Educazione
Il canto e la musica nella liturgia
31 Gennaio 2014 - 06:02
Il canto, insieme al suono musicale, diventa la pienezza della Parola e non può essere arte fine a se stessa: l'arte nella liturgia è al servizio della gloria di Dio e della santificazione dell'uomo. La «Parola» non è solo il semplice testo dentro un rituale ma il senso di tutto, la realtà viva, e l'arte, quindi anche la musica, la deve servire.
Musica sacra e musica liturgica
Fin dai primordi del Cristianesimo - attraverso il libro dei Salmi, gli inni, le acclamazioni e le dossologie - si cantavano le meraviglie di Dio riprendendo l'uso giudaico della sinagoga (anche se non tutti gli storici sono d'accordo su questa origine). Poi, nell'antichità, quindi nel medioevo e infine nell'epoca moderna, sono stati composti generi e stili diversi e bellissimi di musica affinché nella liturgia della Chiesa venissero anticipati quei cori angelici che stanno sempre al cospetto del Trono di Dio cantandone perennemente le lodi. La musica sacra innalza la mente e il cuore e conduce all'esperienza profonda del mistero celebrato.
San Pio X, l'avvio delle riforme e il canto gregoriano
Il Concilio Vaticano II, con la costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium (SC), riprende molte parole di Papa Sarto e riguardo al canto gregoriano afferma: «La Chiesa riconosce il canto gregoriano come proprio della Liturgia romana; perciò, nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale» (SC 116). Il canto gregoriano nasce per accompagnare e vivere la liturgia, è "forgiato" sulla Sacra Scrittura ed è risuonato per secoli nelle splendide cattedrali della cristianità. Il cardo Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, così si è espresso l'11 novembre 2006: «Il canto gregoriano è caratterizzato da una cadenza meditativa emozionante. Tocca le profondità dell'animo. Mostra gioia, dispiacere, pentimento, petizione, speranza, lode o ringraziamento, come può indicare una festa particolare, una parte della Messa o un'altra preghiera. Rende più vivi i Salmi. Possiede un fascino universale che lo rende adatto a tutte le culture e a tutti i popoli» (La lingua nella liturgia di Rito Romano: latino e lingua volgare, in Cristianità, anno XXXV, n. 339, gennaio-febbraio 2007, p. 5). Il gregoriano ha come unico scopo di rendere viva la bellezza della liturgia. Non proviene da una cultura estrinseca o da un'arte diversa dalla cristiana ed è elemento unificante del rito sacro. Nel documento conciliare che norma la liturgia vengono ammessi anche altri generi di musica, specialmente la polifonia, purché «rispondano allo spirito dell'azione liturgica» (SC 116).
Sorge una domanda: e il canto popolare e moderno? Prima di rispondere a questo quesito riassumiamo alcune tesi nel rapporto tra liturgia e musica sacra:
- anzitutto, occorre affermare la grande importanza della musica e del canto per la liturgia. Si tratta di una parte integrante della stessa e non di ornamentazione estrinseca;
- siamo in tempo di «nuova evangelizzazione», ma non si incomincia mai da zero, il legame saldo e convinto con il passato è il presupposto per un vero rinnovamento.
Una crescita senza passato è come un albero senza radici. Questa è la ragione per cui la Chiesa assegna al canto gregoriano nel rito latino un certo primato, perché il gregoriano è il modo in cui la fede, nel mondo romano, si è inculturata in maniera completa. Primato non vuoi dire esclusività. Si tratta di elaborare forme nuove e adatte e bisogna procedere con umiltà e pazienza, sforzandosi di integrare il nuovo nell'antico. La polifonia mantiene un eccellente significato teologico e spirituale e una notevole efficacia estetica.
- i canti moderni e popolari (e qui veniamo alla domanda di cui sopra) o comunque più recenti, vanno vagliati. Tre sono i criteri: a) correttezza teologica; b) carattere anagogico cioè spiritualmente elevante; c) bellezza estetica.
La musica ritmica in genere si adatta male alla liturgia, perché il ritmo tende al movimento del corpo e nella liturgia (almeno quelle latina e bizantina) non c'è vera e propria danza. Il canto, infatti, ha lo scopo di indurre quiete interiore e dovrebbe contribuire ad elevare i sentimenti e quindi la mente a Dio. L'obiettivo è favorire la preghiera. Inoltre, canti nati in una cultura avversa o lontana dalla cristiana non sempre si adattano al rito sacro.
- per gli strumenti musicali la Chiesa oggi non dà prescrizioni tassative. Nella Chiesa occidentale l'uso degli strumenti c'è sempre stato, a differenza dell'Oriente. E l'organo a canne ha un posto privilegiato simile al gregoriano nel canto (cfr. SC 120).
Il pensiero del card. Ratzinger
(Joseph Ratzinger, La mia vita. Autobiografia, San Paolo, 1997, p. 113).
Dossier: Quella Messa si può fare
IL TIMONE - N.66 - ANNO IX - Settembre/Ottobre 2007 pag. 44-45










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