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L’aborto vince a Festival di Venezia,  ma il film che lo racconta viene boicottato a Bologna
NEWS 14 Settembre 2021    di Raffaella Frullone

L’aborto vince a Festival di Venezia, ma il film che lo racconta viene boicottato a Bologna

Come da copione, si potrebbe dire. Ancor più dal momento che si tratta del Festival del Cinema e del Leone D’Oro. Ha vinto L’Evenement, diretto dalla sceneggiatrice Audrey Diwan, e che, scrive Il Fatto Quotidiano «vede in ogni sequenza del film la protagonista Anne (Anamaria Vartolomei), studentessa universitaria single nella Francia del 1963, che scopre di essere incinta ed è determinata a tutti costi ad abortire in un clima di terrore totale attorno a lei per poter realizzare la sua vita lavorativa ed essere libera». Perché aborto è libertà, ovviamente. «Il corpo è un soggetto politico che chiede diritti e libertà» titola Repubblica senza nemmeno un guizzo di fantasia.

Come si dice in gergo «non c’è la notizia», quando una cosa è pro aborto il successo è praticamente assicurato. Che sia un film, un libro, uno spot, una proposta di legge, uno slogan, qualunque cosa. Anche un comodino, se fosse pro aborto, diventerebbe un pulpito da ammirare e osannare per il suo coraggio. Eppure, come scrive Costanza Miriano «Non credo ci sia un tema sul quale il pensiero (?) unico sia più uniforme, appiattito, monotono. Definirlo “un film fatto con il cuore, le viscere, la testa per rompere il silenzio sul tema dell’aborto” è puro umorismo surreale».

La dimostrazione ce la serve la attualità su un piatto d’argento. Da stasera infatti ripartono le anteprime di Unplanned, il film che racconta la storia di Abby Johnson, ex-dipendente del colosso abortista Planned Parenthood che ha cambiato vita dopo aver assistito in prima persona in sala operatoria ad una interruzione volontaria di gravidanza. Portato in Italia dalla Dominus Production di Federica Picchi, il film sarà proiettato stasera a San Marino, dove tra dodici giorni i 33mila cittadini saranno chiamati ad esprimersi sulla legalizzazione dell’aborto nello stato e domani a Bologna, dove un collettivo femminista ha pensato di organizzare un “mail bombing” per convincere i cinema a tornare sui loro passi e a cancellare la programmazione parlando così di Unplanned: «La diffusione di informazioni errate, così come la manipolazione e la diffusione di dati errati o manomessi atti ad appoggiare un’ideologia cattolica e fascista danneggia gravemente non solo l’informazione scientifica all’interno della sfera medica riguardante l’ivg (interruzione volontaria di gravidanza, ndr), ma mira a ledere i diritti di scelta delle donne reiterando processi di colpevolizzazione e controllo sul corpo delle donne e delle persone gestanti».

Il fatto di voler distinguere le donne dalle persone gestanti, come se potesse partorire qualcun altro oltre alle donne, già qualifica chi scrive, ma poi il collettivo scrive ancora: «i governi (si veda come esempio evidente la Polonia, l’Ungheria, l’Italia, con senatori come Pillon e i neofascisti confluiti in grandi partiti come Fratelli d’Italia e la Lega) sovvenzionati e messi in rete a livello internazionale con potenti istituzioni religiose, si avvalgono di potenti strumenti e alleanze (anche economiche) per restringere le leggi di diritto all’aborto o svolgere un lavoro “culturale” che tende a stigmatizzare, problematizzare, rendere meno accessibile un diritto umano fondamentale, caratterizzato da una pratica medica totalmente sicura, tanto da poter essere autogestita”.

Per questo le Mujeres Libres, “coordinate con altre realtà transfemministe”, intendono lanciare «un calendario di mobilitazioni e iniziative per resistere insieme a questo preoccupante stato di cose: perché sempre abbiamo abortito e sempre abortiremo». Che dire? Il mondo lo celebra come una conquista, ma la vera conquista è riconoscere la vita che irrompe nel mondo per venire alla luce. Non pianificata.


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