«La lettura di certi articoli ci mostra come – alla vigilia di scelte politiche, giuridiche anche elettorali che un po’ dovunque in Europa e nel mondo mettono in questione la somministrazione della pillola RU486, l’eutanasia, il riconoscimento delle unioni omosessuali, in cui quasi solo la voce della Chiesa e del papa si leva a difendere la vita e la famiglia – lobby molto potenti cercano di squalificare preventivamente questa voce con l’accusa più infamante e oggi purtroppo anche più facile, quella di favorire o tollerare la pedofilia. Queste lobby più o meno massoniche – con cui collaborano cattolici “del dissenso” che non amano il papa e ne contestano l’insegnamento in campo teologico e morale – manifestano il sinistro potere della tecnocrazia evocato dallo stesso Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate e la denuncia di Giovanni Paolo II, nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1985, a proposito di “disegni nascosti… miranti a soggiogare tutti i popoli a regimi in cui Dio non conta». (Massimo Introvigne, Preti pedofili. La vergogna, il dolore e la verità sull’attacco a Benedetto XVI, p. 50).
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«Benché esistano numerose cause esterne della diffusione dei nuovi movimenti religiosi e magici – non esclusa la loro abilità propagandistica, qualche volta esercitata attraverso tecniche disoneste o discutibili –, il magistero ha attirato l’attenzione soprattutto sulle cause interne alla Chiesa cattolica. Sarà sufficiente rimandare qui al magistrale inventario delle debolezze pastorali della Chiesa che favoriscono i nuovi movimenti religiosi esposto dal cardinale Arinze nella sua relazione del 1991, che cita in particolare la confusione teologica, le difficoltà di contatto personale fra clero e fedeli, la frettolosa liquidazione in numerosi Paesi della religiosità popolare, la sciatteria e la freddezza della liturgia, l’assenza di un’adeguata catechesi degli adulti». (Massimo Introvigne, Il cortile dei gentili. La Chiesa e la sfida della nuova religiosità. “Sette”. Nuove credenze. Magia, pp. 79-80).
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«Se pensiamo che la liturgia coincida con il culto di un Dio che è, indipendentemente da quello che possiamo sentire o pensare al riguardo, allora la nostra pratica sarà improntata alla visione di Isaia, il quale vide il Signore “seduto su un trono alto ed elevato. Sopra lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’un l’altro dicendo: Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria”. Se invece pensiamo o agiamo come se ritenessimo che la liturgia coincida con le sempre diverse aspirazioni umane, il risultato sarà che il culto, perdendo l’impulso di avvicinarsi a Dio, si rivolgerà alla comunità e ai suoi scopi. Ma la costruzione di una comunità, per quanto sia un obiettivo ammirevole e persino necessario, non sostituisce in alcun modo il culto di Dio onnipotente. Quando gli interessi della comunità prendono il posto del culto di Dio, viene distrutta la centralità della liturgia nella vita cristiana». (Jonathan Robinson, Messa e modernità. Un cammino a ritroso verso il regno dei cieli, pp. 24-25).
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«La famiglia è strumento efficace di umanizzazione e di personalizzazione della società:in essa cioè si forma l’uomo di domani e si costruisce la persona in tutte le sue caratteristiche. È nella famiglia che vengono trasmessi virtù e “valori”, per tradizione, ossia per comunicazione diretta dai genitori ai figli e, naturalmente, la famiglia è lo strumento più efficace di “conservazione” dei valori umani, sociali e culturali. Famiglia e valori sono intimamente connessi: più la famiglia è forte, più i valori permangono e vengono trasmessi; più la famiglia è debole o in crisi, più i valori decadono». (Girolamo Grillo, Sommario della Dottrina Sociale della Chiesa. Per storici, studiosi e studenti, 111-112).
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«Forse sono stato troppo duro o impulsivo, ma ringrazio il Signore che non sia impazzito. Quando vedi troppo orrore non puoi che fare così. Perché quando si vede il macello che si fa con i bambini, ringrazi Dio per non avere perso il senno della coscienza e della ragione. Perché se non avessi la fede, credetemi, avrei preso un fucile e sarei diventato un terrorista a favore dei bambini. Non l’ho fatto perché ho invece questa luce con me che mi aiuta a elaborare strategie di tutela e protezione dei piccoli, perché quello che accade loro è un fatto di estrema gravità e umanamente non puoi tollerarlo». (Fortunato Di Noto, Corpi da gioco. Conversazione con Antonino D’Anna, p. 56).
IL TIMONE N. 95 - ANNO XII - Luglio/Agosto 2010 - pag. 34