Sabato 13 Dicembre 2025

La grande differenza

 


 

L’Annunciazione a Maria è il segno che distingue il cristianesimo dalle altre religioni.
Le parole dell’Angelo alla Vergine rivelano per la prima volta il mistero dell’Incarnazione e della Trinità. E mostrano la grandezza della Madonna

 

 

L’Annunciazione è una solennità cristologia e mariana nel medesimo tempo. È cristologica perché l’evento che viene annunciato è l’incarnazione del Figlio di Dio: «Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,31). È mariana perché l’annuncio è rivolto a «una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc 1,27). È la vergine «Piena di grazia» che, con la sua fede, rende possibile l’evento fondante del cristianesimo: «Ecco, la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Nel silenzio e nel raccoglimento di una casa, in un villaggio sconosciuto della Palestina, senza la presenza di testimoni, ha luogo l’avvenimento centrale della storia della salvezza: l’Incarnazione del Figlio di Dio: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». (Gv 1,14).
L’Incarnazione segna l’inizio del cristianesimo e ne segna la radicale diversità non solo rispetto all’Ebraismo, ma anche rispetto a tutte le altre religioni. Anche i cristiani credono in un solo Dio. Con queste parole incomincia il Credo, il Simbolo niceno-costatinopolitano.
«La fede cristiana crede e professa un solo Dio, uno per natura, per sostanza e per essenza» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 200). Tuttavia, il cuore del cristianesimo è il mistero della vita intima di Dio, che è Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Nel momento dell’Annunciazione questo mistero nascosto fin dalle origini del mondo viene rivelato a Maria dalle parole dell’angelo Gabriele: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). Nel momento in cui alla Vergine Maria viene rivelato l’evento inconcepibile dell’Incarnazione del Verbo, viene manifestato per la prima volta anche il mistero di Dio Uno e Trino.
Per essere cristiani non basta dunque credere in Dio. Sarebbe estremamente riduttivo e si finirebbe per omologare il cristianesimo a tante altre religioni. È cristiano colui che, come Maria, crede che il Figlio di Dio si è fatto uomo per redimere il mondo dal peccato.
La fede cristiana professa che Gesù è vero Dio e vero uomo. Un uomo come noi, «eccetto il peccato» (Eb 4,15), perché ha un’anima e un corpo, ma radicalmente diverso da noi, perché il suo “Io” è quello della seconda Persona della Santissima Trinità: «Prima che Abramo fosse, Io sono» (Gv 8,58). La vera umanità e la vera divinità di Gesù Cristo sono il dogma centrale del cristianesimo, in intima connessione con quello della Santissima Trinità. Ma è anche quello che è stato più insidiato nel corso della storia. Anche oggi serpeggia qua e là, all’interno della Chiesa, la tendenza a fare di Gesù un uomo, certamente grande, ma solo uomo, oscurandone la divinità. In questo modo, tuttavia, si colpisce al cuore la fede cristiana, nell’illusione di creare i presupposti per un’unica religione mondiale a nostro uso e consumo.
Il Verbo, facendosi carne nel grembo della Vergine Maria, ha percorso l’intero itinerario di ogni essere umano. Nel momento del concepimento, per opera dello Spirito Santo, la Persona divina del Verbo si unisce intimamente alla natura umana, composta di un’anima e di un corpo, ma ancora nello stato di un embrione. Che cos’è dunque un embrione se il Figlio di Dio lo ha unito alla sua divinità? La Vergine Maria, come ogni madre, sente il Bambino crescere nel suo grembo, scandendo uno per uno l’arco naturale dei nove mesi. La Vergine gioisce, crede, prega e ringrazia. Maria non ha mai dubitato che quel Bambino, che ha portato in seno e che ha messo al mondo, sia il Figlio dell’Altissimo, come l’angelo Gabriele le aveva annunciato. «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45) esclama la cugina Elisabetta. La fede di Maria in Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore del mondo è quella di tutta la Chiesa lungo il corso dei secoli.
Giustamente la pietà popolare ha visto nell’Annunciazione la festività del «Fiat» di Maria. Nel momento in cui il Cielo spalanca le cataratte della divina Misericordia, trova sulla terra un cuore umile e puro, pronto ad accoglierla in tutta la sua vastità. In quel «Fiat» c’è la fede eroica, che non esita a sottomettere la ragione a ciò che la supera infinitamente. C’è l’umiltà sincera di una creatura che si ritiene una serva così inutile (cfr Lc 17,10) da mettersi totalmente nelle mani dell’Onnipotente. C’è la ferma volontà di rimanere, anche nella divina maternità, la vergine consacrata al Signore: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». (Lc 1,34). C’è il coraggio di affrontare un futuro ignoto, umanamente inconcepibile, nel totale abbandono ai disegni del Signore. Ma c’è anche la gioia dell’annuncio, che la fa correre piena di carità e di zelo presso la cugina Elisabetta che, nella sua vecchiaia, aveva concepito anch’essa un figlio ed era al sesto mese. «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37) è l’ultima parola dell’angelo.
Maria è l’immagine della Chiesa, ma anche di ogni anima. Questo significa che la Chiesa intera, e ogni cristiano in particolare, devono prendere come esempio la Vergine di Nazareth. Innanzi tutto come modello di fede. Infatti è la fede che oggi è in questione, osservava Paolo VI.
Non si tratta però di questa o quella verità particolare, ma del cuore stesso della fede, che è il mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio e unico Salvatore del mondo.
Questa fede si sta appannando in molti cuori, fino al punto che non pochi cristiani pensano di essere tali perché credono che “Qualcuno” lassù esista. Non mancano neppure quelli che si vergognano di Gesù Cristo, censurano le sue parole, ne mutano il significato, svuotano i suoi miracoli e li riducono a simboli. Persino l’opera redentrice di Gesù Cristo, con la quale ci ha liberati dall’impero delle tenebre, dal peccato e dalla morte, donandoci l’adozione a figli di Dio e la vita eterna, viene ridotta a una ricetta per la vita politica e sociale. La fede ardente di Maria nel mistero dell’incarnazione e la sua totale adesione di cuore ai progetti dell’Altissimo sono la vera medicina per la Chiesa del nostro tempo.









RICORDA

 

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore. Qui se’ a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra ‘mortali, se’ di speranza fontana vivace. Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz’ali».
(Dante, Divina commedia, Paradiso, canto XXXIII).



 

 

 

 


 

IL TIMONE N. 91 - ANNO X II - Marzo 2010 - pag. 50 - 51

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