rivelata prima e più facilmente che ai sapienti. Eppure anche i sapienti sono uno scandalo: uomini di scienza e di ragione che, proprio a motivo di questo, hanno fede. Capiscono che la fede è del tutto ragionevole – al contrario di ciò che il mondo vuole far credere – e quando arrivano dal neonato si prostrano per adorarlo. Si prostrano.
Ma lo scandalo più grande è che Dio, nascendo, non ha cancellato ogni ingiustizia, non ha sconfitto in terra gli operatori di male, non ha portato quella pace politica come la intende il mondo e, soprattutto, non ha cancellato la sofferenza. Anzi. Il Natale contiene già la croce. Non è una parentesi felice prima di una storia tragicamente finita male.
La mangiatoia e il legno della croce sono già misteriosamente collegati. Chi guarda davvero il presepe non può fermarsi alla tenerezza: è costretto a intuire il prezzo di quell’amore. Un amore che non salva evitando il dolore, ma attraversandolo fino in fondo, con un Dio fatto carne. Ed è qui che il Natale si rivela insopportabile per la mentalità contemporanea, che accetta tutto tranne l’idea che il senso passi anche attraverso la sofferenza, che l’Amore possa compiersi nella sofferenza.
Eppure è così. Il Natale è scandalo perché non consola l’uomo, ma lo provoca. Gli ricorda che non è autosufficiente, che è creatura, che è figlio. Il Natale è una nascita parla di vita eterna. Se non si crede a questo, conviene lasciar perdere il cenone e i regali e continuare a vivere come se tutto dipendesse da noi. Contando solo i giorni che ci separano dalla morte.











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