Sabato 13 Dicembre 2025

I nuovi DEI

 

 

Qualche tempo fa, mentre eseguivo un annoiato zapping televisivo in tarda serata, mi sono imbattuto in una trasmissione satirica che, tra uno sberleffo e l'altro, mandava in onda i provini dei personaggi dello spettacolo che oggi vanno per la maggiore e le cui gesta estive e/o erotiche (termine comprensivo di amoreggiamenti, divorzi, adulteri et similia) campeggiano sulle copertine dei rotocalchi a grande tiratura. Non so dirvi che trasmissione fosse, perché la trovai iniziata e il passaggio di cui parlo durò pochi minuti. Ma si vedeva, per esempio, l'attrice o la presentatrice o la soubrette ad inizio carriera, in succinto bikini e di fronte a una telecamera, mentre una voce fuori campo dal forte timbro romanesco chiedeva cose del tipo: «Come ti chiami?», Seguiva risposta esile e timida. «Cosa sai fare?». Risposta: «Canto e ballo». Poi, evidentemente a un cenno di invito, cominciava una goffa sgambettata senza musica, quasi sempre interrotta dalla voce fuori campo: «Va bene, grazie, puoi andare».
Un altro trampolino di lancio, mi si dice, è il concorso di Miss Italia, al quale si accede dopo aver partecipato a una serie concentrica di concorsi minori. Una volta accettai (vergognandomene subito dopo) di fare il giurato in una di queste iniziative a carattere provinciale e mi stupii nel sentire le partecipanti dichiarare, nove su dieci, di essere studentesse negli istituti per segretarie d'azienda (non so se esistano ancora ma a quel tempo erano la versione femminile del vecchio professionale). Naturalmente, anche i maschi devono fare la loro brava gavetta. Due dei più prestigiosi attori italiani del momento, per esempio, li ricordo quando facevano la pubblicità ai gelati o, silenti, spingevano un carrello in un quiz televisivo. Diceva Andy Wharol che tutti dovrebbero avere il loro quarto d'ora di celebrità. Forse per questo in un programma molto seguito su una tivù commerciale ci sono muratori, commesse e impiegati che ballano nudi dopo aver declinato generalità e residenza. D'altra parte, allo «sdoganamento» delle pornostar (oggi si chiamano così) siamo abituati: si comincia con l'hard e si può finire in Parlamento e perfino nel Presepio. O laureati honoris causa, con onorificenze culturali appuntate al petto da ministri, o in prestigiosi ruoli Unicef.
Qualche mio lettore si è scandalizzato perché sul web pare impazzi una canzoncina in cui due ragazzine paragonano il cantante Vasco Rossi a Dio. Ma «divo» e «diva» sono, appunto, la forma poetica di «divino». Già nell'Ottocento c'erano teste coronate che si sparavano per i begli occhi di una ballerina di cancan (ogni «divinità» esige sacrificio).
Poi venne il cinema e il suicidio scese di ceto: ci fu un'ecatombe per la prematura dipartita dell'ex lavapiatti Rodolfo Valentino, «mito» e «icona» e «idolo» (sempre termini religiosi). Altri due «miti»: l'ex operaia Marylin Monroe e l'ex commessa Greta Garbo. Qualcuno si chiede come mai, però, a parità di fama e ricchezza, la débauche che nel mondo del cinema e del rock è normale sia praticamente assente nella musica classica e lirica. Forse la risposta sta nel fatto che in quest'ultimo ambito il successo deve essere preceduto da una vita di studi severi e sostenuto da un'esistenza di ferrea disciplina.
Un percorso del genere è ciò che impedisce anche eccessi kitsch come maniglie d'oro e rubinetti di platino in bagno.
Sul numero 2 (2007) della rivista «L'attimo fuggente», diretta da Cesare. Lanza, mi sono imbattuto in un articolo di Sergio Fabi che mi conferma nell'opinione. Da esso ho appreso che la quasi totalità dei «nuovi dèi» proviene dai mestieri più bassi (paradossalmente, gli unici due laureati del firmamento hollywoodiano sono Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger, i più lontani dal cosiddetto «cinema impegnato»; ma, guarda caso, Stallone è uno dei più importanti collezionisti d'arte moderna d'America e Schwarzenegger è adesso governatore della California).
Joan Crawford era ballerina di night, Alain Delon commesso di macelleria, Michael Caine operaio, Harrison Ford falegname, Jim Carrey barista, Antonio Banderas cameriere, Pedro Almodovar centralinista, Clint Eastwood benzinaio, AI Pacino maschera al teatro, Quentin Tarantino commesso in un negozio di video, Bruce Willis barista, Michelle Pfeiffer commessa di supermercato, Dustin Hoffman infermiere in un ospedale psichiatrico. Gérard Depardieu ha addirittura imparato a recitare in riformatorio. Delle vecchie glorie, Humphery Bogart era marinaio, Burt Lancaster acrobata di circo e Cary Grant giocoliere, François Truffaut manovale. Tra gli italiani, Mariangela Melato faceva la vetrinista alla Rinascente, Ugo Tognazzi il commesso in un salumificio, Gigi Proietti suonava da posteggiatore nei ristoranti.
Lo spazio non ci permette di elencarne altri, e chiariamo - se ne ce fosse bisogno - che i mestieri suddetti sono rispettabilissimi, ci mancherebbe: anche il vostro Kattolico ha fatto i mille mestieri nella sua vita (tra gli altri, il barman e la comparsa). Ma per uno senz'arte né parte che non ha finito neanche la scuola dell'obbligo e deve tutto alla sua faccia, il trovarsi di colpo «divo» e ricchissimo, a pranzo con la Regina e a cena col Presidente, di solito è una miscela esplosiva. Infatti, ecco le vite private segnate da stravizi, droghe, alcool, pluridivorzi, talvolta carcere, talvolta suicidi, talvolta figli emuli di cotanti padri e madri. E dove mettere il contagio collettivo? Queste «divinità» scatenano la tentazione: se quello lì adesso viaggia con l'aereo personale, cosa ho io di meno? Da qui, le mamme che accompagnano le figlie bellocce alla porta del produttore. Da qui i padri che allenano i figli cinquenni al tennis o alla moto o al pallone. Da qui la propensione di tantissimi giovani ad essere disposti a tutto, ma proprio a tutto, pur di «sfondare». Il punto è che la rivoluzione sessuale, innescata dal Sessantotto, ormai ha reso obsolete certe disponibilità classiche, così che i disposti a tutto non sanno più come rendersi disponibili.
Oggi, come nei tempi pagani, i cristiani devono rassegnarsi a vivere vite appartate: nel mondo ma non del mondo. Nel basso impero romano, dove Nerone celebrava pubblicamente le sue nozze omosessuali, i cristiani evitavano i teatri di mimo (in cui gli attori praticavano la nudatio su richiesta del pubblico), i giochi del circo, le terme promiscue. E si sposavano tra di loro.






IL TIMONE - N.66 - ANNO - Settembre/Ottobre 2007 pag. 20-21

LE ULTIME NOTIZIE

Cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

Acquista la copia cartacea
Digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Acquista la copia digitale